25 Aprile 2024 - 02:16

Referendum e futuro dei giochi. Baretta: “Dopo la sconfitta serve senso di responsabilità”

Il risultato del referendum apre una serie di interrogativi complessi sul futuro della nazione che perde, di colpo, la propria struttura governativa. Ovviamente, il risultato di questa notte è terremoto,

05 Dicembre 2016

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Il risultato del referendum apre una serie di interrogativi complessi sul futuro della nazione che perde, di colpo, la propria struttura governativa. Ovviamente, il risultato di questa notte è terremoto, non solo per il nostro settore, ma per l’intero assetto politico, economico e sociale dell’intera Italia, ma sicuramente i lavoratori dell’intera filiera del gioco sono tra coloro che maggiormente si pongono domande e dubbi, in quanto il referendum è arrivato proprio in un momento di delicatissima transizione, a “due passi” dalla Conferenza Unificata ed in attesa del bilancio.Ora il previsto riordino dell’intero settore, sul quale si è molto discusso nelle ultime settimane, appare più che mai incerto.

 

E’ giusto rimanere con la mente aperta, qualche associazione si è schierata, il presidente AGGE Francesco Pirrelo, per esempio, ha apertamente dichiarato la sua adesione al NO anche per colpire chi “aveva snobbato il confronto con la nostra rappresentanza sindacale, preferendo alle nostre legittime istanze le lusinghe dei grossi imprenditori e dei faccendieri del gioco”, chi ha avuto ragione? I lavoratori del settore, come più in generale tutti gli italiani, hanno fatto la propria scelta, secondo la propria coscienza e le proprie idee e ciascuna deve essere rispettata, quello che bisogna comprendere è cosa ”effettivamente” accadrà. Senza dubbio, l’“uomo del presidente” , l’interlocutore principale del governo per quanto riguarda i giochi, quindi il sottosegretario Pier Paolo Baretta, non è stato esente da quella che per l’intero partito democratico è stata (chiamiamo per onestà intellettuale le cose con il loro nome), una “botta” di notevoli proporzioni.

“Senso di responsabilità e capacità di analisi. È ciò che serve al nostro Paese e al nostro partito all’indomani del risultato referendario- così commenta lo stesso sottosegretario-  La sconfitta del SI è netta, in Italia e in Veneto, accentuata dall’alta affluenza al voto degli italiani che sono tornati alle urne, sono tornati a votare riscoprendo il valore profondo di una democrazia chiamata a decidere sulla Carta costituzionale, nodo strategico della partecipazione alla vita civile del Paese. Da un punto di vista politico, è stata un’occasione persa, una messa in discussione del percorso di riforme avviato con questa legislatura. Da un punto di vista sociale, non bisogna ignorare la richiesta di ascolto che arriva dai cittadini. L’analisi del voto deve essere una riflessione ad ampio spettro non solo sul risultato elettorale e sulla riforma costituzionale, ma sulla visione stessa di Paese e di società che abbiamo convintamente condiviso come forza politica”.

 

“Oggi serve senso di responsabilità e le inevitabili dimissioni del Presidente del Consiglio ne sono state già segno di serietà e coerenza- prosegue Baretta-  Bisogna, innanzitutto, completare la legge di bilancio, evitando l’esercizio provvisorio che bloccherebbe il Paese in un’avvilente gestione dell’ordinario senza prospettive e senza programmazione per il futuro. Al Capo dello Stato, che gode della fiducia di tutti noi, sono affidate le scelte per individuare il miglior percorso per uscire da questa crisi istituzionale”.

Il sottosegretario non cita in questo commento a caldo la Conferenza Unificata, ma ovviamente il bilancio è un nodo generale di enorme importanza. Proprio in queste ore infatti, il premier Matteo Renzi porterà le proprie dimissioni al presidente Mattarella ed in seguito a questo dialogo, si deciderà il futuro prossimo. Potrebbe presumibilmente arrivare un governo tecnico, o si potrebbe “attendere” proprio il bilancio. Senza dubbio l’attuale leadership è già uscita sconfitta e ogni azione, in qualsiasi scenario possibile, sarà comunque per il PD un “correre ai ripari”.

 

Altre forze politiche invece, escono rafforzate, oltre i “dissidenti” in seno ai democratici, tutta l’area di destra , ma ancora di più Salvini e soprattutto il Movimento Cinque Stelle. Il punto focale quindi, oltre l’evidente incertezza, è un cambiamento degli interlocutori nel dialogo di rinnovamento del settore che già si trovava difronte ad alcune scelte cruciali per il suo futuro.

Con quale “forza” si presenterà lo Stato Centrale alla Conferenza Unificata? Cosa accadrà con il bilancio? Chi saranno i nuovi “attori” chiamati al prendere fondamentali decisioni che tutti ci aspettavamo da tempo? Per ora rimangono solo domande.

 

 

PressGiochi