24 Aprile 2024 - 01:14

Avv. Sbordoni: “La rete legale nella sua giusta dimensione va tutelata, non denigrata”

“A metà gennaio l’onorevole Rosy Bindi, nella sua veste di presidente della commissione antimafia, nella discussione generale sulla relazione antimafia, ha fatto alcune rilevanti osservazioni” scrive in una nota l’avvocato

01 Febbraio 2017

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“A metà gennaio l’onorevole Rosy Bindi, nella sua veste di presidente della commissione antimafia, nella discussione generale sulla relazione antimafia, ha fatto alcune rilevanti osservazioni” scrive in una nota l’avvocato Stefano Sbordoni.

La penetrazione mafiosa – rileva – non riguarda solo più i tradizionali settori imprenditoriali, ma allarga i suoi tentacoli anche nei settori del gioco e delle scommesse, della gestione delle slot machine, delle scommesse sportive on line fino al fenomeno del match fixing. Secondo il Presidente della Commissione “il comparto del gioco risulta di altissimo interesse per la criminalità di tipo mafioso, stante la possibilità di realizzare, attraverso la gestione diretta o indiretta delle società inserite a vario titolo in tale comparto, ingenti introiti, anche attraverso il riciclaggio e il reinvestimento di capitali provenienti dalle tradizionali attività delittuose, riducendo al minimo il rischio di incorrere nella morsa dell’attività repressiva delle forze di polizia. Il lavoro di inchiesta della Commissione ha infatti rilevato che, a fronte di rilevanti introiti economici, l’accertamento delle condotte illegali è alquanto complesso e le conseguenze giudiziarie piuttosto contenute, in ragione di un sistema sanzionatorio, quale quello vigente, che, a causa di pene edittali non elevate per il reato di gioco illecito, non permette l’utilizzo di più efficaci sistemi di indagine, ed esso è presto destinato alla prescrizione“.

Sempre a tal proposito recentemente il Ministero dell’Interno nella relazione della Direzione Investigativa Antimafia relativa al primo semestre 2016, presentata al Parlamento dal Ministero dell’Interno, nel ribadire come la criminalità organizzata sia interessata a questo settore, ha messo in rilievo il fatto che la mafia siciliana, la camorra e la ‘ndrangheta hanno formato un asse incentrato “sulle attività illecite”, con una collaborazione attiva di alcuni clan “nelle estorsioni e nella gestione del gioco d’azzardo”. Il Ministero degli Interni, nell’illustrare le importanti operazioni compiute negli ultimi anni, ha rilevato come gli interessi in comune erano amministrati “nel settore del gioco e delle scommesse illegali, anche on line”, grazie alla collaborazione di “professionisti del settore” che avrebbero agevolato non solo la criminalità campana, ma anche la ‘ndrangheta e cosa nostra, in una commistione di interessi la cui portata è tale da far prevalere la convenienza di una spartizione concordata dei profitti illeciti.

La criminalità siciliana avrebbe interesse nel gioco illegale anche in ambito internazionale. New York – anche con ramificazioni in Canada – rappresenta un’area nevralgica dell’economia statunitense, e per l’organizzazione siciliana un centro di interessi con riferimento al riciclaggio di capitali illeciti, all’usura, alle estorsioni, al traffico di sostanze stupefacenti, al gioco d’azzardo, al traffico di esseri umani e allo sfruttamento di mano d’opera.

Tornando in Italia, in Sicilia la raccolta illecita delle scommesse, anche telematiche – sempre secondo quanto si legge nella relazione – appare fortemente esposta agli interessi della criminalità organizzata, che oltre alla gestione di scommesse illegali raccolte on-line, avrebbe organizzato corse clandestine di cavalli e installazione di video poker non collegati alla rete.

In Campania i clan hanno tra gli ambiti criminali di maggior interesse “il riciclaggio, l’usura, le estorsioni, la gestione delle puntate e delle scommesse d’azzardo on line”. Gli esponenti dei clan “si sarebbero avvalsi del know how di esperti professionisti informatici per creare una vasta rete illegale di gioco on line, utile a riciclare capitali (…)”. La strategia emersa vede l’attività di esponenti di clan camorristici operare “in alcuni casi in sinergia con la ‘ndrangheta e cosa nostra, con una commistione di interessi la cui portata è tale da far prevalere la convenienza”, ribadisce la relazione, per “una spartizione concordata dei profitti illeciti, alla stregua di quanto rappresentato con riferimento al menzionato ‘metodo del tavolino’”.

In Calabria le attività criminali mostrano una strategia di gestione “a monte del settore economico da infiltrare, intercettando i gangli fondamentali della filiera, sia essa collegata al settore dei trasporti, della logistica industriale, dell’edilizia, dell’agro-alimentare, della sanità, del turismo, dell’energia o delle scommesse on line, solo per citarne alcuni, la cui valenza sta crescendo di pari passo con l’apertura delle frontiere del mercato internazionale”.

E’ evidente quindi come il gioco illegale resti un settore allettante per la criminalità che, laddove non vigono regole, può operare in maniera incontrastata. La politica proibizionistica che il Governo sta consentendo agli enti locali rischia di favorire l’espansione e il consolidamento degli interessi criminosi (come il riapparire all’interno degli esercizi commerciali dei videopoker, a cui fa cenno anche la DIA nella sua relazione). Laddove invece vi sono controlli – sempre migliorabili naturalmente – la criminalità organizzata ha vita breve, restando invischiata nella ragnatela normativa. Prova ne sono i notevoli risultati ottenuti dalle forze di polizia (GdF, CC, PS), e anche le aziende sottoposte ad amministrazione giudiziaria.

E’ necessario dunque avere coraggio e senza derive integraliste calibrare l’offerta di gioco, collaborarando tra tutte le istituzioni in maniera propositiva. La rete legale nella sua giusta dimensione va tutelata, non denigrata”.

PressGiochi