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Convegno AGCAI. Binetti (Ap): “Il problema non è l’industria del gioco, ma il Governo che non prende una decisione”

Le VLT sono l’azzardo puro, e per questo sono in grado di attrarre fortemente il giocatore nella morsa della ludopatia (termine improprio, ma entrato ormai nel lessico comune); le AWP

02 Agosto 2016

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Le VLT sono l’azzardo puro, e per questo sono in grado di attrarre fortemente il giocatore nella morsa della ludopatia (termine improprio, ma entrato ormai nel lessico comune); le AWP invece sono l’intrattenimento, e come tali attenuano fortemente questo fattore di rischio.

 

Questo l’assunto sul quale poggia la massiccia, quanto coraggiosa, campagna di sensibilizzazione “erga omnes” che la Agcai sta portando avanti ormai da tempo, e che oggi ha avuto un’altra tappa importante a Roma, con il convegno indetto all’Hotel Nazionale, ad un passo da Montecitorio.

 

Vicinanza che ha permesso all’on. Paola Binetti e al Vicepresidente della Commissione attività produttive della Camera Ignazio Abrignani non solo di essere presenti, ma altresì di portare elementi di riflessione chiari, a tratti anche decisi, a un dibattito che in tante sedi è parso piuttosto inconcludente.

 

Dice la Binetti: “Il problema non siete voi (rivolgendosi ai rappresentanti dell’industria), ma il Governo, che non vuole prendere una posizione! E intanto continuiamo a fare i conti con il MEF, le Commissioni Bilancio e Finanze, che hanno tutto l’interesse a mantenere lo status quo, per poter così continuare a spremere il settore dei giochi, mentre il Ministero dello Sviluppo Economico ha un interesse esclusivamente rivolto ai profili occupazionali, che sono indubbiamente rilevanti. Intanto, nelle aule parlamentari la confusione regna sovrana; nessuno ha capito come funziona il settore dei giochi e quali sono i margini di rischio, figuriamoci se possono aver chiara la differenza fra VLT e AWP.”

 

E Abrignani rincara la dose: “Viviamo nella contraddizione per cui, da un lato, il settore viene considerato una straordinaria fonte di gettito, e dall’altro esso viene costantemente criminalizzato. Il gioco esiste, è autorizzato dallo stato e deve essere razionalizzato, questo è certo, ma non può diventare il parafulmine di tutte le situazioni. Anche perché se lo ostacoliamo creando barriere forti, il giocatore non smette di giocare, ma al contrario si rivolge all’illegalità. A mio avviso, il settore ha raggiunto il limite massimo della tassazione; andare oltre significherebbe portarlo al collasso.”

 

Quanto alle soluzioni possibili, la Binetti non si sbilancia: “Se c’è una volontà politica vera di dialogare fra Governo e concessionari, le formule si potranno trovare. Sia chiaro però, la battaglia non la faccio per voi (sempre rivolgendosi all’industria, ndr.), ma per ridurre e prevenire il danno che il gioco può provocare sui singoli individui che sulle loro famiglie.

 

Abrignani, dal suo canto, punta sulla comunicazione: l’industria, per risollevare la propria reputazione, dovrebbe svolgere campagne sociali più intense, e dare ad esse la massima visibilità; inoltre, la invita ad adottare spontaneamente sugli apparecchi messaggi di warning sullo stile di quelli anti-tabacco.

 

Interessante anche il contributo del sindaco del comune padovano di Loreggia, Fabio Bui, che è anche Vicepresidente della Provincia (fin quando esisterà), il quale, dopo aver esposto sul loggione del comune una slot con su scritto “se mi tocchi ti uccido”, è diventato, fra i primi cittadini, uno dei rari esempi di ravvedimento “operoso”. “Molti colleghi – ha detto – si schierano sul fronte antislot non per convinzione, ma per il semplice fatto che questo orientamento dà maggiori risultati in termini di consenso. Per questo, dopo essermi schierato anche io, ho voluto conoscere e approfondire. E il rusultato a cui sono giunto è questo: le VLT sono un sistema infernale mangiasoldi, e perciò vanno bandite a favore delle AWP, che sono meno pericolose. Se mi devo schiantare contro un muro, è meglio farlo con una macchina che con una motocicletta!”. Tradotto, meglio perseguire la politica del “male minore”.

