28 Marzo 2024 - 20:57

Anche la Commissione Antimafia lo dice: è ora di procedere al riordino del settore

Dopo un ciclopico lavoro di indagine, con il coinvolgimento di un’infinità di figure a vario titolo interessate all’argomento e l’acquisizione di una copiosa documentazione, il IV Comitato della Commissione Antimafia

14 Marzo 2023

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Dopo un ciclopico lavoro di indagine, con il coinvolgimento di un’infinità di figure a vario titolo interessate all’argomento e l’acquisizione di una copiosa documentazione, il IV Comitato della Commissione Antimafia ha finalmente presentato questa mattina la sua relazione finale, nel convegno “Mafie e gioco d’azzardo – Misure di contrasto alla criminalità organizzata e proposte per l’offerta pubblica legale”, tenutosi alla Sala Capitolare di Palazzo della Minerva, dipendenza storica del Senato.

E’ stata una sorta di “summa” di quanto detto e scritto in questi anni su una problematica che continua ad essere allarmante, nella consistenza e nei numeri, dove sono comunque emersi degli spunti di riflessione interessati, in funzione legislativa e non solo. A cominciare da quello offerto da Attilio Simeone, membro della Consulta nazionale antiusura: “sul piano penalistico il problema non esiste, c’è un reato, le procure lo perseguono e poi si va in giudizio; dal punto di vista civilistico, tutto si può risolvere con gli istituti dell’ inibizione, dell’interdizione e dell’amministrazione di sostegno del soggetto affetto di patologie da gioco. Ma tutte queste situazioni arrivano dopo, quando il reato è già stato compiuto, oppure quando la persona si è ormai spogliata del suo patrimonio. Il sistema attuale non funziona. I distanziometri, le distanze e i vari provvedimenti locali sono soluzioni risibili. Più a monte abbiamo osservato le convenzioni di concessione e ci siamo resi conto che affrontavano solo i profili economici e di profitto; al contrario, dovrebbero essere più vicine ai criteri della concessione statale: l’impresa deve essere certamente libera, ma anche rispettosa dell’utilità sociale, come dice l’art.41 della Costituzione. Se invece abbiamo un’offerta economica aggressiva, al punto tale da generare non solo patologia, ma altresì fenomeni criminosi molto rilevanti, significa che dette concessioni debbono essere ampiamente modificate. Lo stesso discorso vale per il gioco online, dove le evidenze ci portano a ritenere che occorra un maggior coinvolgimento della UE; basti pensare a tutte le situazioni che fanno capo a Malta, che sono molto preoccupanti.”

Gianluca Zandini, consulente della Commissione, ha proseguito il discorso sull’online, ponendo l’accento su due aspetti. Innanzitutto, l’emergere dei pagamenti digitali e delle criptovalute, che stanno diventando trasversali a diversi fenomeni criminosi, e innalzano i livelli di sfida all’illecito. Poi, ha fatto presente che il gioco online ha tutte le problematiche del gioco offline più quelle proprie; è un sistema ipercomplesso e ibrido, che rende molto più difficili le azioni di contrasto alle organizzazioni illegali. Vi sono problemi di geolocalizzazione delle strutture e di sovrapposizioni di norme che rendono le azioni repressive più difficoltose. Infine, nel comparto online sono stati spesi 20 miliardi di euro, ma non sappiamo quanti sono i giocatori, saranno comunque centinaia di migliaia che giocano su canali illegali, consapevoli che stanno “giocando con la mafia”, e perciò non lo fanno per errore.

L’avvocato di Ersilia Trotta si è concentrata sul rapporto fra minori e il gioco d’azzardo legale e illegale, definendolo devastante. Basti dire che il 36% delle violazioni riscontrate nei centri scommesse riguardava la presenza di minori in sala, e stiamo parlando di un campione di 10% delle sale esistenti. La Commissione ha accertato che il forte aumento del gioco online durante la pandemia non si è convogliata solo sui canali legali, ma molto anche su quelli illegali. Purtroppo, questo è un mondo inesplorabili e dalle proporzioni inestimabili. La stessa apertura dei conti gioco con l’invio dei documenti è farraginoso, essendoci molti tranelli per aggirare l’obbligo. I controlli vanno effettuati in partenza, ad esempio identificando il soggetto che gioca tramite lo Spid. Ma anche questo non è sufficiente: sarebbe opportuno che lo Spid abbia un meccanismo per cui effettuata all’accesso, richieda una verifica non temporizzata. Inoltre, sarebbe opportuno introdurre delle pause obbligate nel gioco, per spezzare la possibile dipendenza. Un’indagine su 15.600 studenti di tutte le regioni ha rilevato che tutti hanno fatto almeno una volta un accesso online per il gioco; pertanto, bisogna intervenire anche su chi gioca occasionalmente per prevenire l’insorgere di fenomenologie patologiche gravi.

