18 Aprile 2024 - 18:54

Calcio in fermento contro il divieto alla pubblicità del gioco. Fenucci (Bologna): “Una follia”

Il mondo del pallone è in fermento, scrivono Andrea Bassi e Alvaro Moretti su Il Messaggero. La decisione del ministro del lavoro e dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio, di

29 Giugno 2018

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Il mondo del pallone è in fermento, scrivono Andrea Bassi e Alvaro Moretti su Il Messaggero. La decisione del ministro del lavoro e dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio, di vietare le sponsorizzazioni delle squadre da parte delle società di scommesse, è considerata come uno sgambetto in grado di mettere in ginocchio l’intero sistema calcio.

“Una misura inaccettabile”, dice il presidente del Genoa Enrico Preziosi. “Dove si mira? A tagliare le risorse al sistema”, ragiona l’imprenditore di Giochi Preziosi.

Preziosi non riesce a comprenderne la ratio. «Lo scopo è di ridurre la dipendenza? Ma così si alimenterebbero le puntate all’estero, per non parlare dei circuiti illegali. È un provvedimento senza senso e populista, che penalizzerebbe un sistema come quello calcistico che già fatica a stare in piedi. Sarebbe una mazzata e non risolverebbe nemmeno il problema che si vuole affrontare».

Il patron del Genoa cita un precedente, quello delle sigarette. «Voi pensate che la gente abbia smesso di fumare dopo che sui pacchetti sono comparsi quegli slogan sui rischi del fumo? Non è cambiato nulla. Di solito i divieti non fanno che alimentare ancora di più certe pratiche. Sono proprio arrabbiato».

 

Per Claudio Fenucci, amministratore delegato del Bologna, il divieto di sponsorizzazioni che dovrebbe entrare nel decreto “dignità” del governo, è “una follia. Il calcio”, spiega, “perderebbe immediatamente 100 milioni di euro di risorse”. E si tratterebbe del danno minore, perché il mancato incasso di quei soldi “metterebbe a rischio tutta la filiera”.

Il direttore generale della Roma, Mauro Baldissoni, parla di un “provvedimento che sa di populismo, che trasformerebbe l’Italia in una enclave con il rischio del ritorno al toto nero”. Ma la preoccupazione è soprattutto sulla tenuta del sistema.

 

 

Secondo il ReportCalcio della Figc, in Serie A su un totale di 681 accordi di sponsorizzazione il 2% riguarda il betting. All’estero l’incidenza maggiore si registra in Inghilterra (8%) e Turchia (9%) e nelle dieci top league si contano 23 sponsor di maglia del settore. Al momento in Serie A nessuna squadra ha una società di scommesse come jersey sponsor ma la metà dei club vanta accordi commerciali che vanno dalla cartellonistica allo stadio alle campagne di marketing con i calciatori. Per un club medio si tratta di contratti che oscillano tra 500mila e un milione di euro, ovviamente di più per le big.

 

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