28 Marzo 2024 - 13:19

Casinò. Pagan: “La situazione dei casinò non si risolve con cambi di manager ma con un intervento normativo nazionale”

«A oggi non ho avuto contatti di alcun tipo con Venezia per un ipotetico ritorno al Casinò. Ma mi fa comunque piacere che si comincino a riconoscere i risultati ottenuti

20 Settembre 2015

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«A oggi non ho avuto contatti di alcun tipo con Venezia per un ipotetico ritorno al Casinò. Ma mi fa comunque piacere che si comincino a riconoscere i risultati ottenuti al Casinò di Campione d’Italia sotto la mia gestione, valutando forse diversamente da quanto è stato fatto il mio lavoro in laguna. Credo che comunque la situazione delle case da gioco, compresa Venezia, non si migliori solo con i cambi di manager, ma creando piuttosto una “squadra” a livello nazionale che unisca i migliori professionisti delle quattro case da gioco, dando seguito anche alla proposta a cui sta lavorando il sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta».

Carlo Pagan, amministratore delegato del Casinò di Campione d’Italia dopo esserlo stato prima a Venezia, risponde così alle voci insistenti in laguna che parlano di un suo possibile ritorno alla direzione generale della casa da gioco al posto di Vittorio Ravà, in uscita.

Baretta lavora da tempo a un progetto di unificazione della gestione dei quattro Casinò italiani – per risolverne la crisi – che potrebbe anche trovare posto nella prossima Legge di Stabilità.

 

«La cosiddetta statalizzazione dei casinò – ha già dichiarato – non è un’ipotesi ma una mia proposta di lavoro. I casinò sono in crisi e anche i Comuni pagano il pegno di questa situazione. Forse è arrivato il momento di pensare a un piano nazionale sui casinò perché non si tratta del problema del singolo territorio. Quindi la questione va affrontata in maniera complessiva».

 

Intanto, dopo la Cgil, anche Cisl, Cisal, Rlc e Ugl hanno inviato una lettera aperta a Brugnaro sulla crisi del Casinò, su cui per i sindacati – si legge – c’è la «responsabilità politica di chi ha governato la città in questi anni e che ha preteso più di quello che il casinò poteva dare, e non dava poco. A quell’epoca (giunta Cacciari), non bastavano 95 milioni di euro, dovevano essere 108 per salvare un bilancio del comune e l’andazzo si è ripetuto per anni e anni. È da queste vicende che ha inizio sia la parabola dell’indebitamento sia il privare l’azienda di risorse indispensabili al suo futuro!». Viene inoltre evidenziata la «responsabilità manageriale, che ha assecondato lo strangolamento dell’azienda e che ha nomi noti». E ha fatto notare che «è sì vero che il costo del lavoro è precipitato per via dei mancati incassi», ma questo «sta a significare quanto sia rilevante la parte variabile dello stipendio legata alla produttività, mentre la parte fissa è in linea con altri contratti ed anzi a volte è minore».

I sindacati pensano anche all’unificazione delle due case da gioco di terraferma e centro storico, lasciando solo quest’ultima – contrari invece a trasformazioni alberghiere, come in parte auspica la Cgil – alla rinuncia definitiva alla privatizzazione e a cessioni patrimoniali di beni del Casinò, compresi forse i terreni di Tessera.

 

PressGiochi