Ludovico Calvi – Con oltre 28 anni di esperienza nel settore del gioco e delle scommesse, dal giugno 2015 è membro dell’Executive Committee di ULIS (United Lotteries for Integrity in Sports),
Ludovico Calvi – Con oltre 28 anni di esperienza nel settore del gioco e delle scommesse, dal giugno 2015 è membro dell’Executive Committee di ULIS (United Lotteries for Integrity in Sports), organizzazione di cui è stato eletto Presidente nel giugno 2017 e di cui oggi è Presidente Onorario. È inoltre membro, dal maggio 2015, della Task Force sulle Scommesse Sportive dell’American Gaming Association, e dal maggio 2019 fa parte del Comitato per l’Integrità delle Scommesse Sportive della World Lottery Association (WLA). Attualmente è anche membro del Comitato Scientifico di IGE 2025.
Intervista pubblicata su PressGiochi MAG di maggio-giugno 2025
In Italia scoppia l’ennesimo scaldalo legato al calcio scommesse. Non il classico fenomeno del match fixing che riguarda spesso il calcio o altri sport, ma quello di professionisti del calcio che finiscono nella rete delle scommesse (illegali) legate a poker e altri sport. Un caso che coinvolge molteplici aspetti: quello di giovani professionisti che soffrono di dipendenza da gioco, l’immagine dello sport che viene danneggiata e quella dell’industria del gioco legale che finisce per essere additata come la causa di ogni male. Un’associazione come Ulis che da anni affronta questi fenomeni come giudica questi casi?
“Questi casi confermano la gravità di un fenomeno che ULIS denuncia da anni: il rischio crescente che l’illegalità penetri nel tessuto dello sport professionistico, approfittando di lacune importanti nella prevenzione e nella formazione. Parliamo di atleti, spesso giovani, esposti a circuiti non regolamentati che sfruttano vulnerabilità personali e mancanza di consapevolezza. Il danno non è solo reputazionale, ma sistemico: si mina la credibilità dello sport e si getta discredito anche sull’industria del gioco regolamentato, che invece opera con regole rigide, trasparenza e strumenti di controllo molto avanzati. Il comparto dei giochi pubblici in Italia, infatti, è uno dei più monitorati in assoluto e presenta standard altissimi di compliance confermati dai dettami del nuovo bando di gara, che posizione la cornice regolatoria italiana come una best practice a livello internazionale”.
Come può il mondo sportivo reagire e prevenire questo fenomeno con più forza?
“Serve un cambio di passo deciso. Un modello di Governance efficace. Non bastano misure repressive: è fondamentale agire su tre livelli. Primo, piani di educazione e formazione obbligatoria per tutti gli atleti, fin dalle giovanili. Secondo, integrazione di modelli di governance efficaci, come la figura dell’Integrity Officer e l’adozione del Modello 231. Terzo, un lavoro di squadra con le autorità regolatorie, affinché lo sport non sia mai lasciato solo di fronte a queste sfide.
Il D.Lgs. 231/2001 introduce la responsabilità amministrativa degli enti (incluse associazioni e società sportive) per reati commessi nel loro interesse o a loro vantaggio. Tra questi frodi sportive e corruzione. Per mitigare tali rischi ed evitare sanzioni, un ente sportivo dovrebbe 1) adottare un Modello Organizzativo e di Gestione (MOG) per prevenire illeciti, 2) istituire un Organismo di Vigilanza (OdV) con funzioni di controllo e monitoraggio. 3) definire un modello di Governance e procedure interne per prevenire e contrastare fenomeni di match fixing”.
Anche in questo caso, il settore del gioco legale viene danneggiato da quello illegale. Con l’imminente aggiornamento normativo in Italia, quali strumenti ritiene siano davvero efficaci per tutelare il settore e rafforzarne la distanza dall’illegalità?
“La riforma ed il nuovo bando di gara rappresenta una grande opportunità per rafforzare la netta distinzione tra gioco legale e quello illegale.
I concessionari pubblici di scommesse sportive operano in un contesto altamente regolamentato. Il bando di gara per le concessioni online, ad esempio, impone ai partecipanti requisiti di trasparenza e solidità finanziaria per operare sul mercato, obblighi di compliance e monitoraggio delle transazioni per prevenire il riciclaggio di denaro e soprattutto il gioco problematico, l’adozione di sistemi di rilevamento delle anomalie nelle scommesse, spesso in collaborazione con enti internazionali di monitoraggio e meccanismi di tutela del consumatore, inclusa la promozione del gioco responsabile.
Questo quadro impone agli operatori un elevato livello di governance e controllo del rischio, creando un sistema organizzativo orientato alla prevenzione attiva di frodi e comportamenti illeciti.
Ad ogni modo, ulteriori strumenti che posso risultare efficaci sono: la collaborazione con istituzioni finanziarie per intercettare transazioni che non sono tracciate sui canali gestiti dalla nostra amministrazione pubblica (ADM e So.Gei), e sanzioni più dure per chi opera fuori dal perimetro legale. A mio avviso, però, serve soprattutto una periodica campagna istituzionale che spieghi chiaramente ai cittadini la differenza tra gioco autorizzato, regolamentato e quello illegale”.
Quali aspetti avrebbe voluto vedere inclusi nella riforma, ma risultano assenti?
