Comprendere a fondo il concetto di dipendenza è il primo passo per affrontare il fenomeno del gioco d’azzardo patologico. A lanciare l’allarme è Antonietta Grandinetti, direttrice del Dipartimento Dipendenze dell’ASL
Comprendere a fondo il concetto di dipendenza è il primo passo per affrontare il fenomeno del gioco d’azzardo patologico. A lanciare l’allarme è Antonietta Grandinetti, direttrice del Dipartimento Dipendenze dell’ASL Salerno, intervenuta al convegno “In nome della Legalità – Senza regole non c’è gioco sicuro”, tenutosi il 14 maggio presso il Palazzo di Città di Salerno.
«È fondamentale – ha dichiarato – capire perché un’attività apparentemente ludica e di intrattenimento possa trasformarsi in una vera e propria dipendenza. A livello neurologico, le dinamiche della dipendenza da gioco sono molto simili a quelle legate all’uso di sostanze. Cambiano gli oggetti, ma i meccanismi restano gli stessi. Parliamo di dipendenza patologica quando una persona rinuncia a ciò che per lei è importante – famiglia, lavoro, relazioni – pur di continuare a giocare».
Secondo Grandinetti, chi sviluppa una dipendenza da forme di gioco “legali” spesso arriva ai servizi sanitari solo dopo una crisi, «quando avviene un evento di rottura – economico, familiare o psicologico – che impone di affrontare il problema». È in questi momenti che il sistema sanitario deve farsi trovare pronto.
«L’intervento precoce sarebbe fondamentale, ma per farlo servirebbe maggiore coinvolgimento di esperti, soprattutto nei contesti dove il gioco è più presente. Il fenomeno diventa ancora più preoccupante – ha sottolineato – se pensiamo alla diffusione del gioco online e al coinvolgimento dei giovanissimi. È evidente che servano strategie e azioni diverse da quelle utilizzate in passato».
La direttrice ha ricordato inoltre che l’accesso ai servizi per le dipendenze è gratuito e anonimo: «È un diritto per tutti e va garantito con riservatezza e tutela, proprio per facilitare l’emersione del problema».
Un importante passo avanti, ha aggiunto, è stato compiuto con il decreto Balduzzi, che ha inserito il disturbo da gioco d’azzardo nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA). Tuttavia, restano ancora delle lacune: «Manca una normativa chiara che regolamenti il passaggio dei pazienti dalle nostre strutture ai centri riabilitativi. È un vuoto che va colmato. Nel frattempo, noi continuiamo a fare la nostra parte con impegno e responsabilità».
Il suo intervento ha evidenziato quanto il contrasto al gioco patologico richieda una visione integrata e una sinergia tra sanità, istituzioni e società civile.
PressGiochi