14 Luglio 2025 - 01:22

Gioco d’azzardo online: l’Avvocato generale UE apre ai risarcimenti davanti ai giudici nazionali

Il giocatore austriaco che intende far causa a una società di gambling che opera senza autorizzazione in quel Paese, può farlo di fronte ai tribinali nazionali, il danno infatti “si

13 Giugno 2025

Il giocatore austriaco che intende far causa a una società di gambling che opera senza autorizzazione in quel Paese, può farlo di fronte ai tribinali nazionali, il danno infatti “si è verificato in tale primo Stato, in quanto paese a partire dal quale sono state effettuate le scommesse”.

Sono le conclusioni a cui giunge l’avvocato generale della Corte di Giustizia Europea Emiliou, affrontando la causa tra un giocatore austriaco – appunto – e una società di gioco maltese, la Titanium. Il giocatore, come altri in precedenza, ha intentato una causa civile contro la società di gioco per ottenere il risarcimento delle somme che ha perso giocando online. ha citato in giudizio però anche gli amministratori, non solo perché la compagnia è in liquidazione, ma anche per aggirare la norma inserita nel 2023 nella legge maltese sul gioco, quella che blocca le richieste di risarcimento presentate dai giocatori dinanzi ai tribunali maltesi, e impedisce ai giudici de La Valletta di dare esecuzione alle sentenze straniere. Il giocatore si è così rivolto ai giudici nazionali, ma la Oberster Gerichtshof – la Suprema Corte austriaca – ha sollevato la questione di legittimità di fronte alla CGE, in sostanza per stabilire se fosse competente o meno a decidere la controversia.
Occorre ricordare che quello dell’Avvocato Generale è un parere autorevole che aiuterà i giudici a decidere la causa, ma non è assolutamente vincolante. Inolte, lo stesso Avvocato Genarale evidenzia un elemento fondamentale: “Le presenti conclusioni riguardano esclusivamente la legge che regola l’illecito civile. Se tale domanda sia fondata è un’altra questione. Se, ad esempio, il giocatore abbia diritto a un risarcimento per le perdite subite o se tale risarcimento debba essere negato in quanto egli stesso ha contribuito a tali perdite o ha commesso un illecito scegliendo di partecipare ai giochi d’azzardo offerti da Titanium è una questione di merito da decidere alla luce del diritto civile austriaco”. Inoltre, anche in quest’occasione si è tornato a discutere se la compagniamaltese avesse diritto di raccogliere gioco in Austria facendo leva sulla libera prestazione dei servizi: “anche questa è una questione di merito che spetta al giudice adito valutare nel merito”.
Per analizzare la controversia, l’Avvocato Generale ha prima di tutto analizzato il Regolamento di Roma II che detta i criteri da adottare per individuare quale legge nazionale sia applicabile alle obbligazioni extracontrattuali di una società. E in particolare, arriva alla conclusione che il Regolamento si applichi anche al caso in questione – non si applicano delle esclioni – dal momento che la responsabilità a carico degli amministratori “deriva dalla violazione di un divieto imposto dalla legge”. Infatti “tale divieto, e le conseguenze di una sua violazione, non sono collegati alla gestione quotidiana, al funzionamento, all’operatività e, quindi, alla vita di tale società. Esso è imposto per altre ragioni estranee, tra cui la tutela degli interessi dei consumatori”.
L’Avvocato Generale ritiene pertanto che il danno si sia verificato nel Paese di residenza del giocatore. Propende per quesata soluzione valutando “una combinazione di fattori, ovvero il fatto che l’attività di Titanium era diretta verso l’Austria, che TE ha partecipato ai giochi d’azzardo controversi da tale Paese, che ha trasferito tale denaro dal suo conto bancario austriaco, che la sua residenza abituale e il ‘centro dei suoi beni’ si trovano in tale Paese e che la sua richiesta si basa sulla presunta violazione della legge austriaca sul gioco d’azzardo”. Questa soluzione “soddisfa anche l’obiettivo della certezza del diritto e della prevedibilità”, del resto “una società di gioco d’azzardo maltese che dirige la propria attività verso un determinato Stato membro può ragionevolmente aspettarsi che la legge di tale Stato possa applicarsi ai illeciti connessi a tale attività”.

 

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