23 Aprile 2024 - 11:52

Asteriti: “Se non lo faccio io, ci pensa qualcun altro”

L’avvocato Asteriti stavolta riflette e contrasta la scelta “morale” dell’azzardo legale contrapposto a quello illegale.   “Si sente spesso ripetere che l’azzardo legale è il modo migliore per contrastare l’azzardo

09 Novembre 2016

Print Friendly, PDF & Email

L’avvocato Asteriti stavolta riflette e contrasta la scelta “morale” dell’azzardo legale contrapposto a quello illegale.

 

“Si sente spesso ripetere che l’azzardo legale è il modo migliore per contrastare l’azzardo illegale- commenta- Secondo i sostenitori di questa teoria, l’offerta di azzardo legale avrebbe l’effetto di allontanare l’azzardo illegale, con indubbi vantaggi per i giocatori. C’è una considerazione preliminare e assorbente rispetto a qualunque altra in merito a questa teoria: che è assolutamente falsa, come ha dimostrato lo studio della Commissione nazionale antimafia, durato due anni, secondo cui l’azzardo legale è il terreno di coltura, il moltiplicatore, il lievito dell’azzardo illegale”.

 

“La teoria, oltre a essere destituita di ogni fondamento- prosegue l’avvocato-  sui basa su una mossa argomentativa nota, ma debole: ‘se non lo faccio io, ci pensa qualcun altro’, con effetti magari peggiori. Un po’ come la strategia elettorale della Clinton, votate me perché Trump è peggio, si è visto come è finita.

Se non lo faccio io, lo fa qualcun altro, è un argomento utilizzato di norma da chi ha un diretto interesse economico a realizzare quell’attività, a compiere quell’azione, lo stesso utilizzato dall’Inghilterra per giustificare la vendita di armi a paesi del terzo mondo. In realtà, bisognerebbe fare più attenzione alla direzione delle nostre azioni, alle conseguenze che da esse possono derivare e chiederci, senza ipocrisia, se il motivo per cui le compiamo risponda a reali criteri di utilità generale. Prestare maggiore attenzione, insomma, all’ecologia dell’azione, per evitare che quello che poniamo in essere possa avere effetti disastrosi”.

 

“Non ci muoviamo, almeno non esclusivamente, su un terreno morale- continua- in cui una azione si valuta esclusivamente sul piano delle sue conseguenze, ma su un piano pratico, sul piano delle conseguenze che la mia azione può avere su un certo numero di persone, sulla loro esistenza.

Penso ai giocatori d’azzardo malati di Gap, penso alle loro famiglie, alle loro sofferenze e a quelle di chi sta loro vicino e mi chiedo se la teoria del ‘se non lo faccio io, ci pensa qualcun altro’, possa avere reali effetti consolatori o non lasci immutato il peso delle conseguenze dell’azione compiuta, sulle spalle di chi l’ha compiuta. In questo contesto, una offerta di azzardo come quella attuale, capillare e soffocante, sostenuta da una pubblicità invasiva e ingannevole, meccanismi di gioco di cui appare sicura la efficienza patogena, sono ancora giustificabili con l’assunto, tanto qualcuno la farebbe comunque, quindi è meglio che lo faccia io, anche perché così i rischi sono minori.

 

“Ma questi rischi sono poi davvero minori?- conclude Asteriti- I malati di Gap, secondo le stime 800.000, si sono ammalati con l’azzardo illegale, quello cattivo spacciato dalle mafie o hanno sviluppato una dipendenza patologica praticando i giochi d’azzardo ‘legali e responsabili’ offerti dai monopoli, rimanendo vittime di questa teoria secondo cui non si guarda mai alle conseguenze di un’azione, ma solo al tornaconto che se ne ha nel compierla. Tanto si trova sempre qualcuno disposto a giustificarla, con teorie prive di ogni fondamento, ragionevolezza e umanità”.

 

PressGiochi