19 Marzo 2025 - 00:10

Gioco Legale, serve una riforma: alla Camera la proposta di convocare gli Stati Generali sul gioco

Gioco Legale, serve una riforma. Questo il titolo dell’evento organizzato dalla Fondazione Bruno Buozzi e dall’Intergruppo parlamentare per la sensibilizzazione sui rischi del gioco d’azzardo questa mattina alla Camera dei

11 Febbraio 2025

Gioco Legale, serve una riforma. Questo il titolo dell’evento organizzato dalla Fondazione Bruno Buozzi e dall’Intergruppo parlamentare per la sensibilizzazione sui rischi del gioco d’azzardo questa mattina alla Camera dei Deputati. “La delega affidata al Governo per la riforma del settore del gioco prevede il raggiungimento di un rinnovamento del settore stesso. Ma restano solo 6 mesi e crediamo non sia giusto affrontare questo tema con un prolungamento dei tempi della delega. Serve agire con velocità e non rinviare i tempi.  Ricordiamo 9711 aziende e 100mila lavoratori che operano in questo mercato, ma c’è difficoltà ad intervenire tra Stato e Regioni. Stiamo vivendo una fase nuova, un cambiamento radicale e non dobbiamo accontentarci di vivere alla giornata ma dobbiamo affrontare i problemi” ha dichiarato in apertura il sen. Giorgio Benvenuto, presidente della Fondazione Bruno Buozzi.

“L’offerta di gioco va gestita in modo da non far crescere il gioco patologico ma di prevenirlo. Nei primi 7 mesi del 2024 la raccolta è stata di 90 miliardi, con una spesa di 12 miliardi, secondo i dati forniti in autunno alla Camera dal Mef. In quella risposta il Mef aveva calcolato una spesa di 3 euro al giorno a persona. Si parla di tanti soldi, ma si deve avviare una riflessione diversa su questi dati. Si deve mettere nella giusta attenzione chi gioca  e perde tanti soldi, che ha una dipendenza. L’approccio all’analisi del problema deve essere meno aritmetico, e dobbiamo gestire l’offerta in funzione di prevenire la diffusione del gioco problematico” ha dichiarato Giancarlo Iodice della stessa Fondazione.

“Il Gruppo che coordino – ha dichiarato Angela Bravi per la Conferenza delle Regioni – si basa su studi e esperienze sviluppate in campo nazionale ed internazionale. E’ importante che le priorità che perseguano la tutela della salute non siano compromesse a favore di altri interessi, come quello erariale. Se l’invarianza del gettito erariale va perseguita, allora vanno attivate strategie diverse rispetto a quelle della crescita della platea dei giocatori. Nel 2022 la raccolta è stata di 136 mld, il Fondo per SSN era di 119 mld. Questo ci fa comprendere l’entità delle cifre di cui parliamo.

Il venir meno alle esigenze della tutela della salute è uno dei  pericoli maggiori nella gestione del settore. La riforma è già iniziata e alcune indicazioni valide per tutta l’offerta di gioco già sono state approvate. La Conferenza Unificata aveva fatto alcune richieste in quella sede ma nessuna delle richieste è stata accolta. Penso al divieto di pubblicità, all’Osservatorio sul gioco che invece è stato azzerato in virtù di una Consulta, la richiesta di una relazione al Parlamento. Ora si discute la riforma del settore del gioco fisico. Non è vero che la diffusione del gioco online rende marginale la riforma del gioco fisico, perché entrambi i canali sono diffusi. Abbiamo approvato un documento di proposte per il tavolo tecnico costituito in Conferenza. Sul versante sociosanitario riteniamo che non si può puntare solo sulla consapevolezza dell’individuo ma operare anche su condizioni di contesto come la riduzione degli apparecchi, la dislocazione dei punti di offerta che tenga conto dei parametri territoriali evitando l’aggregazione nelle periferie, la qualificazione di tutti i punti di offerta, individuazione di luoghi sensibili evidenziando almeno scuole, strutture di cura e assistenziali, centri anziani, giovanili come oratori e inoltre le distanze minime non inferiore ai 300 metro. Inoltre, gli orari non superiori a 13 ore con fasce orarie di interruzione”.

