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Angelozzi (Acadi): “Intervenire con urgenza su addizionale 500 mln altrimenti sarà inutile continuare a parlare di sistema legale del gioco”

“Inutile negarlo l’organizzazione dei giochi da parte dello Stato ha la finalità della raccolta di entrate erariali anche se le valutazioni di carattere sociale non possono essere sottovalutate. Serve una

15 Luglio 2015

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“Inutile negarlo l’organizzazione dei giochi da parte dello Stato ha la finalità della raccolta di entrate erariali anche se le valutazioni di carattere sociale non possono essere sottovalutate. Serve una regolamentazione chiara, trasparente e lineare come uno stato liberale come l’Italia merita”. Con queste parole il Questore della Camera Stefano Dambruoso ha avviato i lavori del workshop dal titolo “Il gioco legale e sostenibile: nuove proposte di responsabilità sociale” organizzato da Acadi (Associazione Concessionari Apparecchi da Intrattenimento) aderente a Confindustria Servizi Innovativi e Tecnologici presso la sala Aldo Moro di Palazzo Montecitorio.

 

 

angelozzi“Occorre superare il clamore mediatico che circonda il mercato del gioco pubblico in questo periodo. Il sistema del gioco è gestito in regime di monopolio per volontà del legislatore e nel modello concessorio il concessionario svolge una funzione pubblica come longa manus dello Stato. Fino a qualche anno fa – dichiara Guglielmo Angelozzi, vicepresidente di Acadi – il nostro modello veniva copiato in tutti gli altri Stati europei prima che si avviasse l’autodistruzione che stiamo vivendo oggi.

 

La distruzione del sistema gioco e la sua mistificazione è iniziata con la bufala dei 98 milioni, frutto di un calcolo che non è mai approdato al Consiglio di Stato che ha prosciolto i concessionari. Di lì in poi il concessionario è stato visto come contrapposto allo Stato stesso.

Quando parliamo di gioco legale in Italia parliamo di occupazione, investimenti, gettito fiscale importante e gestione da parte dello Stato di un sistema di intrattenimento che deve garantire legalità e sicurezza.

 

La domanda non viene generata dall’offerta ma è frutto degli interessi delle persone. Prima della regolamentazione dobbiamo ricordare che in Italia c’erano 800mila apparecchi che sfuggivano completamente alla fiscalità. I giocatori non giocano esclusivamente per vincere ma per passare del tempo divertendosi, quindi è necessario semmai informare del costo del gioco come fatto con l’informazione sulle probabilità di vincita.

Il sistema normativo cambia in continuazione e il rischio delle dipendenze e del gioco minorile non può essere negato insieme a quello dell’eccesso di offerta di gioco. La Legalità e il sistema regolato sono alla base della sostenibilità e responsabilità sociale di questo mercato. La legalità è alla base della piramide per costruire sostenibilità del sistema e profitto per l’industria.

 

La norma del 500 mln non funziona e se non interveniamo rischiamo di correre un grosso rischio.

La responsabilità sociale significa – ricordiamolo – che lo Stato attraverso i ministeri deve costruire un sistema che si prenda cura dei più deboli e li tuteli. La distribuzione dell’offerta non deve essere eccessiva, la pubblicità è importante e va prestata attenzione ad essa e infine la scarsa conoscenza dei fenomeni legati alla patologia, individuare malati e intervenire con strumenti efficienti e in maniera scientifica.

Servono dati scientifici sulla problematicità legata ai vari giochi, non sempre le slot sono i giochi più pericolosi.

 

Il gioco legale corre un serio rischio per questo occorre intervenire. Serve ridurre l’offerta, gli apparecchi devono esser più sicuri, occorre intervenire con soluzioni diverse dai distanziometri che non sono assolutamente efficaci, proponiamo una riflessione coraggiosa sulla pubblicità. Agli apparecchi la pubblicità non serve, ma possiamo valutare possibili soluzioni anche per garantire la tutela dell’occupazione nel mercato delle comunicazioni. Proponiamo infine come Acadi un codice di autoregolamentazione per scoraggiare l’accesso al gioco prima dei 21 anni e intervenire per la creazione di una maggiore cultura di responsabilità di gioco che possa contrastare la ludopatia.

Serve – conclude Angelozzi  – una norma organica ma ancor prima occorre intervenire sull’addizionale della legge di stabilità, altrimenti sarà inutile continuare a parlare di sistema legale del gioco”.

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