Oggi, lunedì 27 novembre, a Roma nuovo appuntamento con l’incontro firmato Giocare da Grandi, un evento dedicato al gioco pubblico e alle altre forme di intrattenimento. Organizzato da Formiche in
Oggi, lunedì 27 novembre, a Roma nuovo appuntamento con l’incontro firmato Giocare da Grandi, un evento dedicato al gioco pubblico e alle altre forme di intrattenimento. Organizzato da Formiche in collaborazione con SWG e IGT, l’appuntamento fa parte dell’Osservatorio sul gioco pubblico di SWG, attivo dal 2020 per analizzare in chiave empirica il settore e promuovere un confronto tra esperti, rappresentanti istituzionali e addetti ai lavori.
La tavola rotonda ha approfondito di nuovo le abitudini e le preferenze degli italiani nel mondo dell’intrattenimento, presentando le ultime rilevazioni dell’Osservatorio sullo stato del settore e le prospettive future.
L’indagine quantitativa è stata condotta mediante interviste online con metodo CAWI (Computer Assisted Web Interview) su un campione complessivo composto da 525 giocatori di giochi con vincita in denaro.
Le interviste sono state somministrate in cinque wave alle quali complessivamente hanno partecipato – a tutte e cinque le wave – 335 giocatori di giochi con vincita in denaro.
“In questa occasione del nostro studio abbiamo cercato di analizzare i fattori di rischio” ha detto Riccardo Grassi di SWG.
“Nella nostra indagine non ci sono giocatori esclusivi, il 70% dei giocatori gioca almeno 3 tipologie di giochi e in un anno e mezzo di indagine il bilancio emotivo di focalizza sul divertimento. Il 48% di essi ci dice di essersi divertito e il 22% lo ha fatto prevalentemente. Il 70% si è quindi divertito. Il divertimento è connesso alla natura del gioco perché se si vincesse sempre non ci sarebbe divertimento. Si riscontra nei nostri intervistati un buon controllo sul gioco.
Chi si è sempre divertito ha speso tre volte in più rispetto a chi si è sempre divertito. Anche il tema della fortuna differenzia i giocatori. Chi ha giocato di più dice di essere sempre stato fortunato, ma va detto che se ha vinto di più è vero anche che ha speso di più di altri”.
“La nostra indagine mostra che l’incidenza del giocatore problematico è meno del 10%, molto più alta tra le donne e i giovani che vivono in piccoli centri e hanno un titolo di studio minore”.
Il tema del gioco compulsivo è molto presente tra gli operatori che sono ben consapevoli dei rischi a cui sono esposti i giocatori. Nella loro visione però i giocatori compulsivi sono una esigua minoranza e i punti di gioco fisico rappresentano uno strumento di controllo importante, perché evitano alla persona la deriva a cui è esposta quando gioca da solo online, e consentono comunque di stabilire un contatto e una relazione di fiducia.
Al netto di questa riflessione, c’è consapevolezza che gli strumenti a disposizione sono pochi e che la responsabilità dell’individuo e la sua capacità di controllo sono gli unici elementi davvero in grado di contrastare il fenomeno.
Di fronte alle situazioni di maggiore rischio è soprattutto l’operatore che deve sapere come intervenire, con competenza e delicatezza, perché l’allontanamento del giocatore può rischiare di isolarlo ancora di più e di metterlo maggiormente in pericolo. Questo comporta la necessità di sempre maggiori investimenti nella formazione e nella selezione del personale.
Al di là delle riflessioni complessive sul riordino del settore, l’indagine ha discusso con gli intervistati sono anche alcune proposte concrete mirate, in particolare alla tutela dei giocatori. Tra le principali, è emersa la necessità di mantenere l’obbligo del tracciamento dei giocatori in un’ottica di contrasto dell’illegalità (tessera sanitaria o altro) e il divieto di pubblicità. Si è evidenziata l’importanza di utilizzare gli strumenti di controllo digitale per definire dei budget massimi di spesa individuale legati al profilo del soggetto e alla sua situazione economica. Non è mancata la richiesta di ridurre i punti di gioco sul territorio o quella di pensare a degli strumenti di gioco self service, che consentano di utilizzare il proprio telefono, ma all’interno dei punti gioco. Infine, si è pensato al fatto di mettere a punto un sistema di ricerche scientifiche sul gioco e sulle patologie.
Ad intervenire all’evento personaggi di spicco del mondo associativo, esperti e politici. Tra essi, l’on. Andrea De Bertoldi che ha affermato: “Ho qualche dubbio sul perché si sia deciso di intervenire sul gioco online prima che per il fisico. Ma prima di tutto deve essere considerato che tutto il gioco legale deve essere tutelato, solo così si può limitare la degenerazione della ludopatia e contrastare l’illegalità e la criminalità organizzata. Credere in un gioco sano e legale significa credere nell’interesse dello Stato e della collettività”.
“Il settore sconta una facile demagogia. Ma il problema – ha affermato Ettore Rosato di Azione – non si risolve demonizzando il gioco perché dove non c’è il gioco legale non significa che non c’è offerta. Non ha alcuna logica avere una regolamentazione diversa comune per comune. Ma il sindaco esercita controvoglia questo potere di regolamentare sul gioco. Se viene fornita una normativa omogenea gli enti locali ne saranno grati. Sicuramente dalla loro, i comuni potranno svolgere altri tipi di competenze che avranno l’interesse a svolgere. Occorre fare un ragionamento logico da parte del Ministero che agevoli tutti”.