“I corpi intermedi – ha dichiarato Emmanuele Cangianelli, Consigliere Delegato FIPE Confcommercio per i giochi pubblici e Presidente EGP FIPE – hanno bisogno di dire la loro sul tema del gioco pubblico e della sua riforma perché è un tema stranamente complesso. Si fa tanta confusione con i numeri, si continua a parlare di raccolta ma è come la panna su una ricetta, rischia di sgonfiarsi e si rischia di fare stampa scandalistica su un tema che invece ha bisogno di molto studio. Tutti seguiamo i valori reali di queste attività e siano a disposizione di chiunque voglia comprendere questo tipo di attività. Come imprese cerchiamo di avere una visione più nitida con i dati che ci passano tra le mani. Vediamo l’esplosione del gioco online, ma guardando agli esercenti, chi sceglie di offrire anche il gioco tra i suoi servizi vede offerte concorrenti non con le stesse regole.

Siamo estremamente perplessi per l’adozione delle distanze per gli apparecchi da gioco, quando è possibile sostituirli velocemente con dei tablet. Come imprese dei pubblici esercizi pensiamo anche alle grandi sale bingo, alle sale specializzate che hanno bisogno di certezze. L’evoluzione tecnologica presente va portata nel mercato regolamentato.

Molte aziende del settore fanno formazione per i propri dipendenti. Poi c’è il tema dell’autoesclusione che potrebbe essere estesa dal gioco online al gioco fisico. Come imprese di Fipe siamo interessati allo scambio dei dati e alla responsabilizzazione delle aziende ma con regole più certe per le imprese che decidono di stare in questo settore”.

“Apprezzo questo evento – ha esordito Geronimo Cardia presidente di Acadi – perché permette un confronto tra parti diverse e queste sono le occasioni migliori per raggiungere le soluzioni migliori. Negli anni abbiamo perso l’occasione di stare insieme agli Osservatori, come quello sul gioco al Ministero della salute. Voglio mettere al centro la salute nel mio intervento. Questo governo sa perfettamente che le gare non si possono fare se esistono i distanziometri che impediscono il 98% del territorio. Bisogna essere consapevoli che inibire il 98% del territorio impedisce allo Stato di mettere a bando una concessione con la quale non si potranno mettere a terra i servizi. Questo impedisce di fare le gare.
L’offerta pubblica va regolamentata, ma le proroghe sono state necessarie in attesa di mettere d’accordo le Regioni. Dal 2011 al 2025 abbiamo distanziometri espulsivi poi sterilizzati dalle Regioni. Questo ha fatto che si che chi ci fosse rimanesse ma si bloccassero le nuove aperture.
Il tema della salute deve essere in cima agli interessi costituzionali che sono tanti. Ma la politica regionale messa a terra va valutata con serietà facendoci consigliare da esperti sanitari che abbiano l’obiettivo comune di risolvere il problema sanitario senza creare problemi collaterali assurdi come la perdita occupazionale e favori alla criminalità organizzata”.

“Condivido il fatto che il gioco online venga passato meno rispetto al gioco fisico questo perché il gioco online è gestito soprattutto da aziende multinazionali che non pagano le tasse in Italia e questo non fa bene al sistema. Dobbiamo pensare – ha detto la senatrice Elena Murelli (Lega) –  anche all’altro problema non solo al gioco online e al gioco illecito che non fa bene al mercato. Il mercato del gioco d’azzardo in Italia è fatto principalmente da piccole e medie imprese che devono essere tutelate. Bisogna considerare la questione della concorrenza sleale da parte delle aziende estere. La ludopatia è un problema in Italia ci sono 1.5 milioni di persone affette da ludopatia. 7 mila persone solo a Piacenza sono affette da ludopatia. La maggior parte di queste sono seguite da usl che gestisce i fondi per sostenere le persone affette da gioco d’azzardo patologico. La dipendenza dal gioco d’azzardo è un problema che si riflette sul costo sanitario.

È importante quindi agire per garantire un gioco responsabile Sostenere, quindi un’idea di gioco come fonte di divertimento. Essenziale riflettere sul numero esercizi sul territorio e fare in modo che queste politiche di comunicazione siano attive come in Puglia ed Emilia Romagna e come stanno cercando di fare Toscana e Lazio. Tutti gli stakeholder devono impegnarsi per risolvere congiuntamente queste problematiche. In definitiva è necessario tutelare da un parte le aziende e dall’altra le persone e le famiglie che perdono la loro dignità a causa dei rischi legali alla dipendenza. Questo è l’obiettivo che tutti i soggetti coinvolti dovrebbero avere a mente ed è necessario farlo al più presto”.

