28 Marzo 2024 - 21:12

Asteriti: “Non convince la proposta di destinare il gettito fiscale dell’azzardo per buone cause”

L’avvocato Osvaldo Asteriti commenta la proposta di utilizzare i proventi sull’azzardo per le buone cause. “La proposta di destinare il gettito fiscale derivante dal gioco d’azzardo a qualche buona causa-

25 Gennaio 2018

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L’avvocato Osvaldo Asteriti commenta la proposta di utilizzare i proventi sull’azzardo per le buone cause.

“La proposta di destinare il gettito fiscale derivante dal gioco d’azzardo a qualche buona causa- commenta- o magari la proposta di aumentare l’imposizione tributaria per finanziare progetti concreti, di solito molto seducenti per le persone, è una tentazione trasversale e ricorrente nella nostra classe politica, soprattutto in periodi preelettorali. L’operazione ha il sapore del déjà vu. Il primo gratta e vinci è stato indetto nel 1994, per finanziare il c.d. piano salvalavoro del Ministro Gino Giugni e come sia andata a finire è sotto gli occhi di tutti. E’ innegabile che l’ipotesi di prelevare delle risorse da un certo settore e destinarle a progetti di particolare rilevanza sociale abbia una sua presa sulle persone, ma cercherò di chiarire le ragioni che mi inducono a non valutare positivamente la  proposta di aumentare il prelievo fiscale sul gioco d’azzardo, anche se per finanziare progetti politici determinati. Intanto, una ragione “ideologica”. Utilizzare le risorse derivanti dal gioco d’azzardo per finanziare progetti politici mi sembra il modo migliore per legittimarne la pratica, per coonestare un’attività che di positivo non ha assolutamente nulla, e andrebbe contrastata, generando, tra l’altro, la vicenda un evidente conflitto di interessi, che raggiunge il livello di una vera e propria aporia”.

 

“Il Governo- prosegue l’avvocato- dovrebbe promuovere il gioco d’azzardo, come peraltro fa già ora, per incrementare le entrate tributarie, da destinare a finanziare progetti particolarmente meritevoli, magari relativi al lavoro o alla ricerca scientifica e, contemporaneamente, dovrebbe ridurne l’offerta e il “consumo”, tenendo conto  delle drammatiche conseguenze  economiche e sociali per persone e famiglie che implica, oltre ai concreti rischi per la salute dei giocatori che comporta. L’altra ragione è più pratica. L’aumento del prelievo fiscale sugli operatori del gioco, finirebbe per gravare sui giocatori, sui quali verrebbero traslati i maggiori oneri, secondo una normale prassi imprenditoriale, che porta a scaricare sui consumatori gli oneri fiscali che gravano sull’impresa, come accade ad esempio per le accise sulla benzina e sui tabacchi, che non gravano su petrolieri e major del tabacco, ma le pagano i consumatori dei due prodotti. La vera emergenza posta dal gioco d’azzardo è il pericolo alla salute che la sua pratica comporta, una emergenza che dovrebbe essere affrontata con misure di contrasto concrete ed efficaci, non con proclami e azioni di facciata o con la proposta di un suo sfruttamento economico più intenso.  Una emergenza che postula l’esigenza di una sfida culturale vera, cioè l’ipotesi della sua completa abolizione, senza nascondersi dietro la teoria che qualsiasi arretramento dell’offerta legale comporterebbe un avanzamento di quella illegale, priva di qualsiasi fondamento e smentita categoricamente da tutti gli studi sull’argomento. Come dire, combattiamo l’illegalità copiandone le azioni, che se compiute dallo Stato diventano legali”.

 

“A mio avviso- conclude Asteriti- per affrontare un problema come il gioco d’azzardo occorre un cambio integrale di prospettiva: non considerare il gioco d’azzardo alla stregua di un qualsiasi settore economico, da sfruttare più o meno intensamente a fini fiscali, ma vederlo per quello che è realmente, una criticità della nostra società, che non genera ricchezza per la collettività (la funzione sociale della’attività economica, ex art. 41 Cost.), ma solo ricavi per alcuni, a danno di molti altri, anche a carico della salute. Una attività che promette e vende illusioni, consegnando solo incubi”.

 

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