19 Aprile 2024 - 17:59

Slepoj (pres.fed. Psicologi): “Non basta limitare orari slot; porre attenzione anche a gratta e vinci e bingo

Anche i giochi più familiari come il Bingo e i Gratta e Vinci finiscono nel mirino degli psicologi in quanto generano atteggiamenti compulsivi. Lo sostiene Vera Slepoj, Presidente della Federazione

24 Febbraio 2015

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Anche i giochi più familiari come il Bingo e i Gratta e Vinci finiscono nel mirino degli psicologi in quanto generano atteggiamenti compulsivi. Lo sostiene Vera Slepoj, Presidente della Federazione italiana psicologi nonché autrice di numerose pubblicazioni, commentando la recente sentenza del Tar del Veneto che conferma l’ordinanza anti-slot del Sindaco di Padova. “Anche il ‘Gratta e Vinci’ così come il ‘Bingo’, possono generare comportamenti compulsivi. C’è tutta una serie di problematiche legate a questi giochi che generano dipendenza. Se stabilisci delle regole, come può essere la limitazione degli orari, non risolvi totalmente il problema che invece riguarda complessivamente la personalità del giocatore. Bisognerebbe entrare nel merito della compulsività di determinate situazioni che vengono invece incentivate dalle Istituzioni. Il provvedimento del sindaco Bitonci – continua la psicologa – va nella giusta direzione, quella di limitare il più possibile i danni provocati da dispositivi per il gioco d’azzardo sulle persone. Ma forse il Primo Cittadino dovrebbe osare un po’ di più e avviare magari un’azione di prevenzione nelle scuole e tra i cittadini, affinché si produca un cambiamento di mentalità. Padova – propone la Slepoj – potrebbe diventare addirittura un modello in cui tutti i giochi d’azzardo vengano tagliati fuori dalla città, creando una sorta di zona franca dove si giochi come fosse una ‘Las Vegas mignon’. Se il Sindaco ha veramente intenzione di essere efficace sulla struttura portante dei comportamenti sociali dei suoi cittadini, deve fare un piano generale che includa anche una sorta di certificato di garanzia da parte di chi mette in piedi questo tipo di attività.  Questi soggetti dovrebbero essere anche in grado di dare delle indicazioni affinchè il gioco non diventi poi una parte compulsiva della vita del soggetto. Ci potrebbero essere dei dissuasori, personaggi addestrati a entrare in questi per analizzare i fruitori sui loro comportamenti. La macchinetta in sé non è pazzia, è quello che noi ne facciamo. A questo si lega anche a un atteggiamento psicologico della gente che, in difficoltà economica, cerca la via della vincita emotiva e salvifica”.

PressGiochi