 

“Il fatto che sia eliminato l’Osservatorio sul gioco d’azzardo la dice lunga su dove vuole andare la riforma. Una riforma che parte male – ha affermato Virginio Merola del Pd – perché divide gioco online con il fisico e si sposta tutto il peso della riforma sul Ministro dell’Economia. Serve una legge quadro e una alleanza tra vari poteri. Ma con una legge delega non ci saranno molte opportunità di discussione tra le commissioni del Parlamento. E’ vero che il futuro è nel gioco online ma bisognerà affrontare il tema della responsabilizzazione dell’utente. Bisogna avere l’idea della vita quotidiana delle persone.
Il fatto di non aver fatto gare la dice lunga sullo smantellamento in atto. Una legge quadro dovrebbe intervenire anche su come fare le gare. Servono incentivi per le imprese, per prevedere incentivi alle aggregazioni di piccole imprese, visto che i grossi si stanno dando molto da fare. Sulle sale bingo l’esperienza è positiva e questa giornata ci fornisce molti elementi per una proposta di legge quadro che valuti la riduzione dei punti fisici, dei punti online e forme di premialità agli esercenti che fanno questa attività. Magari si può valutare anche l’aumento del costo del gioco. Occorre salvaguardare l’autonomia degli enti locali ma fare le gare irrobustendo un settore e non lasciarlo in balia della concorrenza illegale”.

Presente all’evento anche Luciano Gualzetti (direttore Caritas Ambrosiana) che ha detto:“Parto dal nostro punto di vista che è molto particolare: abbiamo centri d’ascolto nella diocesi di Milano ma anche nel resto d’ Italia. In generale gli operatori dei nostri centri d’ascolto dichiarano chela maggior parte delle persone che si rivolge a loro ha dei problemi con l’azzardo. I dati classificati nei vari database permettono di notare che il 48% delle persone che si rivolge ai centri d’ascolto sono giocatori patologici. Questo dato è ulteriormente rafforzato dalle dichiarazioni della fondazione antiusura: chi si rivolge alla fondazione sono persone che hanno contratto dei debiti ed è stato registrato che 1 una persona su 2 ha contratto debiti giocando d’azzardo.

L’azzardo è considerato una causa di indebitamento e impoverimento delle persone ma anche un effetto: molte persone povere tentanto la fortuna con l’azzardo, percepito come un’ illusoria possibilità. Ormai da 20 anni, entrando a conoscenza di questi dati ci siamo impegnati a studiare il fenomeno per comprendere quali siano i metodi migliori per aiutare le persone fragili.

C’è poi un aspetto culturale da considerare: l’offerta di gioco d’azzardo deve sempre essere distante da luoghi sensibili. Il fatto che si voglia ridurre la distanza delle sale gioco dai luoghi sensibili è preoccupante. Per noi, l’ azzardo non è un gioco, chiediamo quindi riforma trasparente che dichiari i costi reali sulla sanità, sulla finanza pubblica dovuti al contrasto del gioco d’azzardo patologico. Chiediamo una maggiore trasparenza sui rischi derivati dall’azzardo. Devono prevalere la salute e il benessere delle persone. Crediamo sia necessaria una regolamentazione nazionale senza escludere però la possibilità delle autonomie locali di regolamentare ulteriormente il settore.”

Maurizio Fiasco di Alea, presidente dell’Osservatorio sulla dipendenza da gioco d’azzardo ha commentato la scelta del Governo, introdotta nella legge di Bilancio 2025 di trasformare l’Osservatorio sul gioco in un più generico Osservatorio sulle dipendenze e intervenire sul Fondo destinato alla lotta al Gap. “Nel contrasto delle dipendenze non abbiamo un osservatorio né un piano strutturato per la dipendenza del gioco d’azzardo. Non lo abbiamo né per il tabacco né per l’alcol. Abbiamo lavorato sulla dipendenza da gioco grazie alla lungimiranza del Ministro Balduzzi che con la norma del 2012 ha permesso di portare le Regioni a poter lavorare al disturbo da gioco d’azzardo.
Le proposte da fare sono due per evitare che si derestrutturi l’unica policy attuata fino ad oggi nella gestione della dipendenza da gioco. Serve prima di tutto una ordinata transazione, non prevista nell’articolo 66 della legge di Bilancio, per far transitare e garantire continuità ai programmi attuati nelle 20 regioni. Dovrebbe essere accordata una proroga fino all’implementazione del nuovo sistema. Va garantita l’assenza di ogni conflitto di interesse che oggi non è previsto. Bene proiettarsi sui nuovi scenari di riassetto ma attenzione a non perdere il lavoro fatto finora” ha detto.