“Il tema che riguarda frequentemente il settore del gioco – ha dichiarato Emmanuele Cangianelli di EGP Fipe – è che spesso non si entra in approfondimenti che analizzano le modalità di consumo reali dei giocatori mentre si parla ancora di misure che non funzionano come distanziometri e limiti orari. C’è un richiamo importante alla tecnologia e inoltre la rete si può migliorare nel controllo e nella certificazione dei punti vendita affinché siano essi ad interagire con i consumatori”.
Per spiegare l’impegno di ADM nel contrasto al gioco illegale era presente il dir. Luca Turchi che ha affermato: “Quando parliamo di gioco illegale parliamo di numeri che spesso non sono certificabili anche se la maggior parte degli studi certifica in 20 miliardi di giocato il volume dell’illegale. Quest’anno, sul fronte dell’online, abbiamo inibito 721 siti di gioco illegale in crescita rispetto all’anno precedente. Oltre all’online, c’è una raccolta di gioco sulla rete fisica attraverso giochi, poker online, ad esempio, non consentite.
Cosa importante da dire è che la maggior parte dell’attività di controllo è volta a garantire i giocatori, perché nella maggior parte di casistiche si cerca di garantire che il payout venga davvero erogato ai giocatori e dare la massima garanzia ai giocatori” ha concluso Turchi.
“I numeri negli anni- ha spiegato Armando Iaccarino di Astro – hanno dimostrato che laddove si riduce il gioco legale ci si rivolge al fronte illegale. Il mercato del gioco è un mercato crescente caratterizzato da un alto indice di sostituzione che va verso altri tipi di gioco legale o verso aree illegali. Sul territorio spesso si cerca di isolare i luoghi dove si offre gioco o ridurre il numero di attività e questo non ha prodotto altro che favorire il gioco illegale. Il contrasto alle patologie e il contrasto alle illegalità sono due strade parallele che devono essere perseguite. Non si deve sminuire il tema della dipendenza, che riguarda a grandi numeri l’8% della popolazione a fronte di 20 mld di euro che vanno nelle praterie dell’illegalità.
Vorrei richiamare 4 linee direttive di contrasto all’illegalità: trasparenza, tecnologia, interazione e regole. Regole e tecnologia sono temi scontati, sulla trasparenza è fondamentale essere riconoscibili e qui l’informazione ricopre un ruolo importantissimo. Infine, l’interazione. Le associazioni di categoria vanno coinvolte per capire le strategie da adottare nella lotta all’illegalità, che si costruisce con chi opera nel territorio”.
“Le tematiche che riguardano il settore – secondo Emilio Zamparelli di STS FIT – sono spinose e solo con la cooperazione degli attori in campo si può contrastare il pregiudizio. Una cooperazione che deve partire dall’ADM per arrivare all’esercente. Sul fronte del contrasto alla dipendenza noi come tabaccai già facciamo tanto intervenendo su clienti che conosciamo bene e su cui abbiamo grande attenzione. Dedichiamo attenzione al tema del gioco responsabile, avendo una responsabilità di carattere sociale. La rete di raccolta formata a trattare i giocatori è fondamentale nel processo di riordino, e sono convinto che il ruolo dell’esercente è importantissimo. Non dimentichiamo che il giocatore gioca per divertimento. Quella parte di giocatori malati di gioco ha bisogno di tempo e spazio e nelle nostre attività non c’è tempo e spazio. L’online invece dà tempo al giocatore. Per questo è fondamentale la rete generalista che conosce e sta vicino ai giocatori”.
“I giovani sono già molto abituati a consumare online – ha affermato la dr.ssa Laura D’Angeli – e assistiamo sicuramente ad una evoluzione della domanda. Dobbiamo fare i conti con questo e prendere gli aspetti positivo. Nell’indagine SWG emerge che solo l’8% è un giocatore esclusivo, quindi questo ci suggerisce quanto è importante che le misure di prevenzione riguardino tutti i tipi di giochi visto che i giocatori spaziano tra l’offerta di diversi prodotti. L’uso della tecnologia inoltre deve essere un elemento per sviluppare nuovi elementi di protezione basati su maggior consapevolezza nel gioco e per individuare come meglio influenzare la percezione dei giocatori per fare in modo che possano acquisire consapevolezza. Individuare misure di prevenzione diverse rispetto a quelle da sempre sul tavolo dei regolatori.
Secondo la prof.ssa Antonella Mascolo “Il gioco è di sicuro una condizione di incertezza. Se il gioco viene incorniciato come qualcosa di proibito è chiaro che viene attenzionato in maniera negativa. Questo cambio di passo c’è stato anche negli studi accademici. Il gioco è costante nella storia dell’uomo e l’attività umana vede da sempre la presenza del gioco. Fa parte della vita del cittadino”,
“Il settore – ha affermato in conclusione Niccolò Ruberti di Prisma Mag- sconta una terribile pubblicità che fa in modo che sembri che sia tutto un po’ grigio. Si parla di un settore che offre intrattenimento nella maggior parte sana e come in tutti i settori c’è chi ne abusa. Ma in realtà il CNR dice che nel 91% si spendono cifre sostenibili per la maggior parte delle persone”.
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