16 Aprile 2024 - 05:25

E-sport e sport. Due mondi così vicini, ma anche così lontani

Dal nostro inviato – Anche il workshop indetto per oggi dal Dipartimento di Comunicazione e ricerca sociale dell’Università La Sapienza Di Roma, in collaborazione con SapienzaSport, il centro di servizi

24 Maggio 2019

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Dal nostro inviato – Anche il workshop indetto per oggi dal Dipartimento di Comunicazione e ricerca sociale dell’Università La Sapienza Di Roma, in collaborazione con SapienzaSport, il centro di servizi sportivi di Ateneo, ha confermato la grande distanza che divide la realtà dei videogiochi a carattere competitivo e quella dello sport tradizionale.

Questioni giuridiche, innanzitutto, come sottolineato dagli avvocati Chiara Sambaldi e Andrea Strata, perché prima che gli e-sport possano diventare sport codificato è necessario procedere alla statuizione di un quadro regolatorio ben definito e compatibile con quello delle istituzioni sportive nazionali e internazionali. Intanto, ha detto la Sambaldi, gli sport virtuali hanno già importato un aspetto deteriore del mondo sportivo “reale”: le combine per lucrare sul fenomeno scommesse.

Si tratta, è vero di situazioni al limite, che non riguardano l’Italia ma quelle aree geografiche, vedi l’Estremo Oriente, dove gli e-sport attraggono masse di giocatori aspiranti professionisti molto consistenti.

L’idea che ha dato questo incontro a La Sapienza è che ci sono troppe pulsioni contrastanti. Fare sport, sì, ma al tempo stesso… fare soldi! Lo hanno candidamente affermato sia Daniele Ballini del famoso team di e-sport Mkers, e il giornalista di Calciomercato.com Federico Albrizio. E per quanto poi i docenti universitari presenti, Giorgio Sandulli (Dipartimento Scienze Giuridiche Sapienza Università di Roma) e Francesco Lutrario (Dipartimento Informatica Sapienza Università di Roma) abbiano cercato di ricondurre il tema entro i canoni di una riflessione a carattere interdisciplinare, dove anche gli aspetti sociologici e psicologici hanno un loro peso, l’impressione finale è che i due mondi hanno il reciproco bisogno di incontrarsi per fini meramente pratici: per l’esport, godere di tutte le agevolazioni giuridico-fiscali previste per lo sport, per quest’ultimo, attingere al “pozzo di S.Patrizio” del movimento dei videogiochi sportivi.

Nuda e cruda, è così. Allora, si potrà parlare all’infinito di massimi sistemi e di quanto sarebbe bello superare una volta per tutte il vecchio preconcetto che lo sport è solo quello dove…si suda! Ma fino a quando i leader degli esport (produttori od organizzatori che siano) non decideranno di unirsi in un’unica grande entità capace di confrontarsi con le massime istituzioni sportive, non si verrà a capo di nulla.

 

PressGiochi