29 Marzo 2024 - 15:33

Dragone (A.d. The Betting Coach): “Basta discriminare il settore giochi! La politica smetta di farsi campagna elettorale”

Lo stop della pubblicità, definito dal Decreto Dignità nei punti inerenti il gioco, rischia di diventare la “ciliegina sulla torta”, di una serie di operazioni mediatiche atte non solo a

18 Luglio 2018

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Lo stop della pubblicità, definito dal Decreto Dignità nei punti inerenti il gioco, rischia di diventare la “ciliegina sulla torta”, di una serie di operazioni mediatiche atte non solo a indebolire un settore già da tempo sotto attacco, ma orientate a favorire soprattutto l’ascesa politica di movimenti che del gioco stesso e della sua distruzione hanno fatto un vero e proprio “cavallo di battaglia”, raccogliendo sempre più consensi e voti da parte di gente mal informata e totalmente estranea al fenomeno.

La ludopatia – afferma Domenico Dragone (A.d. The Betting Coach) – è un problema grave e presente su tutto il territorio ma credo che le manovre fin qui attuate non siano servite a nulla, anzi i continui “botta e risposta” tra politici e provider, senza un vero incontro organizzato, abbiano solamente fomentato fobie e paure nella popolazione creando un insano allarmismo sfociato in atti discriminatori e aggressivi, verso le fasce più deboli di addetti ai lavori, piccoli imprenditori e non lobby che del gioco legale hanno fatto un mestiere dal quale sostenere le proprie famiglie. Facendo un’analisi attenta del fenomeno azzardopatia, possiamo affermare con certezza, che il proliferarsi di tale condizione degenerativa negli anni è stata catalizzata da un altro fenomeno ben più conosciuto e grave: la disoccupazione, che ha colpito soprattutto uomini e donne di giovane età, i quali, nel gioco e nelle dipendenze hanno trovato la via più semplice ma sbagliata per dar un senso alle loro “giornate vuote”. Applicare le nuove leggi definite dal Decreto Dignità, in un settore giovane come quello dei giochi, non farà altro che aumentare il tasso di disoccupazione territoriale già presente ed allarmante. Inoltre affidare alla gente, eventuali redditi di cittadinanza e/o sostegni economici, in un periodo così delicato, potrebbe rivelarsi un errore ancor più fatale e controproducente per l’intera società.

 

Nel Decreto, si parla di aumento del Preu su slot e vlt. Non tutti sanno che con questo termine viene indicata una percentuale calcolata sull’incasso di ogni singola slot che viene corrisposta dai concessionari alle casse dell’erario. Tale prelievo è alla base della definizione finale della percentuale di vincita che ogni singolo apparecchio potrebbe erogare al giocatore. Discutibile e evidentissimo quindi nasce un controsenso, che porta a chiedersi se tutelare un giocatore ludopatico voglia dire non metterlo in condizione di vincere qualcosa in più. A mio modo di vedere, è grave che un governo palesemente contrario al mondo giochi, pensi di ottenere per suo tramite, introiti facili che per correttezza e moralità dovrebbe escludere a priori. Vietare la pubblicità invece, è un atto estremo, proibizionista e anticostituzionale, caratteristica di regimi dittatoriali e non democratici che penalizza non solo il gioco legale favorendo quindi l’illegale, ma rischia di colpire tutti i protagonisti economici collegati al settore, anche quelli coinvolti in maniera marginale e meno continuativa nel tempo.

 

“Un governo che opera per il bene dei cittadini”, a queste parole più volte pronunciate dai ministri del partito Cinque Stelle, mi sento di replicare dicendo che è assurdo parlare di bene comune quando il perseverare di scelte discutibili e sbagliate in breve tempo porterà al collasso dell’intera economia nazionale, favorendo nuovi periodi di crisi, ben più gravi di quelli attuali. Credo sia arrivato il momento di fare chiarezza, soprattutto dopo settimane di dure battaglie mediatiche costruite sulla base di numeri e statistiche che non spiegano realmente come stanno le cose.  Il mondo nei giochi negli ultimi anni ha ottenuto un boom economico esagerato, non di certo perché i giocatori sono aumentati o si sono “rovinati” come qualcuno erroneamente generalizza, ma perché ci son state tante famiglie che nei giochi hanno investito capitali importanti e che oggi rischiano di perdere alla luce di quanto legiferato. La legge regionale che già da tempo impone chiusure forzate dei punti vendita, rappresenta una forma di esproprio forzato di aziende dove anche lo Stato con le sue tasse sul gioco oltre quelle sugli introiti, fin a qualche istante prima ha rappresentato un “socio occulto”.

 

 

Parliamo – conclude Dragone – di aziende avviate con risparmi e mutui di cittadini che hanno il diritto di lavorare come tutti e che oggi si ritrovano danneggiati e discriminati da un sistema politico incurante e ingiusto che impone in alternativa, il ricollocarsi dei punti in periferia con relativo reinvestimento economico.  Il distanziometro, infine, va considerato come pericolo per la sicurezza di tutti i cittadini, perché avviando in periferia attività come sale slot e centri scommesse, si favorirebbero abili delinquenti, specialisti in furti e rapine, i quali sarebbero incentivati nel compiere azioni dannose, dalla presenza di facili vie di fuga e luoghi meno sorvegliati e strategicamente per loro meglio posizionati. A comporre il settore giochi non ci sono solo lobby, ci sono uomini e donne bloccate in un “limbo” incerto ormai da tempo. Parliamo di cittadini che ogni giorno svolgono il proprio lavoro nella speranza che tutta questa “guerra” possa finalmente giungere a un punto di definizione. La politica ha il dovere di prendere coscienza e inizire ad ascoltare la voce di tutti i suoi contribuenti.

 

PressGiochi