28 Marzo 2024 - 13:00

Giorgetti e Cozzoli: sugli eSport hanno torto tutti e due!

Intervenuti ad un talk show organizzato nell’ambito degli Internazionali di tennis, il Ministro dello sviluppo economico Giancarlo Giorgetti e il presidente di Sport&Salute (Spa costituita all’interno del CONI) Vito Cozzoli,

13 Maggio 2022

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Intervenuti ad un talk show organizzato nell’ambito degli Internazionali di tennis, il Ministro dello sviluppo economico Giancarlo Giorgetti e il presidente di Sport&Salute (Spa costituita all’interno del CONI) Vito Cozzoli, hanno parlato, o per meglio dire sproloquiato sugli eSport.

Come in tutte le materie, prima di aprire bocca bisognerebbe conoscere il fenomeno non diciamo a fondo, ma perlomeno nei suoi contenuti essenziali. Invece, i due personaggi hanno contrapposto le loro idee, l’uno (Giorgetti) sostenendo che gli esport “rovinano il cervello dei ragazzi”, l’altro (Cozzoli) che sono un “traino per avvicinare allo sport”, ma sbagliando di grosso entrambi.

L’errore di fondo che commettono è di non considerare che gli eSport sono una attività di tipo professionale (che possa piacere o no) e come tale, fin dai livelli di “base”, richiedono impegno, costanza e sacrificio. C’è dunque una netta dicotomia fra il videogiocatore comune e il praticante di eSport, come potrebbe esserci fra il calciatore di serie A e quello che partecipa ai tornei amatoriali.

Allora, se come dice Giorgetti praticare gli eSport manda in pappa il cervello, altrettanto lo fanno tutti quei mestieri in cui il computer è l’elemento di base. La colpa non è dello strumento ma dei contenuti? Anche se così fosse, il ministro è sempre sulla strada sbagliata. Confrontarsi con un videogioco, qualunque esso sia, comporta la presenza e lo sviluppo di abilità strategiche, manuali e mnemoniche, la velocizzazione dei processi decisionali, l’improvvisazione e il rischio calcolato. Se tutto ciò è nocivo, molto peggio è, per un ragazzo, perdere tempo a cambiare inutili messaggi sui social, spesso di cattivo gusto.

Quanto a Cozzoli, lui esagera “coscientemente”.

Al Coni, così come a qualsiasi altra organizzazione sportiva, farebbe ultra-comodo inquadrare gli eSport come vera e propria disciplina sportiva, perché ciò porta tesserati, soldi, sponsor e via dicendo. Se ne parla da tanto, di questa ipotesi, ma per ora siamo giunti a una sorta di riconoscimento sulla carta, con la costituzione di un comitato promotore all’interno del Coni stesso, il quale però, seguendo le indicazioni del Comitato Olimpico Internazionale (che è l’organo che comanda e decide per tutti), restringerebbe il campo ai soli videogiochi di simulazione sportiva. Andrebbe bene anche così, giusto per cominciare. Ma illudersi che il vivere lo sport sulle console induca il (giovane) giocatore a praticarlo effettivamente è un’ingenuità bella e buona.

Certo, esistono giovanissimi calciatori, cestisti, pallavolisti ecc.  che quando tornano a casa desiderano proseguire la loro esperienza con lo sport preferito smanettando sui controller. Però, si tratta di attività del tutto indipendenti e scollegate, che non hanno assolutamente nulla in comune se non la passione per una determinata disciplina sportiva.

Molto più da traino lo fanno gli eventi “veri”. E questo Cozzoli dovrebbe saperlo bene, visto che, per fare un esempio, ad ogni Olimpiade tanti ragazzini si appassionano a questo o quello sport e cominciano a praticarlo (genitori permettendo).

Ecco, se proprio si vuole fare proselitismo nello sport, bisognerebbe coinvolgere nei grandi eventi la massa delle fasce giovanili con manifestazioni collaterali e spingere le federazioni sportive a spendere soldi sulla promozione sportiva a tutti i livelli. Ma questo è un discorso che non ci compete.

Tornando agli eSport, c’è probabilmente del vero più nel dire che il praticante è uno sportivo mancato – che dunque cerca di coltivare il proprio sogno di diventare campione con altri strumenti, a lui più consoni – che non ritenerlo il classico sfigato asociale (col cervello in pappa), che trova solo attraverso i videogiochi il modo di affermarsi socialmente.

Ultimo appunto: in ogni caso, nel panorama degli eSport i giochi di simulazione sportiva si ritagliano uno spazio piuttosto esiguo, laddove dominano titoli quali Dota 2, CS:GO, PUBG: Battlegrounds, Arena of Valor e Fortnite, giusto per fare qualche nome, che con lo sport, finto o vero che sia, non ci azzeccano proprio nulla.

 

Di Marco Cerigioni-PressGiochi

Fonte immagine: www.sportesalute.eu