Secondo Ettore Rosato di Azione “Vari aspetti vanno considerati quando si parla di gioco. Il gettito, oltre 11 miliardi, non si può trascurare. Altro aspetto centrale è l’impoverimento delle famiglie generato dal gioco, pensiamo anche al gioco illegale. Vivremo un’evoluzione che arriverà rapidissima, con lo sviluppo dell’online. Pensiamo alle app a pagamento sui nostri smartphone. Questo ci deve far riflettere sul fatto che dobbiamo mettere al centro della discussione il tema sociale.

Le regolamentazioni locali, comunali e regionali sono folli, serve solo una normazione nazionale. Non è possibile intervenire sui singoli luoghi individualmente. Parliamo di concessioni statali, per questo non è possibile regolamentare in maniera diversa tra singole località. E’ una cosa folle. Altro tema da attenzionare quello del riciclaggio. Serve un controllo maggiore da parte dello Stato. Infine, dobbiamo uscire dall’ipocrisia che le aziende del gioco legale favoriscano la ludopatia. Dobbiamo costruire un’alleanza con le imprese e introdurre elementi di condivisione per il contrasto delle dipendenze nei nuovi bandi di gara. La criminalizzazione delle imprese del settore non ha mai portato a nulla di positivo”.

Estremamente critico verso la gestione statale del gioco d’azzardo dominata da una ipocrisia anche verbale, Andrea Quartini del M5S che ha affermato: “Questa mattina sono state dette cose condivisibili. Credo che ci sia un attacco nei confronti del decreto dignità e alla tutela della salute. Personalmente ho un conflitto d’interessi: sono un medico che ha lavorato per 30 anni per il contrasto alle dipendenze, quindi questo aspetto mi riguarda da vicino. L’impressione è che il sistema sia dipendete, ha perso il controllo sul comporto del gioco poter verificare che i sistema si basa su spese eneormi e l’impresa produttiva più significativa a livello nazionale. La cifra della spesa per il settore dell’azzardo è più alta della spesa sanitaria, siamo fuori controllo. Non c’è discussione su questo aspetto. C’è un aspetto culturale e semantico da sottolineare, c’è una truffa semantica dietro l’azzardo: non è un gioco, è azzardo. Le sale non dovrebbero chiamarsi sale gioco ma sale scommesse. Dietro a questo modello c’è un modello che incoraggia questi tipi di comportamento. Parlare di gioco va bene quando si tratta di divertirsi e rilassarsi non quando si parla di qualcosa che provoca tensione. La maggior parte della raccolta si realizza grazie alle persone affette da gioco d’azzardo patologico. L’80% dei ricavi da azzardo provengono da persone con disturbo da gioco d’ azzardo. Quindi con la nuova legge intanto sistemiamo la semantica. Contestiamo l’atteggiamento demolitivo rispetto al decreto dignità e alle nuove impostazioni della legge di bilancio come soppressione dell’ osservatorio per il contrasto al gioco d’azzardo patologico. Era una struttura che monitorava in dopo adeguato il sistema del gioco d’azzardo. Aveva finanziamenti specifici che sono stati tolti. è preoccupante che le normative declinate a livello regionale vengano stravolte. Credo davvero che l’ipotesi della compartecipazione dei comuni sia un’ipotesi da rigettare perché potrebbe generare l’idea che l’azzardo sia utile al paese. La nostra posizione è – pur apprezzando una possiblità di confronto – rigida: secondo noi la tutela della salute e delle persone affette da gioco d’azzardo patologico non è una questione negoziabile”.

 

“Misura è una parola da ricordare – ha affermato Filippo Torrigiani, consulente della commissione parlamentare Antimafia . Il comitato disposto che disciplina il gioco e le scommesse in questo paese è carente di una legge organica che regoli la materia in modo efficace.

Nel periodo tra il 2004 e il 2023, sono stati veicolati 1.617 miliardi di euro nei canali di giochi e scommesse, una cifra impressionante. Non è un caso che gli organi di finanza globale siano entrati a far parte dei grandi asset delle società di gioco e scommesse. Nel decennio 2006-2016, i soldi spesi in giochi e scommesse sono in parte tornati sotto forma di vincite, ma in un contesto difficile per molte famiglie oltre 131 miliardi di euro sono stati persi in tasse. Per anni si è creduto, erroneamente, che una gestione diretta da parte dello Stato avrebbe potuto eliminare le criticità del settore. In realtà, questo modello si è rivelato fallimentare. L’equazione secondo cui il gioco lecito equivale a un gioco sicuro è stata superata dagli eventi, mentre il mercato del gioco illegale continua a prosperare su un binario parallelo, difficilmente quantificabile. Indagini ancora in corso hanno accertato le ingerenze della criminalità organizzata nel mondo dello sport e del calcio.

