Con la sentenza del 19 giugno 2025 (C 509/23), la Corte di giustizia dell’Unione europea è intervenuta su un tema centrale per gli operatori di gioco d’azzardo: l’interpretazione della direttiva 2015/849
Con la sentenza del 19 giugno 2025 (C 509/23), la Corte di giustizia dell’Unione europea è intervenuta su un tema centrale per gli operatori di gioco d’azzardo: l’interpretazione della direttiva 2015/849 in materia di prevenzione del riciclaggio di denaro, con particolare riferimento alla gestione del rischio nei gruppi societari e all’applicazione delle misure di adeguata verifica della clientela.
Il caso ha riguardato la società lettone Laimz SIA, operante nel gioco online, sanzionata dall’autorità nazionale per aver fatto affidamento, nel processo di verifica di un cliente, sulle decisioni adottate da una società collegata del gruppo (Optibet) senza svolgere una valutazione autonoma. L’utente in questione, secondo l’autorità, intratteneva “stretti legami” con una persona politicamente esposta (PPE), fatto che avrebbe richiesto l’applicazione di misure rafforzate.
La Corte ha riaffermato la centralità di un approccio basato sul rischio nella valutazione dei clienti, stabilendo che:
La sentenza richiama gli operatori a una maggiore responsabilità nella gestione delle attività AML/CFT, sottolineando che l’automatismo, anche in presenza di sinergie di gruppo, non può sostituire l’obbligo di diligenza individuale. Viene inoltre confermata la necessità di mantenere aggiornata l’attività di risk assessment e monitoraggio continuo, anche in assenza di apparenti modifiche nel profilo del cliente.
In un contesto normativo in continua evoluzione e con l’atteso rafforzamento del quadro europeo antiriciclaggio attraverso l’istituzione dell’AMLA (Autorità europea antiriciclaggio), la decisione assume un rilievo strategico per l’intero comparto del gaming regolamentato.
PressGiochi
Fonte immagine: CORTE DI GIUSTIZIA DELL' UNIONE EUROPEA CJEU CURIA