 

agcaitavolo

 

Alla stessa maniera la pensa il presidente della Associazione di Azione Sociale Antonio Speziale: “Fin quando c’erano solo le slot, il problema quasi non esisteva; le VTL, invece, in breve tempo si sono affermate come un grosso dramma per la società.” Come si fa, allora, a fare chiarezza? “La formazione e l’informazione sono i pilastri che vanno valorizzati maggiormente, rispetto a quelli prima enunciati della comunicazione”.

 

Verrebbe da chiedersi quanto questi giudizi siano stati condizionati dal filmato proposto da un esponente dell’industria del calibro di Fabrizio Volpi (Terrybet), ne quale sono state affiancate una VLT e una AWP dotate della medesima scheda di gioco. Sono bastati poco più di 2 minuti per dimostrare quanto sia più facile perdere soldi con un videoterminale: “Giocando a 50 cent. la perdita media oraria è di 500 euro”, ha dichiarato, aggiungendo che la videolottery è un prodotto realmente pericoloso, che andrebbe fermato per essere ristudiato e possibilmente rivisto. Noi operatori dobbiamo intrattenere il giocatore, non togliergli i soldi di tasca.” Detto da chi con le VLT ci vive, è davvero un gran bel segnale di responsabilità!

 

Forse nella consapevolezza che fermare il mostro VLT è impossibile, Benedetto Palese propone un’altra ricetta: “I due prodotti vanno completamente disgiunti, perché ora le AWP vengono utilizzate nelle sale per attrarre i giocatori e poi spostarli sulle VLT. Allora, altro che sale certificate! Portiamo via le slot dalle sale e installiamole solo nei bar! Ciò non toglie, comunque, che anche queste ultime devono essere rese meno aggressive, magari riportandole sui parametri iniziali dei 50cent./50 euro. Quanto alla riduzione del parco macchine, sono del parere che il parametro del 14% vada sempre rispettato; ovvero, se si tagliano le slot, bisogna agire allo stesso modo sulle VLT.

 

La “questione del gioco”, un po’ tutti lo hanno rimarcato, non è solo il comparto apparecchi, ma altresì il gratta&vinci, il lotto, le scommesse e, ancor di più, il gaming online. “Persino quando sono alla Camera ed entro sul sito istituzionale mi compare la pubblicità dei portali dedicati al gioco”, ha detto una sconcertata Binetti, dando il tenore di una diffusione che non è più semplicemente a macchia d’olio, ma a forma di nube tossica che opprime tutto e tutti.

“Qui assistiamo a un accanimento contro gli apparecchi da gioco  – ha dichiarato il presidente Sapar Curcio – che non è stato applicato su altre dipendenze, forse ancora più gravi, come quella dei giovani nei confronti dei telefonini. Non solo, il Governo in fatto di gioco ha preso una strada senza uscita, privilegiando quello a vincita rispetto a quello di puro intrattenimento, e riversando sull’industria tutte le responsabilità, anche quelle che gli spetterebbero istituzionalmente. Nonostante ciò, noi abbiamo preso tanti provvedimenti per mantenere il gioco controllato e tenere più basso il livello del GAP. Eppure, questo non è bastato. L’ipocrisia di Stato e la malafede di alcuni politici hanno condizionato i media a tal punto da additare le AWP come l’unico male sociale, facendo nascere di conseguenza anche il dualismo fra concessionario e gestore. Ridurre gli apparecchi? Siamo i primi a dirlo, ma se poi si permette a più di 80mila locali di vendere gratta&vinci si va fuori equilibrio”.

 

Il tema del rapporto fra gestore e concessionario era già stato toccato dal vicepresidente Dalla Pria – il quale sospetta che dietro a tutti i più recenti interventi legislativi vi sia la volontà di eliminare il gestore, con l’obiettivo di far gestire il gioco da poche persone – e quindi da Palese, nel momento in cui ha affermato che nessuno, nelle sedi istituzionali, sa quale sia la differenza fra queste due figure, trovando conferma nella stessa on.le Binetti, la quale ha sottolineato: “Il gestore si trova sul front line, quindi ha la percezione diretta di quello che è l’approccio del giocatore, mentre il concessionario è distante dal problema, vive di statistiche e ha esclusivi interessi di bilancio”.

 

Si attendono risposte, magari già da domani dalla Conferenza Unificata, tenendo che l’ennesimo nulla di fatto suonerebbe ancora come una sconfitta per il settore e quindi come un ulteriore prolungamento della sua lunga agonia.

 

PressGiochi

 

 

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