Contrastare la degenerazione del gioco d’azzardo richiede ingenti risorse economiche, non solo per la cura e la prevenzione della dipendenza, ma anche per contrastare le infiltrazioni malavitose. Questi costi vengono sostenuti da tutti i cittadini attraverso le tasse, ma non è mai stato fatto un calcolo preciso dell’impatto economico complessivo.

L’offerta di gioco è smisurata: esistono attualmente 16 milioni di conti di gioco online, con oltre 10 miliardi di euro in circolazione su vari circuiti bancari. Il panorama comprende 55 tipologie di gratta e vinci cartacei, più di 300.000 apparecchi e oltre 8.000 tipologie di scommesse sportive. Questa proliferazione sfrenata dimostra che lo Stato non è in grado di controllare efficacemente il settore, nonostante gli sforzi dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli. Secondo le indagini della DIA, le mafie considerano il gioco d’azzardo un settore privilegiato per il riciclaggio di denaro, favorito da una normativa fallace. È quindi necessario riformare il settore attraverso misure mirate: garantire la totale tracciabilità finanziaria dei giocatori, inasprire le sanzioni e le pene, responsabilizzare maggiormente i concessionari e chiudere definitivamente le attività che permettono ai minori di giocare, un fenomeno che danneggia anche le imprese oneste”.

“La campagna “Mettiamoci in gioco” – ha dichiarato Denise Amerini – è nata 13 anni dall’ impegno di molte associazioni e organizzazione della società civile, del mondo laico e del terzo settore. Mi dispiace che oggi non ci sia nessuno qui che possa rappresentare il dramma delle persone affette da gioco d’azzardo patologico. Già 13 anni fa ci si rendeva conto che uno sviluppo incontrastato e non regolamentato del gioco d’azzardo avrebbe avuto delle conseguenze importanti sulla salute individuale e collettiva e il benessere delle persone e sull’economia in generale. Negli ultimi anni si sono ottenuti risultati importanti: il divieto di pubblicità che viene cercato di aggirare in tanti modi; inserimento del gioco d’azzardo patologico nei livelli essenziali di assistenza; Si parla di gioco d’azzardo patologico e non ludopatia perché il gioco in quanto tale non provoca dipendenza ma è l’azzardo che crea dipendenza. Gli enti locali che negli ultimi anni hanno introdotto misure di contrasto al gioco d’azzardo patologico si sono dimostrate efficienti ma anche corrette rispetto ai ricorsi ai vari tribunali amministrativi secondo gli operatori del servizio pubblico che si occupano di dipendenze patologiche.

Oggi viviamo in situazione preoccupante: c’è chi dice che senza introiti provenienti dal settore dell’ azzardo non si chiuderebbe i bilanci dello stato ma dobbiamo aver ben chiaro che a fronte di una raccolta che nel 2023 è stata di 147 mld all’erario ne sono andati circa 12 mila, percentuale non significativa. Se guardiamo i dati raccolti negli anni a fronte di un aumento esponenziale della raccolta i dati dell’erario non sono aumentati con la stessa progressività. Non si possono far prevalere gli interessi economici sulla salute delle persone. Sarebbe giusto intervenire con provvedimenti fiscali adeguati così si avrebbe contributi erariale concreti senza mettere a rischio della salute delle persone.

Non è però vero che il gioco legale può arginare quello illegale: viaggiano su percorsosi paralleli. Oggi il gioco legale è terreno fertile per l’antiriciclaggio del denaro. Oltre il 80% degli introiti dall’azzardo è dovuto a giocatori patologici e sono cifre sottostimate perché è difficile ammettere quando si hanno problemi di dipendenze per via del forte stigma sociale a cui è legato. Necessario regolamentare l’offerta legale per ridurre l’offerta illegale. La proposta di riordino del giocod’azzardo fisico del governo deve essere contrastata perché non va nella direzione giusta”.

 

“Questo evento rappresenta la volontà nostra di conciliare varie posizioni di questo settore. Mi auguro che si possa provare ad indicare una strada di confronto su alcune questioni importanti – ha detto Stefano Vaccari chiudendo l’evento. Mi auguro che si possa costruire una relazione superando le diffidenze reciproche e crediamo chiaramente che se il Governo prima di pubblicare il decreto di riforma sul gioco fisico convocasse degli stati generali coinvolgendo tutti gli interessati, con economia, salute e sociale coinvolti, credo che il risultato finale normativo ne gioverebbe e non verrebbe lasciato indietro nessuno”.

 

 

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