“Il dibattito tenutosi durante l’IGE 2025 (Italian Gaming Expo 2025) su Sport, Scommesse ed Integrità ha evidenziato come Il settore delle scommesse sportive regolamentate è soggetto a un impianto normativo stringente, volto a garantire trasparenza, tutela del consumatore e prevenzione di fenomeni illeciti. Tuttavia, l’ecosistema sportivo – pur essendo direttamente coinvolto nelle dinamiche del betting – non dispone ancora di un modello di governance strutturato e uniforme per la prevenzione del match-fixing e delle frodi sportive.
Da un lato, i concessionari pubblici sono vincolati a rigorose normative che impongono controlli, monitoraggi e meccanismi di compliance. Dall’altro, le federazioni sportive, il CONI e gli organismi di regolazione dello sport non hanno ancora implementato un sistema organizzativo sistemico e proattivo basato su strumenti di prevenzione avanzati come il Modello 231/2001, la Convenzione di Macolin e la figura dell’Integrity Officer.
Questa disparità di approccio evidenzia un divario strutturale tra il mondo dello sport e quello dei giochi pubblici regolamentati, che necessita di essere colmato attraverso un modello integrato e sinergico”.
Nel decreto legislativo di riforma del settore del gioco viene posto un forte accento sulla tutela del giocatore e sul tema del gioco responsabile. Tra i vari aspetti, quello legato alla prevenzione rappresenta da sempre una delle priorità evidenziate da Ulis. Quali strumenti ritiene siano oggi più efficaci per rafforzare le politiche di prevenzione nel settore del gioco?
“La prevenzione passa attraverso la formazione e l’informazione strutturata a tutti i livelli e l’Agenzia Dei Monopoli di Stato con il nuovo bando di gara ha definito degli standard molto alti in termini di lotta al gioco compulsivo e protezione del consumatore. Per quanto attiene l’ecosistema sportivo, la formazione personalizzata, interattiva e continua, rivolta non solo agli atleti ma anche ai dirigenti sportivi e tutti i tesserati risulta fondamentale. Importantissimo anche il supporto psicologico, la creazione di sportelli di ascolto e la diffusione di campagne di sensibilizzazione nei contesti sportivi. Le federazioni sportive e gli enti di governance dello sport non sono ancora vincolati ad un modello sistemico di prevenzione, nonostante siano gli attori principali nella lotta contro la manipolazione delle competizioni. ULIS promuove da anni questi approcci a livello internazionale, con risultati concreti”.
Nel frattempo, l’Agenzia per le Garanzie nelle Comunicazioni ha annunciato una prossima revisione delle linee guida relative alle modalità attuative dell’art. 9 del Decreto Dignità, prefigurando un possibile allentamento del divieto, in linea anche con quanto previsto nel processo di riforma del settore calcistico. Oggi, infatti, il legame tra sistema sportivo e scommesse risulta sempre più stretto, anche a livello internazionale.
Secondo il suo punto di vista, come andrebbe gestito questo rapporto in un’ottica di equilibrio tra sviluppo del settore e tutela dei consumatori?
“Il legame tra sport e scommesse può essere virtuoso solo se trasparente, regolato e ben gestito. Oggi serve un equilibrio tra opportunità economiche per il sistema sportivo e tutela dell’integrità degli atleti e la protezione dei consumatori. Questo significa prevedere regole chiare, supervisione costante, perché il rischio in un ambiente sempre più alimentato dai social attraverso le tecnologie digitali tende ad isolare il soggetto vulnerabile.
Fonte di ispirazione sono le best practices già adottate in altri paesi dove il settore dei giochi regolamentati e lo sport collaborano in maniera efficace attraverso l’adozione di un Modello di Governance Integrato basato sulla formalizzazione di protocolli interni per la prevenzione delle frodi sportive, la costituzione di Organismi di Vigilanza (OdV) con funzioni di monitoraggio e la definizione di responsabilità precise per concessionari pubblici, ente concessorio, atleti, dirigenti e stakeholder.
Inoltre, l’implementazione operativa della Convenzione di Macolin del Consiglio d’Europa è un passo fondamentale per sviluppare piani nazionali di prevenzione anti-match-fixing in collaborazione con le autorità di regolazione nonché per l’introduzione di obblighi per le organizzazioni sportive, le federazioni e tutti i tesserati a iniziative mirate alla prevenzione di illeciti a salvaguardia dell’etica sportiva”.
A livello internazionale esistono best practices che potrebbero rappresentare un modello anche per il sistema italiano? E in che modo potrebbero essere applicate?
“L’Italia è da tempo all’avanguardia sul piano repressivo nella lotta al fenomeno delle scommesse illegali e delle violazioni dell’integrità sportiva. Dispone di strumenti efficaci sia in ambito di giustizia ordinaria che sportiva, con una magistratura attenta, procure federali strutturate e una cornice regolatoria solida e aggiornata, rafforzata ulteriormente dalla recente riforma del gioco pubblico.
Tuttavia, ciò che manca ancora in modo strutturale è un modello di prevenzione integrato, coerente e sistemico. È su questo fronte che si gioca la vera sfida per il futuro.
Le misure repressive, per quanto necessarie, intervengono a posteriori, quando il danno – sia individuale che reputazionale – è ormai compiuto. Al contrario, un approccio preventivo permette di intercettare situazioni di rischio prima che degenerino, proteggendo al tempo stesso gli atleti, l’integrità delle competizioni, l’immagine dello sport e dell’industria del gioco pubblico.
Prevenzione significa:
In sintesi: la repressione serve a punire, la prevenzione serve a proteggere. E oggi, più che mai, è necessario investire di più e meglio proprio nella prevenzione, perché è lì che si costruisce la vera resilienza del sistema sportivo nei confronti delle derive illegali”.
Cristina Doganini – PressGiochi MAG