14 Giugno 2025 - 14:15

Cosa sarà della sostenibilità: l’importanza degli standard di settore

Il 14 aprile scorso, il Parlamento europeo e il Consiglio dell’Unione Europea hanno formalmente approvato la prima revisione prevista dal cosiddetto Pacchetto Omnibus, modificando alcuni aspetti cruciali delle normative europee

09 Giugno 2025

Il 14 aprile scorso, il Parlamento europeo e il Consiglio dell’Unione Europea hanno formalmente approvato la prima revisione prevista dal cosiddetto Pacchetto Omnibus, modificando alcuni aspetti cruciali delle normative europee in materia di sostenibilità. In particolare, sono stati posticipati i termini di recepimento e le date di applicazione della Direttiva 2022/2464/UE (Corporate Sustainability Reporting Directive – CSRD) e della Direttiva 2024/1760/UE (Corporate Sustainability Due Diligence Directive – CSDDD).

Con le nuove disposizioni, l’obbligo di rendicontazione di sostenibilità (CSRD) è stato rinviato al 2028 per molte grandi aziende, mentre l’entrata in vigore della direttiva sulla due diligence (CSDDD), che impone alle aziende di valutare e mitigare gli impatti sociali e ambientali lungo le proprie catene del valore, è stata posticipata al 2027.

Se da un lato la motivazione prevalente sembra essere quella di introdurre semplificazioni normative per ridurre gli oneri amministrativi e dare più tempo alle imprese per adeguarsi, dall’altro il segnale politico è chiaro: l’Europa sta rallentando il passo anche in considerazione degli impatti economici che l’adozione di stringenti politiche di sostenibilità comporta.

A complicare ulteriormente il panorama è il contesto internazionale, in particolare quello statunitense dove il cambiamento di paradigma nei confronti dell’ESG è ormai evidente; le strategie ESG sono accusate di interferire con la libera impresa e di introdurre elementi ideologici nella gestione economica. In risposta a questo clima ostile, numerosi investitori – soprattutto internazionali – stanno progressivamente ritirando risorse da iniziative trainate dalla sostenibilità o riducendo la propria esposizione verso asset gestiti secondo criteri ambientali, sociali e di governance. Anche alcuni grandi gestori patrimoniali stanno rivedendo le proprie politiche di comunicazione su questi temi, pur mantenendo le logiche di gestione del rischio legate alla sostenibilità.

Uno dei principali ostacoli alla piena implementazione della sostenibilità nelle imprese è la difficoltà di adattare i principi generali alle specificità dei diversi settori industriali. Questo limite si manifesta con particolare evidenza nel comparto del gioco pubblico, dove la dimensione sociale assume un ruolo centrale.

Nel caso del gioco pubblico, infatti, l’impatto sociale non è una conseguenza collaterale, ma il fulcro stesso delle responsabilità d’impresa. La tutela della salute delle persone e la prevenzione del Disturbo da Gioco d’Azzardo (DGA) dovrebbero costituire le fondamenta su cui costruire qualunque percorso di sostenibilità credibile. Ad oggi, mancano standard settoriali chiari, condivisi e operativi che traducano i principi generali della sostenibilità in metriche, obiettivi e pratiche applicabili al contesto del gioco legale. Questa assenza crea un vuoto operativo che rallenta l’adozione di strategie efficaci, impedisce il confronto tra operatori e ostacola il monitoraggio da parte delle istituzioni e degli investitori.

La definizione di standard ESG specifici per il gioco pubblico non è solo auspicabile, ma necessaria. Essi dovrebbero basarsi su evidenze scientifiche, criteri trasparenti e una governance indipendente. Solo in questo modo sarà possibile promuovere un modello di sostenibilità che non si limiti al rispetto formale delle regole, ma che miri a ridurre concretamente i rischi per le persone, generando valore anche in termini di fiducia pubblica e legittimazione sociale del settore.

Il prossimo decreto legislativo per il riordino del gioco su rete fisica dovrebbe rappresentare un’occasione per integrare in modo esplicito e strutturato gli obiettivi, le misure e gli strumenti necessari a rendere concreto e misurabile il percorso verso la sostenibilità del settore.

Affinché ciò avvenga, è fondamentale che le disposizioni previste siano non solo coerenti con i principi ESG, ma anche realisticamente attuabili, tenendo conto della proporzionalità tra l’impegno economico richiesto agli operatori, tempi di attuazione e i benefici sociali attesi.

Al tempo stesso, l’introduzione di sistemi di monitoraggio, prevenzione e rendicontazione — in particolare per quanto riguarda la tutela della salute dei giocatori — dovrà avvenire nel pieno rispetto della normativa in materia di protezione dei dati personali, evitando derive intrusive e garantendo un equilibrio tra efficacia degli strumenti e diritti fondamentali degli utenti.

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La sostenibilità nel processo di riordino del gioco pubblico. Di Laura D’Angeli


Laura D’Angeli è consulente direzionale e fondatrice dello “Studio D’Angeli” con esperienza ventennale nel lancio di start up e nella pianificazione strategica ed economico-finanziaria. Negli ultimi 15 anni la sua attività si è concentrata su progetti per l’innovazione, la sostenibilità e il marketing responsabile nel settore del gaming.

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