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Ticket redemptions: i “nuovi mostri” incalzano!

La guerra alle ticket redemptions? La solita ipocrisia tutta italiana, che quando cerca un “mostro” lo trova ovunque e a quel punto comincia a colpirlo ferocemente, come se si trattasse

19 Ottobre 2015

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La guerra alle ticket redemptions? La solita ipocrisia tutta italiana, che quando cerca un “mostro” lo trova ovunque e a quel punto comincia a colpirlo ferocemente, come se si trattasse del male sociale del secolo.

Queste macchine esistono da decenni, e prima ancora il principio di dare un riconoscimento (leggasi, vincita in oggettistica) ai partecipanti di un gioco era stato sdoganato senza troppi, anzi, senza alcun problema, dai luna park, quando ancora nemmeno i flipper esistevano.

 

E non si venga a dire che i premi si limitavano, e si limitano, a pupazzi, dolcetti e portachiavi, perché basta farsi un giro tra questi luoghi di intrattenimento più o meno itineranti per rendersi conto che anche lì i riconoscimenti ai giocatori possono essere molto “generosi”.

Sia chiaro, questa non è una critica allo Spettacolo Viaggiante – che fa bene a fare quello che fa, perché non c’è assolutamente nulla di illegale – ma un modo per invitare chi fa giornalismo (molto tra virgolette in certi casi) e soprattutto gli amministratori locali ad assumere una visione complessiva della realtà del gioco da intrattenimento automatico, prima di prendere posizioni che non stanno né in cielo né in terra e che finiscono col condizionare negativamente le amministrazioni locali, vedi su tutti i casi della Valle d’Aosta e di Sarzana.

 

Il “perverso” meccasimo che taluni ritengono di ravvisare nell’erogazione di ticket da parte di un qualsivoglia “tiro al gettone” (lo chiamiamo così, all’antica, perché tutti ci capiscano) non entra in funzione casualmente, come se si trattasse di un “triplo bar” alla slot, ma è funzione dell’abilità del giocatore.

 

Come dire, se il bambino gioca a casaccio, magari sarà pure fortunato prima o poi ad azzeccare il colpo vincente, ma nella maggioranza assoluta dei casi se ne tornerà a casa con qualche ticket di consolazione, buono giusto per qualche caramella. Perché la macchina non si commuove e non fa regali a nessuno, né al bambino povero né a quello ricco, né al bambino imbambolato, né a quello furbo. Per vincere devi essere bravo e basta!

Parliamo di bambini, perché qui è il problema. L’ignaro ed ingenuo pargolo che si accosta ad un apparecchio affascinante per design, luci, suoni e colori, non sa che sta per finire nelle grinfie di un arnese infernale, che un giorno lo trasformerà in uno “slottaro” incallito e irrecuperabile. E nemmeno il genitore, a quanto pare, lo capisce; magari si diverte pure lui a giocare – insieme a suo figlio – e, tra una risata, un urlo di gioia o un segno di disappunto bonario per la sconfitta, non capisce che pure lui sta finendo nella spirale del vizio. Ed è la fine: la sua, della sua famiglia ed anche del mondo. Chi più ne ha più ne metta.

 

Che poi si voglia criticare le redemptions per il fatto che talora l’erogazione del ticket è associata una qualsivoglia rotazione di rulli, allora è un altro discorso. In Inghilterra di macchine del genere ne girano diverse; belle simpatiche, soft quanto si vuole, ma pur sempre prodrome del gioco del grandi.

Qui da noi – almeno restando nel mondo dei bambini – nelle sale giochi se ne saranno viste si e no due o tre, tra cui quella ripresa dall’ineffabile Toffa delle Iene. Per quanto innocue, i nostri operatori, sapendo l’aria che tira, se ne sono generalmente tenuti lontani, preferendo puntare su apparecchi in cui l’abilità sia tangibile e determinante ai fini del risultato.

 

Comunque sia, siccome qui in discussione c’è più il principio che la sostanza (o almeno così ci pare), ci chiediamo: cosa c’è di diverso dal vincere un premio tramite ticket, o direttamente, come avviene con gli apparecchi comma 7A, ovvero le prizemachines? Il diverso valore dei premi? Va bene (forse), ma allora, se qualcuno fa il furbo se ne assume tutte le responsabilità. Anche al questurino più incompetente verrà il dubbio che se in una gru o similare fa bella mostra di se un tablet, forse c’è qualcosa che non va.

 

Andiamo oltre: le cosiddette Operazioni a Premio, per quanto siano una forzatura, eccetera eccetera, vengono autorizzate dal Mise attraverso una procedura nel quale il gestore di sala deve indicare con precisione tutte le modalità di svolgimento dell’iniziativa, premi compresi. E nessuno si azzarda a denunciare una cosa per l’altra, ben sapendo che questa attività continua ad essere – nostro malgrado – border line, in quanto da quasi tre anni si attende l’emanazione del regolamento di attuazione della norma inserita nella Legge di Stabilità 2013, che voleva dare finalmente ordine e chiarezza nel comparto.

 

Insomma, come sempre il problema, ammesso che ci sia, sta non nell’apparecchio in se bensì nel modo di gestirlo. Ma nel caso dei nostri salagiochisti, quelli che credono nell’amusement e lo sostengono contro tutto e contro tutti, la trasparenza e la buona fede sono assolute.

E quindi, per cortesia – ci rivolgiamo ai “benpensanti” esterni al settore – prima di parlare ci si documenti per bene, si cerchi di capire quanto sia alta la soglia che divide l’abilità dall’alea, e quanto sia meglio per un bambino trascorrere un’oretta in sala, dove socializza e si diverte esercitando delle abilità e magari anche portandosi a casa il suo bravo premietto, piuttosto che starsene rinchiuso in casa a caccia di orribili mostri con la propria console…

 

Magari è l’ennesimo “fuoco di paglia”, ma certe cose fanno male davvero agli operatori professionali dell’amusement. Ed è davvero magra soddisfazione che l’ennesimo attacco delle Iene (andato in onda, “grada caso” nella notte della vigilia dell’Enada) sia clamorosamente andato a vuoto. Toffa e Company avevano chiamato Guardia di Finanza e ADM con l’obiettivo di far sequestrare gli apparecchi installati in una sala, ma al termine dei controlli tutto è parso regolare.

Infine, proprio durante Enada, si è sparsa la voce che il tanto agognato decreto sui comma 7 era ormai giunto alla firma. L’ennesima bufala? Lo sapremo presto…

 

PressGiochi