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Slot fuori da bar e tabacchi. Crepet: “Proposta poco credibile, meglio iniziare a ridurre il numero di apparecchi”

Slot fuori da bar e tabacchi? Ciò che è necessario non è tanto bandire o proibire, ma “contenere quantitativamente il numero di apparecchi da gioco all’interno degli esercizi pubblici e

30 Settembre 2016

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Slot fuori da bar e tabacchi?

Ciò che è necessario non è tanto bandire o proibire, ma “contenere quantitativamente il numero di apparecchi da gioco all’interno degli esercizi pubblici e posizionarlo alla luce del sole onde evitare di isolare il giocatore e metterlo in condizione di giocare in maniera incontrollata. Questo è sbagliato e vale anche per le sale dedicate. Da quando hanno fatto le salette ‘nascoste’ all’interno degli esercizi pubblici come i bar il fenomeno del Gap è peggiorato sensibilmente”.

 

Lo dichiara a PressGiochi lo psichiatra e sociologo Paolo Crepet al quale abbiamo chiesto il proprio parere in merito alla proposta del Governo di eliminare le slot machine dagli esercizi generalisti come bar e tabacchi e la cui intervista è contenuta nel prossimo numero della rivista PressGiochi @Enada in distribuzione la prossima settimana presso la 44ima Fiera romana del settore. Di fronte alla proposta del Governo di tagliare le slot machine dagli esercizi pubblici in favore delle ‘gaming hall’, per far fronte al fenomeno del gioco patologico, abbiamo deciso di interpellare alcuni esperti che si occupano da anni della cura del Gap chiedendo quale ritengono, tra slot nei bar e tabacchi e giochi nelle sale dedicate, essere l’offerta più pericolosa per chi presenta problemi di gioco.

 

Come ha chiarito Crepet, “E’ necessario che ci sia una riduzione del numero di apparecchi negli esercizi pubblici, situati in luoghi visibili nei quali la fruibilità sociale possa rappresentare un disincentivo ad esagerare nel gioco. Tagliare tutto, come propongono alcuni che sfruttano questo tema per guadagnare consensi, mi sembra una cosa sicuramente poco credibile dal punto di vista erariale. Voglio ricordare – conclude Crepet – che ad oggi continuiamo a non sapere qual è il numero di soggetti colpiti da gioco patologico”.

 

PressGiochi

 

 

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