29 Marzo 2024 - 00:34

C’è gioco e gioco. Istituzioni, operatori e associazioni si incontrano alla Camera per parlarne

“La prevenzione al gioco patologico passa attraverso il binario della formazione e dell’informazione, per questo ci siamo schierati verso la scelta del divieto assoluto della pubblicità al gioco. La pubblicità

09 Novembre 2015

Print Friendly, PDF & Email

“La prevenzione al gioco patologico passa attraverso il binario della formazione e dell’informazione, per questo ci siamo schierati verso la scelta del divieto assoluto della pubblicità al gioco. La pubblicità spinge a giocare anche coloro che altrimenti non sarebbero incappati nei disagi che il gioco eccessivo può creare. Il nostro disegno di legge in Commissione Affari sociali si è fermato in attesa, prima della delega fiscale, poi dopo lo stralcio del decreto delegato, degli interventi di carattere fiscali che avdavano inclusi nella Stabilità. Ma sul gioco è ora di intervenire, per questo ho accolto con piacere l’invito di incontrarci oggi per approfondire questo tema”. Paola Binetti esponente dell’Area popolare ha aperto con queste parole il convegno organizzato per la presentazione del libro di Giampiero Moncada ‘C’è gioco e gioco’ presso la sala Aldo Moro della Camera dei Deputati.

 

Tra i relatori della prima sessione, Don Armando Zappolini, Matteo Iori e Maurizio Fiasco.

Per Don Armando Zappolini, “è necessario intervenire sulla pubblicità per dare un segnale di cambiamento alla linea dello stesso Governo. Le iniziative intraprese nelle ultime settimane e le risposte del Governo attraverso le parole del sottosegretario Morando ci fanno ben sperare perché è in ballo la credibilità dello Stato e delle istituzioni. Lo Stato deve riassumere il ruolo che gli è proprio. Il tema è complesso, lo ammetto ma in questo lo Stato deve essere facilitatore di un percorso che permetta sia il business senza dimenticare però di tutelare i cittadini”.

 

Baretta: “La riforma dei giochi non si fermi allo stop della pubblicità”

 

“Ciò che dobbiamo mettere in evidenza – ha dichiarato Matteo Iori del Conagga – sono i rischi dei diversi giochi, delle slot, delle video lotterie, ancor più pericolose, del bingo, delle scommesse.

Lo stesso Lotto sembra tra i giochi meno pericolosi ma tuttavia ci sono giocatori che diventano patologici anche per questo. I Gratta e vinci che trasmettono il rischio erroneo della vincita facile a portata di mano. Questi sono tutti meccanismo che ti fanno illudere di vincere velocemente cosa che nella realtà non è così. Ancora troppe tabaccherie vendono gratta e vinci ai minori.

Dobbiamo conoscere chi gestisce il gioco: aziende legali a cui lo Stato ha dato tale concessione. Se vogliamo incidere davvero per un cambiamento, dobbiamo trovare dei punti in comune sottolineando le criticità del mercato costruendo un contesto per migliorare però lo stile di vita dei cittadini con molte più attenzioni alle fasce deboli della popolazione.

Vanno cancellate le possibilità di promuovere un gioco puntando sull’illusione della facilità della vincita rendendo anche meno aggressivi molti giochi sapendo che il gioco è legale e dobbiamo perseguire tutti insieme questi obiettivi”.

 

“L’usura – ha spiegato Maurizio Fiasco (Consulta nazionale antiusura – Alea) – non è un effetto collaterale ma è una ragione per le quali nella storia lo Stato italiano ha deciso di contenere il gioco al di fuori delle città. Successivamente si cambiò posizione per ragioni di carattere fiscale. Oggi nella maggior parte dei casi il gioco viene gestito dall’estero, la maggior parte delle compagnie che lo esercitano stanno spostando le loro sedi altrove. Ciò che rimane per il fisco italiano è la tassazione sul consumo. I Ctd, ad esempio, operano come terminali per allibratori esteri e fanno un intermediazione del gioco.

Dovremmo vedere se un modello di questo genere è compatibile con i dettati costituzionali. Il paradigma del gioco industrializzato e mediato dalle tecnologie realizzato esclusivamente per produrre volumi di consumo, questo modello di gioco è costruito sul tempo sociale di vita e sul consumo del denaro. Il rischio che l’ordinamento cercava di evitare per la salute e l’ordine pubblico porta oggi a produrre una forma di dipendenza di massa al gioco d’azzardo. L’offerta del gioco si legittima in virtù della necessità dello Stato di intervenire per garantire l’ordine pubblico. Se invece valutiamo l’aspetto dell’attività ludica e di intrattenimento non possiamo vietare a chi gestisce il territorio e quindi regioni e comuni, di regolamentare la materia come si fa per tutte le altre attività legate all’intrattenimento.

 

Angelozzi (Acadi): “Bisogna lavorare su riduzione dell’offerta ed evoluzione tecnologica del prodotto gioco”

 

Ughi (Agisco): “Sui giochi, lo Stato sta perdendo il suo monopolio”

 

 

PressGiochi