28 Marzo 2024 - 19:44

Rottofreno. Il sind. Veneziani: “La Regione deve garantire i comuni da eventuali sanzioni giudiziarie dell’applicazione dei limiti al gioco”

“L’Amministrazione che mi onoro di rappresentare ben consapevole delle proporzioni preoccupanti che ha assunto il fenomeno del gioco d’azzardo che sul solo territorio comunale di Rottofreno ha raggiunto giocate di

11 Gennaio 2019

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“L’Amministrazione che mi onoro di rappresentare ben consapevole delle proporzioni preoccupanti che ha assunto il fenomeno del gioco d’azzardo che sul solo territorio comunale di Rottofreno ha raggiunto giocate di oltre 9 milioni di euro all’anno e delle pesanti implicazioni economiche e sociali che da esso derivano, ha ravvisato la necessità di procedere ad ottemperare quanto prima a quanto previsto dalla nuova normativa regionale.

Nello specifico – afferma il sindaco di Rottofreno Raffaele Veneziani  – è stata adottata, nei termini previsti dalla Legge di riferimento, una delibera di Consiglio Comunale del dicembre 2017 nella quale è stata individuata ed approvata la mappatura dei luoghi sensibili. Successivamente si è provveduto a comunicare ai titolari di pubblici esercizi con apparecchi da gioco d’azzardo di cui all’art. 110 c. 6 del TULPS, situati in posizione di incompatibilità con la mappatura dei luoghi sensibili, il divieto di installazione di nuovi apparecchi ed il divieto del rinnovo dei contratti in essere.

Analogamente, per le sale gioco e sale scommesse, si è provveduto a comunicare l’avvio al procedimento e, conseguentemente, ad emettere ordinanza di chiusura delle attività entro il termine del 12 dicembre 2018 concedendo l’opportunità di una proroga di 60 giorni, al fine di consentire la progressiva delocalizzazione delle stesse in zone non soggette al divieto. Alla data odierna per le due attività presenti sul territorio comunale e destinatarie delle predette ordinanze si rileva quanto segue.

La sala scommesse e sala gioco sita in via Riva Trebbia ha rimosso tutte le apparecchiature da gioco di cui all’art. 110 c. 6 del TULPS autorizzate.  La sala scommesse sita in via XXV Aprile, a seguito dell’ordinanza di chiusura, ha sospeso l’emissione di scommesse ma contemporaneamente ha presentato istanza di ricorso al TAR di Parma contro l’ordinanza di chiusura emessa. Oggi il Comune è in attesa della fissazione dell’udienza nella quale sarà discussa la richiesta di sospensiva dell’efficacia del provvedimento impugnato, fase cautelare che precede la decisione nel merito della controversia in sede amministrativa.

Per tale complessa attività, portata a termine quale primo Comune in Provincia di Piacenza, ritengo in particolare di ringraziare l’ufficio SUAP comunale ed in particolare la sua responsabile Donatella Papa nonché l’assessore Stefano Giorgi che più di me ha condotto in prima persona questa delicata attività demandata all’ente. Nel manifestare la mia personale – seppur parziale per le ragioni che illustrerò oltre – soddisfazione per la limitazione imposta al settore del gioco che, benché lecito, è certamente foriero di elevati rischi sociali dovuti alle patologie che ne derivano, osservo tuttavia che la piena esecuzione della normativa regionale rischia di determinare il mero spostamento dei luoghi ove si pratica il gioco d’azzardo senza che da ciò derivi un’effettiva diminuzione dei rischi a vantaggio invece di una loro concentrazione in luoghi sempre più grandi ed alienanti per i giocatori.

L’aumento della pratica del gioco online, a tutt’oggi pressoché privo di controlli efficaci ed accessibile a tutti con modesti limiti anche al gioco dei minori o di persone soggette a limitazione della propria capacità di agire. Una riduzione dei livelli occupazionali derivanti dai posti di lavoro dei personale addetto alle sale sottoposte ad obbligo di chiusura che, in caso di mancata individuazione di una sede alternativa, sarebbe inevitabilmente licenziato per giustificato motivo oggettivo stante la cessazione dell’attività.

Aggiungo anche una nota di preoccupazione per gli effetti potenzialmente derivanti agli enti locali all’esito dei ricorsi a tutt’oggi pendenti. Se infatti è vero che la legge regionale di recente approvazione è stata a sua volta oggetto di ricorsi che non ne hanno sospeso l’efficacia, è bensì vero che tali pronunce favorevoli trovano fondamento nella sola assenza di periculum in mora (vale a dire di pericolo per i ricorrenti derivante dal fatto che la legge rimanesse in vigore) non in quanto tale pericolo fosse effettivamente assente quanto piuttosto per il fatto che la legge regionale -avendo un carattere esclusivamente programmatico e privo di diretta applicazione- non disponeva essa stessa la chiusura degli esercizi interessati, provvedimento questo demandato alla competenza dei Sindaci su scala locale.

E’ quindi di tutta evidenza che l’impugnazione delle ordinanze di chiusura, tra cui quella di Rottofreno quale prima emessa e prima impugnata (sic!) del territorio piacentino, rappresenta il primo vero banco di prova per la “tenuta” della nuova normativa regionale in sede giudiziaria seppure la Regione stessa non sia convenuta in giudizio. Da ciò discende che un’eventuale censura in sede giudiziaria delle ordinanze esecutive dell’impianto normativo voluto dalla Regione determinerebbe un potenziale pericolo (sia in termini di pagamento di spese legali sia – in denegata ipotesi – di riconoscimento di un danno subito dagli esercenti) non già sull’ente a cui si deve, nel bene come nel male, la nuova norma, quanto sugli enti locali che ne abbiano dato fedele e tempestiva attuazione. Devo mio malgrado riferire infatti che, pur a fronte di tale possibile (e spero francamente solo teorico) rischio assunto dai Comuni e pur a fronte di plurime sollecitazioni dello scrivente in sede legislativa, tale rischio non trova oggi alcuna copertura.

Auspico quindi in conclusione che, ferma l’adesione del sottoscritto e dell’intero gruppo di amministratori che rappresento all’intento di limitare questa piaga sociale, gli eventuali effetti negativi derivanti agli enti locali vedano la Regione Emilia Romagna quale garante dei danni che i Comuni dovessero subire per avere tempestivamente e fedelmente applicato la normativa voluta dall’ente sovraordinato. Auspico soprattutto, nell’interesse dei cittadini prima ancora che dell’ente, che tale fosco scenario sia evitato dalla conferma delle ordinanze di chiusura in sede giudiziaria».

 

PressGiochi