20 Aprile 2024 - 01:56

Astro. Gioco legale e “good causes”: chi ci crede può darsi da fare

Astro analizza il caso di un’impresa italiana che utilizza parte dei propri ricavi per scopi benefici come una metafora del possibile e necessario cambiamento di ottica e prospettive riguardo il

17 Marzo 2016

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Astro analizza il caso di un’impresa italiana che utilizza parte dei propri ricavi per scopi benefici come una metafora del possibile e necessario cambiamento di ottica e prospettive riguardo il gioco lecito, un cambiamento che potrebbe essere un importante incentivo a mutare la percezione erronea che la società attuale sembra avere su intero settore.

“L’azienda VNE, impresa italiana molto attiva nel settore del gioco lecito, dona ai bambini dell’asilo Delatre di Seravezza (LU) un nuovo parco divertimento tramite giochi costruiti con materiale riciclato- commenta Astro- la notizia è trapelata direttamente da una nota stampa dell’Amministrazione comunale del Comune di Seravezza, tramite la quale si ringraziava la locale realtà imprenditoriale per la donazione delle nuove altalene, dei nuovi giochi a molla e delle nuove panchine. C’è chi definisce questa tipologia di imprenditori come dei ‘benefattori’, ma nel caso specifico si è preferito fregiarsi del solo titolo di ‘responsabili’. Lorenzo Verona (VNE) ha infatti precisato: ‘…spero che aldilà del gesto, resti la testimonianza che il nostro lavoro è un lavoro che crea ricchezza e benessere oltre ad occupazione e se viene fatto responsabilmente, può essere anche socialmente utile.’ Un piccolo gesto, sicuramente, ma che comunque offre l’occasione per aprire un dibattito molto caro ad AS.TRO, quello della ‘vicinanza’ tra imprese di gioco e rispettivo territorio, unitamente a quello della ‘responsabilità sociale’ dell’impresa, molto caro ai nuovi teorici dell’economia, come ai nostri padri costituenti . Nonostante il comparto industriale dei giochi sia fortemente discriminato, questo gesto dimostra quanto, in realtà, ci si possa dar da fare per fornire ai territori un segno tangibile del ‘valore aggiunto dell’impresa’, il quale (a prescindere dal settore di cui si tratti) non si arresta mai nella occupazione, ma deve potersi manifestare in gesti quotidianamente percepibili dalle cittadinanze”.

“In Inghilterra- continuano- ad esempio, con gli introiti derivanti dal gioco vengono finanziati progetti riguardanti la salute (finanziamenti per la ricerca in campo medico e per la costruzione di ospedali), l’educazione (borse di studio per gli studenti più meritevoli) e l’ambiente (riforestazione del territorio) ma anche lo sport, l’arte ed il patrimonio culturale. Lo stesso avviene in Finlandia, Svezia e nei Paesi Bassi, così come dall’altra parte del mondo, negli USA e in Argentina. Il settore non viene ostracizzato dal dibattito pubblico ma, anzi, in questo modo si crea un canale diretto e visibile tra territorio e comparto industriale. Naturalmente la chiave di lettura non viene strumentalizzata, inquadrandola nello ‘scambio becero’, o in un modo per ‘pulirsi la coscienza’ bensì è vista per quello che è, ovvero un contributo effettivo ai bisogni del territorio. Lo stesso sottosegretario all’economia, on. Baretta, in un’intervista pubblicata proprio oggi, si dice d’accordo su questo percorso: ‘…se usciamo da questa logica e immaginiamo invece che da un settore così complesso, con elementi di grande contraddittorietà, possa emergere un piano di opere, e quindi non solo lotta alla ludopatia, ma più in generale per i servizi sociali sul territorio, allora questo avrebbe un senso.’ Fino ad oggi, infatti, il gioco autorizzato si è sempre infranto su quella stessa opinione pubblica che lo ha dipinto come piaga da evitare, come ‘sinistro’ che genera ‘sinistri’. Contemporaneamente, però, l’industria del gioco genera occupazione per più di 100 mila famiglie e consegna all’erario più di 8 miliardi di euro annui: numeri impressionanti che, appunto, all’estero vengono indirizzati verso le ‘good causes’ e contribuiscono a generare ‘welfare’, ribaltando, con i ‘fatti’, l’ impressione negativa che si può avere del gioco”.

“Sapere che parte dell’introito del gambling servirà a finanziare progetti di welfare- conclude Astro- potrebbe incentivare una nuova e corretta percezione del gioco, scevra da miopi pregiudizi e capace di far capire l’importanza di sostenere il gioco pubblico, che rappresenta una realtà industriale seria e alla quale va riconosciuta la corretta dignità. Una legge sulla “good causes” forse un giorno ci sarà, ma nel frattempo “darsi da fare” è un imperativo per tutte le imprese che si propongono di conformarsi ai modelli industriali moderni ed evoluti”.

PressGiochi