18 Aprile 2024 - 15:35

Sale giochi. A Padova la polizia dichiara guerra all’imprenditoria cinese

Tredici controlli in 45 giorni nelle sale slot e dieci infrazioni riscontrate tutte a carico di gestori cinesi. «È una etnia poco incline a rispettare le regole», suona la carica

11 Settembre 2015

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Tredici controlli in 45 giorni nelle sale slot e dieci infrazioni riscontrate tutte a carico di gestori cinesi. «È una etnia poco incline a rispettare le regole», suona la carica così Angelo D’Ambrosio, primo dirigente della polizia di Stato, da un mese e mezzo capo della Divisione amministrativa della Questura. «È una fetta di economia di questa città gestita in maniera non ortodossa. Ho segnalato la circostanza alla Squadra mobile e ora cercheremo di capire se c’è un’unica regia».

D’Ambrosio, funzionario di lunga esperienza, dal suo arrivo a Padova è rimasto colpito dallo scarso rispetto delle regole riscontrato nei locali gestiti da imprenditori con gli occhi a mandorla. «Non è un caso che su tredici controlli le dieci infrazioni siano state tutte a carico di cinesi» conferma. «È un dato che deve farci riflettere e proprio per questo ho deciso che inizieremo a controllare anche centri estetici e sale massaggi».

 

Ciò che ha scatenato l’offensiva della Questura di Padova contro i locali gestiti da cinesi è stato questo ultimo “ciclo” di controlli. «Nella sala giochi di via Venezia 43 il gestore aveva installato una telecamera e l’obiettivo era installato nel parcheggio per vedere in tempo reale il nostro arrivo» continua D’Ambrosio. «Appena ci siamo affacciati ha chiuso la serratura della porta d’ingresso e ci ha lasciati fuori. Siamo riusciti a entrare solo dopo varie peripezie. Un comportamento gravissimo che ho deciso di sanzionare con il massimo della pena: la revoca della licenza».

 

La carenze riscontrate in molti casi dalla Divisione amministrativa sono molteplici: dal mancato rispetto dell’ordinanza del sindaco (che impone lo spegnimento delle slot machine alle 22) all’assenza di un preposto (figura giuridica prevista per legge), per finire con l’accesso consentito anche ai minori. La sala giochi di via Croce Rossa è stata chiusa 60 giorni proprio per questo motivo. Due mesi di stop anche per il locale di via Monti.

 

«Padova è una città in cui la comunità cinese è molto presente» ribadisce D’Ambrosio. «C’è uno dei poli commerciali più importanti del Nord Italia e ci sono un sacco di locali pubblici gestiti da loro. Abbiamo avuto modo di vedere che nella maggior parte dei casi chi gestisce una sala giochi possiede anche un ristorante e un centro estetico. Il nostro compito ora, grazie alla Squadra mobile, sarà quello di capire se c’è una regia unica dietro a tutti questi affari. Teniamo conto che chi frequenta questi locali non paga con carte di credito o bancomat ma con denaro contante. Questo flusso importante deve essere necessariamente mappato».

PressGiochi