Il bando del gioco online ha spazzato via un intero ecosistema di medi e piccoli operatori, compagnie che guardando i numeri avevano un ruolo marginale all’interno del mercato, ma che
Il bando del gioco online ha spazzato via un intero ecosistema di medi e piccoli operatori, compagnie che guardando i numeri avevano un ruolo marginale all’interno del mercato, ma che comunque ne hanno fatto parte per anni. Con Carmelo Mazza, Ceo di Betaland, PressGiochi ha discusso di quali prospettive hanno adesso questi player e delle dinamiche che caratterizzeranno il nuovo mercato.
Betaland è entrato nel mercato italiano in un modo particolare, ci può riassumere la vostra storia?
“Si, Betaland ha una storia un po particolare… Siamo entrati nel mercato regolato italiano con la regolarizzazione per emersione prevista nella Legge di stabilità per il 2015. Da lì fino a quasi alla fine del 2018 è stata una cavalcata impetuosa nella quale abbiamo sperimentato tanto su prodotto, strategie commerciali, strategie di comunicazione. Tra gli esperimenti anche la sponsorizzazione della squadra di basket di Capo d’Orlando, in provincia di Messina, il comune più piccolo d’Europa a militare in una massima divisione. Con Betaland sulla maglietta è arrivata alla Final Four della Coppa Italia e ai play-off del Campionato, e ha persino battuto una corazzata come la Armani Milano”.
Purtroppo c’è anche qualche ormbra, come il coinvolgimento nell’inchiesta Galassia…
“Gli esiti si sono ormai ampiamente attenuati, e il lavoro di leale collaborazione con l’Amministrazione Giudiziaria e la Procura della Repubblica di Reggio Calabria ha consentito di dimostrare, se ve ne fosse stato bisogno, che la società era sana e rispettava la normativa vigente. Dopo sette anni siamo ancora qui, a cercare di dire la nostra in un mercato ormai diversissimo da quello in cui avevamo cominciato, ma senza che nessuno possa affermare che abbiamo agito o stiamo agendo fuori dalla legalità. Tutta questa storia – difficile, entusiasmante ma anche dolorosa – è per me motivo di grande orgoglio; un viaggio che condivido con i tanti nell’azienda e nella rete commerciale che hanno creduto in Betaland anche nei momenti più bui. Badate bene, un viaggio che ancora non è finito e che è proteso verso il futuro e la continuità”.
Il bando dell’online ha avuto l’esito che si aspettava, Betaland non è l’unica a aver scelto do non partecipare, ma anche i big sembrano meno disposti a investire. Che mercato ci aspetta?
“La forma del settore è ormai definita. Un nucleo ristretto di operatori di grandi dimensioni che occupano più dell’80% del mercato e un gruppo di operatori di piccole dimensioni che a poco a poco si assottiglieranno. È evidente che il modello dell’azienda commerciale di gaming che prende in outsourcing tutta la parte prodotto e tecnologia è in crisi. Ormai chi vuole raggiungere dimensioni tali da affrontare i costi delle nuove concessioni deve pensare, a regime, ad avere tecnologia e piattaforme proprietarie. Siamo entrati definitivamente nella fase della maturità del settore dell’egaming, e l’oligopolio che risulta dal processo di concentrazione in corso lo conferma”.
Se guardiamo a cosa è successo negli ultimi anni, però, nessuno ha lavorato in modo particolare sullo sviluppo della tecnologia. L’offerta si è sostanzialmente standardizzata, e la competizione si giocava su bonus, quote e payout… E questo ha favorito i big. Cosa succederà adesso?
Come dicevo prima, sono convinto che il mercato si concentrerà ulteriormente, e che i grandi operatori compreranno ancora quote di mercato. La concorrenza si attenuerà e la dinamica oligopolistica genererà da un lato una nicchia di mercato di operatori in grado di sostenere ampie economie di scala basate sulla dimensione, e dall’altro una nicchia di piccoli operatori in grado di conservare le loro quote di mercato attraverso una leadership di processo o di innovazione. Chi non saprà avere economie di scala o leadership e innovazione di processo finirà per essere assorbito dagli altri o a patire margini sempre più ridotti se non perdite finanziarie. In parole semplici, o si è grandi, oppure si è bravi a fare qualcosa che dà valore ai giocatori. Se non si è né l’uno né l’altro, si finisce più o meno lentamente fuori dal mercato. Chi è pronto a questa sfida?
Betaland ha deciso di non partecipare, è solo per la richiesta economica dei 7 milioni, o hanno influito anche altre valutazioni?
Ovviamente per noi nella condizione attuale l’importo di 7 milioni di euro era proibitivo. Ma, in ogni caso, anche a importi inferiori avremmo dovuto riflettere bene se partecipare e con quale prospettiva.
Conservate la rete a terra, ma parteciperete al bando per le agenzie, se e quando verrà indetto?
Quando arriverà il bando, valuteremo le condizioni e dove siamo. Occorre sottolineare però che gli operatori hanno compreso che in Italia la rete retail ha grande valore anche per l’online. Il vero omni-channel di cui sento parlare da almeno 15 anni è una realtà che probabilmente ha già superato le strategie aziendali.
C’è il rischio che il mercato parallelo torni a crescere?
Su questo aspetto, permettetemi di essere ottimista. Oggi un mercato parallelo che gestisce i pagamenti esclusivamente in contanti è un mercato senza tutele. E se c’è una cosa che il mercato legale ha insegnato è che il gioco può prevedere tutele concrete per il giocatore e può proteggerlo da chi vuole sfruttarlo in modo rapace, scappare con la cassa o, più semplicemente, non pagare le vincite. Io non penso che oggi ci siano ancora tanti giocatori disposti a rinunciare a queste tutele. Ovviamente resta l’aspetto più pericoloso: quello che lega pezzi del mercato parallelo alla criminalità organizzata. Ma qui l’azione dello Stato deve essere implacabile e non deve abbassare la guardia. Chi oggi opera al di fuori della regolazione ADM non è un imprenditore che sbaglia, ma qualcuno che mette a repentaglio la reputazione e il futuro dell’intero settore”.
Gioel Rigido – PressGiochi
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