28 Marzo 2024 - 20:12

Gli Imprenditori Ippici si appellano a Renzi: “Serve una gestione migliore del settore ippico italiano”

Il ruolo che la legge attribuisce al MIPAAF è quello della gestione del Settore e del “governo delle risorse”. Pertanto il Ministero dovrebbe comportarsi come un “Buon Padre di Famiglia”

27 Gennaio 2016

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Il ruolo che la legge attribuisce al MIPAAF è quello della gestione del Settore e del “governo delle risorse”. Pertanto il Ministero dovrebbe comportarsi come un “Buon Padre di Famiglia” ma avviene tutt’altro. Questa gestione del comparto ippico italiano ha allontanato pubblico, allevatori, proprietari, appassionati e scommettitori.

Con queste parole gli Imprenditori Ippici Italiani si sono rivolti in una lettera indirizzata al Presidente del Consiglio Matteo Renzi, al ministro del Mipaaf Maurizio Martina e del Mef PierCarlo Padoan oltre ad altri rappresentanti politici cui compete la decisione della gestione dell’ippica.

 

 

“Il comparto ippico italiano – spiega Enrico Tuci – movimenta circa mezzo miliardo di Euro nell’ambito della filiera agricola e altrettanti in quella della raccolta di gioco.

Le 1.000 Aziende che ancora operano nel settore sono allo stremo per l’evidente difficoltà espressa dal MIPAAF nel gestire un comparto così complesso e nell’effettuare i pagamenti dei Premi che rappresentano, per molte Aziende, l’unica voce di entrata.

Alle Scuderie con Partita Iva (circa 300) i pagamenti vengono fatti in media dopo 5 mesi ma spesso, come in questo momento, si superano gli otto mesi.

 

Da quando il MIPAAF gestisce il nostro settore purtroppo non abbiamo registrato nessuna iniziativa ne di rilancio ne di tutela dell’allevamento e del sistema ippico italiano ne tantomeno abbiamo avuto modo di apprezzare adeguati sforzi a favore della moralizzazione dell’ambiente e contro il grave fenomeno dell’infiltrazione della criminalità organizzata e dell’utilizzo di lavoro sommerso.

Inoltre non si è data attuazione a norme di legge indispensabili per il comparto (vedi art. 1 L.311/2004 commi 281 e 282 come modificati dall’art. 30 bis, comma 4 della L. 2/2009, art. 30 bis, comma 5, della L.2/2009).

 

Dopo la gravissima faccenda dei “Minimi garantiti” – spiegano – anche i crediti vantati da Unire, da Assi ed ora dal MIPAAF, per rimborsi IVA e per minori incassi dei prelievi dovuti dall’AAMMS (ora Agenzia delle Dogane e dei Monopoli), risorse da destinare alla filiera, non vengono riscossi.

 

Le Corse italiane non sono valorizzate e controllate a dovere e non vengono vendute all’estero con conseguente perdita di risorse per il settore stesso e per l’erario.

 

La riforma delle “scommesse ippiche”, più volte proposta al MIPAAF, è colpevolmente rimasta nei cassetti e si è rimasti inerti rispetto alla cannibalizzazione della rete ippica da parte degli altri giochi ora giustamente additati per l’alta pericolosità sociale.

 

Da anni si registrano, ogni giorno, la chiusura di Aziende, la perdita di posti di lavoro, la riduzione del numero dei puledri nati e l’eliminazione incontrollata di migliaia di cavalli dal circuito delle corse.

Nonostante la drammaticità delle condizioni dell’intera filiera, dopo anni di colpevole immobilismo dei Ministeri preposti, si sono nuovamente tagliati considerevoli fondi dai capitoli di spesa del 2016. Tagli effettuati dal MIPAAF a fronte di una dotazione finanziaria ministeriale complessiva pressoché invariata.

 

Il ruolo che la legge attribuisce al MIPAAF è quello della gestione del Settore e del “governo delle risorse”. Pertanto il Ministero dovrebbe comportarsi come un “Buon Padre di Famiglia” ma avviene tutt’altro.

Mai si sono potute verificare a consuntivo le erogazioni dei fondi destinati al settore ed ogni volta che si chiedono riceviamo solo risposte negative.

 

Questa gestione del comparto ippico italiano – conclude l’associazione – ha allontanato pubblico, allevatori, proprietari, appassionati e scommettitori. La reputazione dell’Ippica Italiana, da parte degli organismi ippici internazionali, è al minimo storico ed è in atto un processo di preoccupante ridimensionamento anche recentemente riscontrato.

Nessun organismo e nessun operatore internazionale si fida del sistema ippico italiano ed i nostri prodotti vengono disprezzati e sottopagati nonostante vantiamo genealogie e risultati ai vertici mondiali e la competenza dei nostri Uomini e dei nostri Allevamenti sia riconosciuta da tutti.

All’estero non si comprende come la gestione burocratica dello Stato in pochi anni possa aver ridotto allo stremo un settore che generava ricchezza ed una grandissima ricaduta sociale e sportiva muovendo risorse quantificabili in 10 volte quelle attuali.

 

Le Aziende del comparto ippico chiedono, con estrema urgenza, il completamento del percorso riformatore avviato ed approfondito dai ministeri competenti in ambito di Delega Fiscale e che si attui finalmente il processo di privatizzazione che consenta, con uno sganciamento in 5 anni sostenuto finanziariamente in maniera adeguata, di riconquistare l’autonomia sottratta vent’anni fa dalla cattiva politica”.

 

PressGiochi