19 Aprile 2024 - 04:26

Asteriti: “Di chi sono i soldi che gli italiani spendono per l’azzardo?”

Nuova analisi di Osvaldo Asteriti sul gioco pubblico, con una riflessione sui “conti” dei Monopoli. “Quasi 96 miliardi di euro di giocate non sono un dato facile da nascondere e

26 Aprile 2017

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Nuova analisi di Osvaldo Asteriti sul gioco pubblico, con una riflessione sui “conti” dei Monopoli.

“Quasi 96 miliardi di euro di giocate non sono un dato facile da nascondere e tuttavia i monopoli, insieme ad altri attori interessati, ci provano- commenta- La raccolta di oltre 96 miliardi nel 2016 significa miliardi di giocate, di singole azioni di gioco, compiute da 15 milioni di giocatori.
Come si fa a nascondere questa verità? Innanzitutto grazie alle medie. Per calcolare la spesa media, si divide la spesa (raccolta meno vincite) per un numero completamente inventato di giocatori, secondo l’ultima trovata dei monopoli, la “popolazione maggiore di 17 anni”. Insomma un numero modesto (la spesa) diviso un numero elevato (gli italiani maggiori di 17 anni) in modo da ottenere un risultato poco preoccupante. Grazie a questo geniale stratagemma, la spesa media degli italiani per il gioco d’azzardo nel 2016 ammonterebbe solo a 384 € pro capite ad anno. Niente, in media meno di un euro al giorno: dato consolante ma falso”.

“Mi chiedo, a lume di logica- prosegue- come sia possibile che la raccolta, l’insieme delle puntate effettuate dai giocatori, sia uguale a 96 miliardi di euro, mentre la spesa media sia uguale a 384 euro pro capite.
Non c’è dubbio che le puntate effettuate siano state fatte con quattrini dei giocatori e il fatto che i soldi puntati siano stati anticipati dai monopoli, nella consapevolezza che sarebbero stati rigiocati, non penso possa cambiare la sostanza delle cose e cioè che i giocatori hanno effettuato puntate per 96 miliardi di euro. La provenienza di questa enorme massa di denaro non ha una particolare influenza, esce comunque dalle tasche dei giocatori e il fatto che sia stata “vinta” non modifica la questione, a meno di voler ammettere che i soldi “vinti” dai giocatori non siano soldi loro, ma rimangano di proprietà dei monopoli che consentono al denaro di fare un giro nelle tasche degli italiani, sicuri che torneranno presto nelle loro casse”.

“L’ipotesi appare stravagante- continua- e anche interessata, tendendo a voler dimostrare che i soldi delle vincite non diventino soldi di proprietà dei giocatori, rimanendo in un “limbo” fino a che, rigiocati, non consolidino la propria natura, mostrandosi per ciò che veramente sono: soldi dei monopoli anticipati ai giocatori per fidelizzarli, spingendoli a rigiocare. La spiegazione della faccenda si trova, con accenti inquietanti, in un “contributo” di uno dei sostenitori più convinti della netta differenza tra raccolta e spesa, secondo cui “Il giocatore non possiede i 95 miliardi che spende (?) ma gli stessi sono frutto di un ciclo in – out che porta il giocatore a rigiocare, volente o nolente, gli stessi soldi.” Il rigioco, la sua funzione, la dipendenza spiegate finalmente in modo chiaro. Il giocatore che gioca e rigioca sempre gli stessi soldi, che non possiede realmente, ma che utilizza per giocare e rigiocare, volente o nolente.

“Viene da domandarsi- conclude Asteriti- ma come fa il giocatore a giocare e rigiocare, “volente o nolente” dei soldi che non possiede realmente? Nella risposta a questa domanda è nascosto il segreto della dipendenza”.

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