19 Aprile 2024 - 06:29

Arabia Saudita, il nuovo regno dei videogiochi e degli esports

Negli ultimi tre anni, il Regno dell’Arabia Saudita ha impresso una spinta aggressiva nello spazio del gioco di puro intrattenimento, nel tentativo di diversificare le sue entrate basate su petrolio

03 Giugno 2023

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Negli ultimi tre anni, il Regno dell’Arabia Saudita ha impresso una spinta aggressiva nello spazio del gioco di puro intrattenimento, nel tentativo di diversificare le sue entrate basate su petrolio e gas, e di diffondere una nuova immagine a livello internazionale. Gli investimenti del governo saudita riguardano anche il wrestling professionistico, il golf e la Formula 1, ma è chiaro che il gaming è una priorità per il Regno.

Nel giugno scorso, il gruppo Savvy Gaming Group (sussidiaria del fondo di investimento pubblico saudita) ha investito 1 miliardo di dollari in Embracer Group, che detiene i diritti sui videogiochi de ‘Il Signore degli Anelli’ e ‘Deus Ex’, in cambio di una quota dell’8,1%. In precedenza, aveva acquisito partecipazioni in Take-Two, società madre di Rockstar e 2K Games, Electronic Arts e Activision Blizzard, costata circa 1,4 miliardi di dollari. In marzo, il gruppo ESL FACEIT (società confluite nel gennaio ’22 in Savvy), ha acquistato Vindex, società madre dell’organizzatore di tornei di eSport Esports Engine. Ora, i sauditi possiedono quasi tutto l’ecosistema di eSport al di fuori dei campionati supportati dagli editori di giochi, come quelli gestiti da Riot Games e Activision Blizzard.

L’ultima notizia è l’acquisizione dello sviluppatore di giochi mobile Scopely per 4,9 miliardi di dollari. Si tratta di un nuovo mattone verso l’obiettivo di diventare uno degli attori principali dell’industria dei videogiochi, con la creazione in un ‘gaming hub’ da 38 miliardi di dollari. Oltre a Marvel Strike Force, Scopely ha anche sviluppato alcuni giochi mobili ben accolti come WWE Champions, Scrabble Go, The Walking Dead: Road to Survival, Star Trek Fleet Command e molti altri.

Nonostante quello della Savvy sia un ‘pozzo senza fondo’, l’essersi riversata soprattutto negli esports rappresenta un rischio non da poco. Sta di fatto che i venture capitalist e altri investitori hanno fatto scommesse folli su questo settore, senza però ottenere i frutti sperati. Ed ora il gruppo saudita sta approfittando dell’opportunità per accaparrarsi aziende vitali per l’ecosistema degli eSport. Ma resta la domanda: vale la pena di spendere così tanto nella prospettiva che gli esports possano anche non rinascere?

Forse è poco, ma il tutto potrebbe risolversi in una bella operazione di immagine per un paese bersagliato dalle critiche in quanto continua ad applicare la pena di morte spesso senza un regolare processo; ad infliggere pene corporali tremende a ladri, omosessuali, spacciatori e giocatori d’azzardo; a vietare le organizzazioni per i diritti umani e ad arrestare arbitrariamente gli attivisti o a privarli della libertà di movimento.

Resta il fatto che per il governo saudita tutto ciò ha a che fare, anche lontanamente, con la tecnologia e l’innovazione costituisce una priorità assoluta. Da tanti anni, ormai, è impegnato a promuovere una miriade di iniziative per elevare gli standard dei servizi, la conoscenza scientifica, lo studio e la ricerca. Ma anche a livello sociale qualcosa sta cambiando. Un tipico esempio ce lo offre il progetto Vision 2030, che vuole cambiare il volto della società locale per adeguarla alle trasformazioni economiche e sociali in corso.

Poiché da quelle parti si ragiona sempre in grande, si vuole anche dare l’impronta di come dovrebbero essere le città del futuro. Entro il 2030 saranno pronte tre nuove ‘smart city’ – New Murabba, Trojena e The Line – assolutamente rivoluzionarie nel concept e nelle soluzioni tecnologiche, così ardite da sembrare scenari da film di fantascienza.

In questo fantasmagorico contesto, il videogioco in tutte le sue accezioni avrà sempre più spazio. In un forum mondiale a Riyadh, Mohammed Saud Al-Tamimi, governatore della Commissione per le comunicazioni e la tecnologia dell’informazione, ha affermato che in Arabia Saudita, l’89% della popolazione saudita è composta da giocatori (un record mondiale!) e ha previsto che il mercato degli eSport nazionale crescerà di oltre il 250% nei prossimi otto anni. Questo anche grazie al programma Ignite, che si concentra su giochi, audio, pubblicità digitale e video, e si basa su un fondo da 100 milioni di dollari da destinare a imprenditori e sviluppatori. Entro il 2030, sempre secondo Al-Tamimi, il contributo dell’industria del gioco al PIL del Regno si sarà moltiplicato di 50 volte.

Per quanto riguarda il gioco d’azzardo, è forse inutile dire che nulla è mai stato legalizzato né ci si attende che in futuro ciò possa avvenire. Il rispetto del Corano è un valore fondamentale anche a livello legislativo e in Arabia Saudita la sua applicazione è più rigida che in ogni altra parte del mondo. E’ curioso notare, ad esempio, che a livello ippico la Saudi Cup, così come altre manifestazioni, non ammettono scommesse in campo nazionale e se i bookmaker vogliono offrire quote sull’evento, devono chiedere espressa autorizzazione alle autorità del Regno. Poi, come al solito, ci sono i siti off-shore ad offrire su internet, agli arabi residenti all’estero e in lingua araba, tutti i giochi possibili e immaginabili, ma i controlli interni sono rigidissimi e chiunque dovesse essere pizzicato a giocare rischia un bel po’ di frustate, se non l’amputazione delle mani!

In definitiva, ai ‘poveri’ arabi non resta che dedicarsi al Baloot, un gioco di carte che si gioca a coppie, molto dinamico e basato fortemente sull’abilità. Annualmente viene indetto un campionato nazionale a cui partecipano, nelle varie fasi, migliaia di concorrenti, e per la prima volta quest’anno anche le donne. I premi finali in denaro sono piuttosto allettanti, ma per tanti giocatori lo stimolo è dato più dalla competizione in sé, per la sua unicità e per la risonanza mediatica che riscuote.

 

PressGiochi

Fonte immagine: https://it.depositphotos.com