28 Marzo 2024 - 10:57

Città di Castello: presentata mozione sul gioco d’azzardo patologico

Contro il fenomeno della ludopatia, l’Amministrazione di Città di Castello in Umbria chieda alla ASL il potenziamento dei servizi per il trattamento delle dipendenze da gioco d’azzardo, istituendo un Centro

13 Gennaio 2020

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Contro il fenomeno della ludopatia, l’Amministrazione di Città di Castello in Umbria chieda alla ASL il potenziamento dei servizi per il trattamento delle dipendenze da gioco d’azzardo, istituendo un Centro multidisciplinare e integrato come quello attivo a Foligno, introduca uno sgravio della TASI, la tassa sull’occupazione di suolo pubblico, per chi disinstalla o non incrementa le postazioni di gioco d’azzardo, si doti di un regolamento per il contrasto del gioco d’azzardo: queste le proposte di Castello Cambia, Vincenzo Bucci capogruppo ed Emanuela Arcaleni consigliere, che a Città di Castello in una mozione chiedono interventi a contrasto del gioco patologico, a fronte dei dati diramati dallo Spi CGIL Umbria in base ai quali “il Comune di Città di Castello sia secondo nella classifica assoluta e primo dei grandi Comuni sia per presenza di slot sia per spesa procapite nel gioco; nel nostro Comune a fronte di un reddito medio procapite di 17.677€, siano oltre 50 i milioni bruciati annualmente nel gioco (circa 1.264 € procapite) e ben 463 gli apparecchi, numero relativamente alto per la media nazionale.

Gli umbri dipendenti da gioco d’azzardo presi in carico dai servizi attivati nelle Usl nel 2015 sono stati 357. Gli utenti maggiormente coinvolti nei percorsi di recupero hanno tra i 45 e i 54 anni e sono soprattutto uomini (81 per cento). Negli ultimi anni, c’è stato un ricorso crescente ai servizi infatti, dal 2013 al 2015 l’utenza è quasi raddoppiata (+89 per cento), passando da 199 a 357 unità”.

 

“La legge regionale sul contrasto al gioco d’azzardo patologico prevede la riduzione dell’aliquota Irap solo agli esercizi che disinstallino le slot e definisce la distanza minima di 500 metri dei luoghi sensibili dalle sale da gioco” scrivono Bucci ed Arcaleni “oltre a molte attività mirate al contenimento del fenomeno e alla regolamentazione dell’attività dei locali con apparecchi per il gioco lecito, come ad esempio la definizione della distanza dei locali da luoghi sensibili come scuole, spazi di aggregazione giovanile e strutture sanitarie residenziali”.

“Il comune tifernate che cosa vuole fare? – chiede Castello Cambia – in particolare rispetto a “modello d’intervento omogeneo a partire dal sistema dei servizi socio-sanitari.

I dati della diffusione, nonché della pubblicizzazione, del marchio “No Slot” per gli esercizi ricadenti nel Comune di Città di Castello e la realizzazione dei corsi di formazione obbligatori per i gestori e il personale che opera nelle sale da gioco; i dati degli gli sgravi fiscali a favore dei locali eticamente corretti, così come previsto dalla normativa regionale; i dati degli accessi dei tifernati al numero verde regionale per il gioco d’azzardo patologico”.

PressGiochi