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Asteriti: “Sull’azzardo difficile coniugare l’esercizio di attività economica e tutela della salute”

Questo nuovo intervento dell’avvocato Osvaldo Asteriti riguarda la relazione sulle esigenze economiche legate all’azzardo e la tutela della salute delle persone. “Il gioco d’azzardo legale ha incassato nel 2016 una

17 Marzo 2017

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Questo nuovo intervento dell’avvocato Osvaldo Asteriti riguarda la relazione sulle esigenze economiche legate all’azzardo e la tutela della salute delle persone.

“Il gioco d’azzardo legale ha incassato nel 2016 una somma enorme, 96 miliardi di euro, spesi dagli italiani per inseguire un sogno, che purtroppo spesso si trasforma in un incubo, con gravi conseguenze su diversi aspetti della vita delle persone, compresa la sfera della salute. Secondo le cifre “ufficiali”, gli ammalarti di disturbo da gioco d’azzardo sarebbero “solo” 15 mila, quelli curati dai Ser.D. Il dato sembra effettivamente sottostimato, considerando che ci sono in Italia 8.000 Comuni e quindi, in media in ognuno ci sarebbe la presenza di 1,8 malati di Gap, il che sembra poco verosimile”.

“Per le stime ufficiali- continua l’avvocato- passatemi l’ossimoro, ma si tratta di dati molto attendibili, utilizzati anche dal Ministero della salute, gli ammalati di Gap sarebbero invece oltre 250 mila, e quasi un milione i giocatori che presentano un profilo di rischio serio di ammalarsi, dati che dimostrerebbero come la dipendenza non rappresenti una ipotesi accidentale e sporadica del gioco d’azzardo, ma un evento frequente e “organico” dello stesso. Al di là delle cifre, quello che non si può negare è che il gioco d’azzardo “legale”, un servizio pubblico gestito dallo Stato in regime di monopolio, attraverso suoi concessionari, ha una sicura potenzialità lesiva sulla salute di coloro che lo praticano, può causare dipendenza patologica, dato rilevante e tuttavia trascurato”.

“Nonostante questa terribile evidenza- prosegue- il gioco d’azzardo legale viene trattato come un qualsiasi altro comparto economico, facendo prevalere gli interessi della filiera, spesso schermati dalla esigenze occupazionali del settore, senza porre l’accento, come dovrebbe avvenire in un paese civile, sulle esigenze prioritarie di tutela della salute dei cittadini. Prevalgono le considerazioni economiche, le esigenze di business, gli interessi della filiera, grazie ad un atteggiamento acritico e miope, caratterizzato da grande ipocrisia, che non guarda alle conseguenze, gravi, dell’attività svolta, ma si limita a cercare di ottimizzare i margini di guadagno delle imprese del settore, senza neppure l’applicazione di alcun principio di precauzione, per tutelare un diritto costituzionalmente garantito”.

“Il problema- conclude Asteriti- è che benessere economico e tutela della salute, in Italia, appaiono come termini inconciliabili di un binomio, come se per fare business, si dovessero necessariamente trascurare le esigenze, la qualità della vita, il benessere delle persone, basti pensare a Marghera o all’Ilva di Taranto, dove la scelta è posta, in termini inaccettabili, tra il lavoro e la salute. E appare chiaro che la salute è considerata come un elemento assolutamente recessivo rispetto alle esigenze economiche del business, nonostante la nostra Costituzione prescriva che l’attività economica “non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana”.

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