28 Marzo 2024 - 11:17

Sanna (Presidente A.I.A.F): “Sull’azzardo lo Stato sa, ma si sottrae da una meta condivisa fatta di benessere”

Riccardo Sanna, Presidente A.I.A.F. – Non t’azzardare, riflette sull’atteggiamento dello Stato verso il gioco in particolare in relazione alle dipendenze giovanili. “Una riflessione  va fatta sul fenomeno azzardo- commenta- sulla

15 Novembre 2017

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Riccardo Sanna, Presidente A.I.A.F. – Non t’azzardare, riflette sull’atteggiamento dello Stato verso il gioco in particolare in relazione alle dipendenze giovanili.

“Una riflessione  va fatta sul fenomeno azzardo- commenta- sulla malattia azzardo; la piaga va sempre più ingrossando e incancrenendo: la malattia colpisce in modo tristemente democratico persone di età, genere, estrazione sociale estremamente varia, devastando individui e famiglie e facendo lievitare spese sociali e sanitarie già al collasso. Anche in questo caso lo Stato veste il duplice ruolo di carnefice e curante: se da un lato investe ingenti quantità di denaro – di certo non sono sufficienti le entrate fiscali legate all’azzardo – nella cura della patologia conclamata e, ahinoi, ancora troppo poche in opere di prevenzione, dall’altro prosegue strenuamente, sollecitando con infinita ipocrisia a “giocare responsabilmente”, nell’azione di propaganda dell’azzardo. Pardon, “del gioco pubblico”, questa l’ultima sconcertante definizione, sporcando ciò che di più pulito, libero e vitale esista, il gioco, appunto. E, colpevolmente e falsamente, rifugia dietro il paravento della legalità, affermando che la liberalizzazione dell’azzardo contrasterebbe l’illegalità, quando – su affermazione della Commissione Parlamentare Antimafia – è vero l’esatto contrario, vale a dire traina e attira l’illegalità, sia inducendo “un bisogno d’azzardo”, soprattutto fra i più fragili, sia permettendo che alcune organizzazioni criminali infiltrino il mercato legale. Uno Stato che azzarda con la propria economia è destinato al fallimento”.

 

“I nostri figli- prosegue Sanna- loro i più esposti e i più sensibili: si stima che centinaia di migliaia di ragazzi azzardino costantemente online. Il paziente lavoro di cesellatura su quanto abbiamo di più prezioso si vanifica, con la vergognosa complicità dello Stato. E ancora, gli anziani, soprattutto fra coloro che patiscono una lieve o moderata compromissione cognitiva: pensioni e patrimoni dilapidati fra vergogna, inconsapevolezza ed umiliazione. Scene da fermare il cuore.
E lo Stato sa.
E la letteratura scientifica chiarisce che chi azzarda è profondamente differente dallo stereotipo che comunemente si ha. La ricerca neuroscientifica e gli studi psicosociali descrivono un modello molto diverso dal “giocatore incallito che – viziosamente – gioca per vincere”: l’attitudine ad azzardare nasce dall’intreccio di fattori di vulnerabilità biologica (hanno dimostrato il coinvolgimento della corteccia prefrontale, dell’amigdala e dell’insula nella pulsione all’azzardo)  e sociale. Interessante e preoccupante insieme è la correlazione individuata da Clark fra azzardo e dipendenza da sostanze (e. g. cocaina): le strutture cerebrali implicate nell’azzardo, le sostanze rilasciate e maggiormente disponibili legate alle sensazioni di piacere (dopamina) e la forte pulsione evidenziano uno scenario molto simile alle dipendenze da sostanze stupefacenti, anche in relazione alle diminuite capacità della corteccia prefrontale, struttura cerebrale preposta al controllo degli istinti e alla scelta di decisioni vantaggiose e utili”.

“Numerosi sono gli studi su azzardo, dipendenza da smartphone e adolescenza- continua- in modo particolare l’attenzione è posta sulla relazione bidirezionale tra impulsività e attitudine: in questa prospettiva è fondamentale individuare i ragazzi a rischio e sviluppare precocemente adeguati programmi di prevenzione. E’ ciò che noi di AIAF sosteniamo da tempo ed in tal senso stiamo elaborando progetti di intervento tesi alla salvaguardia e alla tutela anzitutto dei più piccoli (A.I.A.F. – Non t’azzardare, “In-Formare ZerOtto”, settembre 2017).
Ugualmente ricco il panorama scientifico riguardante la popolazione anziana, particolarmente quella con lieve/moderata compromissione cognitiva; si è visto che pazienti con demenza frontotemporale (FTD) caratterizzata da disfunzioni esecutive e variazioni di personalità e comportamento possono sviluppare una marcata tendenza all’azzardo: da qui l’importanza di un’efficace azione di monitoraggio e controllo sulle persone già descritte e di una capillare opera di sensibilizzazione dell’ambiente nei confronti di soggetti dolorosamente fragili”.

“Se per quanto concerne i fattori biologici sono necessari ancora studi, approfondimenti e confronti, non c’è spazio al dubbio per gli aspetti sociali- conclude Sanna- povertà di relazioni, solitudine, ristrettezze economiche spesso svelano “attitudini biologiche” che altrimenti rimarrebbero sopite. E, appunto, lo Stato sa.
E si sottrae al cammino verso una meta condivisa, fatta di benessere, salute e buona qualità di vita per tutti, soprattutto per i nostri figli”.

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