25 Aprile 2024 - 03:16

Carbonia: il 49% degli adolescenti gioca a Gratta e vinci

A Carbonia sono stati presentati i risultati del progetto di prevenzione e contrasto al gioco d’azzardo patologico “Azzardo: non chiamiamolo gioco” rivolto agli alunni delle scuole medie inferiori. Il progetto,

20 Gennaio 2016

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A Carbonia sono stati presentati i risultati del progetto di prevenzione e contrasto al gioco d’azzardo patologico “Azzardo: non chiamiamolo gioco” rivolto agli alunni delle scuole medie inferiori.

Il progetto, finanziato tramite bando dal comune di Carbonia, è stato realizzato dall’Associazione ASSI.GAP Onlus Associazione Sarda per lo Studio e gli interventi sul gioco d’azzardo patologico, in collaborazione con le Scuole cittadine e la ASL 7.

Maria Marongiu, assessore delle Politiche sociali, Lucia Amorino, assessore dell’Istruzione e Formazione hanno evidenziato l’importanza del percorso proposto ai ragazzi, pensato per dare corrette informazioni sul fenomeno, prevenire gli effetti negativi del Gioco d’Azzardo e sensibilizzare i giovani e le loro famiglie sui pericoli legati alle ludopatie.

Il presidente dell’ASSI.GAP Onlus, Nanni Cerina, ha ricordato che il comune di Carbonia è particolarmente sensibile a queste tematiche: è uno dei primi in Sardegna ad aver adottato un Regolamento sulle sale gioco, estendendo (primo in Sardegna) le limitazioni previste per le sale da gioco alle agenzie di scommesse e sale bingo. Carbonia è anche uno dei pochi Comuni sardi a promuovere corsi di prevenzione per un problema gravemente sottovalutato e pericolosamente diffuso in tutta Italia e in Sardegna in particolare, dove il dato sul gioco d’azzardo è più alto del 25% rispetto alle altre Regioni.

L’intervento dell’ASSI.GAP Onlus prevedeva la somministrazione di un questionario per rilevare i comportamenti dei più giovani. Il 40,5% dei 380 ragazzi, tra i 10 e i 15 anni, delle scuole coinvolte ha speso soldi, almeno una volta, in giochi d’azzardo, di cui quasi la metà (49%) nell’acquisto di gratta e vinci e il 31% in altri giochi come lotto, superenalotto e ticket redemption (giochi con premi non in denaro).

La psicologa Martina Carta, che ha studiato i risultati dei questionari, ha rilevato che i ragazzi conoscevano il problema, ma in modo superficiale. Pur conoscendo il fenomeno e i rischi, i giovani studenti non ne riconoscevano la gravità, proprio per la leggerezza con cui socialmente si spendono i soldi in qualsiasi forma di gioco d’azzardo, facendolo sembrare innocuo e nascondendo le sue terribili conseguenze.

Il problema fondamentale, infatti, è che le cartelle da grattare nella speranza di una vincita in denaro, qui come nel resto d’Italia, non sono percepite come Gioco d’azzardo, come se il fenomeno fosse “cronicizzato” o “normalizzato”. Mentre fenomeni come la droga creano allarme sociale, il gioco d’azzardo non viene disapprovato, al contrario è tollerato, sottovalutato e promosso continuamente dalle diverse campagne pubblicitarie.

L’interesse, la curiosità e la partecipazione dei ragazzi al progetto “Azzardo: non chiamiamolo gioco” è stato, comunque, molto positivo. Questo dato fa ben sperare nei risultati dell’azione formativa, che ha sicuramente contribuito a sensibilizzare e creare una maggiore consapevolezza sui

Il prossimo passo sarà la presentazione dei risultati a ciascuna Scuola con una discussione capace di coinvolgere insegnanti, genitori e ragazzi. Si lavorerà anche per allargare il target coinvolto, con il plesso scolastico che non ha potuto partecipare per problemi organizzativi interni, e con le scuole superiori di competenza della ex provincia di Carbonia Iglesias.

PressGiochi