Filippo Torrigiani, consulente della commissione proveniente dal Terzo settore, ha esordito affermando che il gioco produce povertà introdotta, e di questo ne è colpevole innanzitutto lo Stato, che negli anni ha molto speculato sul settore, senza nemmeno creare un apparato di norme efficace e coerente. In pratica, siamo arrivati in ritardo su tutto: sulle patologie da gioco e sulle stesse infiltrazioni criminose. Ne emerge un quadro desolante, da un lato abbiamo lo Stato per soddisfare le proprie esigenze, che si è dato molto da fare per incrementare le entrate del gioco d’azzardo, dall’altra abbiamo sindaci e enti locali che si trovano il problema in casa; i territori sono ormai militarizzati dall’offerta di gioco d’azzardo.” Le sue proposte: approvare una legge di riordino del settore; permettere la tracciabilità di tutte le operazioni di gioco; creare un nuovo organo di governance; dare maggiori responsabilità ai concessionari; prevedere anche misure tipo Daspo; diminuire le percentuali di payout nell’online e portarle ai livelli del gioco fisiche.

Il colonnello della GdF Amos Bolis ha illustrato rapidamente le tante criticità che caratterizzano il coamparto del gioco, su entrambi in canali. Trattandosi ormai di una forma di finanza, il fenomeno è diventato di rilevanza assoluta, dove è necessario un sistema di controlli adeguato e coordinato. Attualmente, invece, questo sistema è di livello molto inferiore rispetto a quello, ad esempio, dei tabacchi, sebbene questo abbia volumi d’affari molto inferiori. In definitiva, le parole d’ordine sono: riordino, investimenti, professionalità”.

Infine, Roberto Rossi, Procuratore Capo presso il Tribunale di Bari, si è posto sulla linea degli altri interventi auspicando anch’egli un’ampia revisione delle norme e dell’organizzazione del settore del gioco. In apertura, ha raccontato un fatto piuttosto raccapricciante. I dati Sogei non corrispondono alla realtà dei fatti, c’è una totale incompatibilità fra i volumi di gioco effettivi e le giocate effettuate. Così, con delle telecamere piazzate in alcune sale, ci si è poi accorti che il numero delle persone che entrava non era compatibile con le bettate, né con le cifre impiegate. Osservando poi gli elenchi dei maggiori vincitori, abbiamo trovato tributaristi, commercianti cinesi e personaggi delle criminalità organizzata, che facevano milioni di bettate. Ome è possibile, ci siamo chiesti…. Semplice, perché si ricicla. Certo non si può dire che tutto faccia parte di operazioni di riciclaggio, non c’è dubbio che tale fenomeno sia dirompente.” Altro punto critico toccato dal Procuratore è quello della certificazione antimafia che, con suo grande stupore, non è richiesta per l’apertura di una sala da gioco. Ecco allora che da un’indagine svolta su Bari è emerso che i punti gioco controllati sono tutti in mano alla criminalità organizzata. Le Vlt installate, collegate al sistema, erano tutte appartenenti allo stesso soggetto, un parente di un noto esponente della criminalità barese, il quale, spalleggiato dai clan della città, è riuscito a conquistare il monopolio. Ma l’aspetto più grave è che per queste Vlt non era versato un euro all’erario. Allora, ci siamo chiesti, perché i concessionari non hanno fatto segnalazione alla procura? Semplice, perché hanno coperto la situazione favorendo un’evasione fiscale per milioni di euro. Infine, facendo un controllo presso un commercialista, abbiamo trovato un pacchetto di ticket da Vlt, che ci ha permesso di capire il sistema fraudolento: cambio denaro contante con un ticket, lo inserisco nella macchina, e ottengo un ticket-out che corrisponde a denaro, denaro pulito e senza identificazione. Vi sono poi tutta una serie di ulteriori meccanismi di frode che non siamo ancora riusciti a individuare con esattezza. Di conseguenza, è assolutamente necessaria una norma che imponga l’identificazione del soggetto che entra in un punto gioco, con il tipo di versamento che viene fatto, delle somme erogate, ecc. e stesso discorso vale per il gioco online. Purtroppo, c’è un problema serissimo: questo è un settore non infiltrato, ma è totalmente in mano alla criminalità organizzata!”

Per la cronaca, c’è stato anche l’intervento dell’ormai ben noto prof. Maurizio Fiasco, che ha tentato, senza riuscirci un gran che, di collegare il vertiginoso incremento della raccolta da 15 anni a questa parte con l’espansione delle infiltrazioni mafiose e criminose. Abbiamo visto scorrere velocemente un gran numero di grafici e di tabelle, alcuni poco attinenti a dir la verità, dai quali è impossibile arrivare a una conclusione, in un senso o nell’altro.

D’altra parte, come sottolineato dal fautore del convegno, l’ex senatore Giovanni Endrizzi, tirando le somme dei vari interventi, ancora oggi è impossibile accertare l’entità della presenza mafiosa e criminosa nel comparto e i relativi volumi d’affari.  Non solo, ha dichiarato che oramai non sappiamo più quale è lo spartiacque fra illegale e illegale, per la presenza di ancora troppi operatori collusi. Quindi, tutti gli addetti ai lavori “sani” del settore devono collaborare con le autorità politiche e di controllo per contrastare questo fenomeno.

 

Marco Cerigioni – PressGiochi