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Pucci (Astro): “La delega fiscale risolva la questione relativa alla regolamentazione del gioco da parte degli enti locali altrimenti rimarrà un atto vuoto e inutile”

Tassa dei 500 milioni, taglio di 100mila apparecchi e preu sul margine. Tra norme adottate e riforme preannunciate si affaccia per il settore del gioco pubblico un anno nel quale

23 Febbraio 2015

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Tassa dei 500 milioni, taglio di 100mila apparecchi e preu sul margine. Tra norme adottate e riforme preannunciate si affaccia per il settore del gioco pubblico un anno nel quale verrà attuata una vera e propria rivoluzione che rischia di lasciar fuori parte degli operatori del comparto.

“E’ inutile che ci preoccupiamo del pagamento dei 500 milioni se poi nella legge delega il settore di gestione scompare. Prima ci chiedono di indebitarci per soddisfare le richieste dello Stato poi annullano di netto parte fondamentale della filiera quale è quella del gestore, se le cose andassero così, allora sarebbe tutto inutile”. Con queste parole il presidente dell’Associazione che rappresenta gli operatori del gioco lecito Astro, Massimiliano Pucci commenta a PressGiochi.it la situazione che sta vivendo il comparto degli apparecchi da intrattenimento in vista della riforma che verrà attuata attraverso la Delega fiscale.

“Per quanto riguarda il pagamento dei 500 milioni richiesti nella legge di Stabilità, – ha dichiarato Pucci riferendosi alle disposizioni della finanziaria di dicembre – noi come associazione ci siamo messi a diposizione per pagare il giusto. E’ chiaro che prima di tutto dovevamo controllare che fossero rispettati i tre principi basilari previsti dalla norma e che il concessionario nel riversare sulla filiera quei 500 mln rispettasse i tre capisaldi della legge, ossia la rinegoziazione, la portabilità ed una equa offerta. Questo purtroppo non è successo da parte di alcuni concessionari, tanto è vero che ancora oggi continuiamo a subire minacce che a noi non spaventano perché consapevoli di essere dalla parte della ragione.

Quello che fa Astro è solo ed esclusivamente a difesa dei propri iscritti e chiaramente non siamo disponibili a pagare quanto c’è stato proposto: 470 milioni di euro. Questo significa non riversare sul settore questa una tantum, ma solo sulla categoria del gestore, quel gestore considerato parassitario ma che poi nei fatti è presidio di legalità del gioco pubblico e paga le tasse. Insistiamo, ancora ad oggi – nonostante le minacce di alcuni concessionari – perché la nostra è una battaglia di civiltà, certi di essere nella parte del giusto.

Noi non abbiamo mai detto di non pagare ma di pagare in base ai nuovi accordi oggetto di rinegoziazione. Solo attraverso la libertà di rinegoziare un’offerta si possono accettare gli oneri derivanti e se non si trova un accordo la controparte deve essere libera di cambiare concessionario. Come in tutti gli altri settori. Ad oggi – continua Pucci – siamo l’unico settore che si muove su principi feudali: alcuni concessionari tengono prigionieri i nostri gestori negando loro la possibilità di scegliere l’offerta meno disastrosa per i propri bilanci. Bisogna cambiare mentalità, devono cambiare i rapporti tra concessionari e gestori, il concessionario dovrebbe essere meno aggressivo nei nostri confronti anche in virtù del fatto che trovo assurdo che aziende con 3-400 dipendenti debbano subire delle costrizioni da concessionari che hanno la metà dei dipendenti dell’azienda stessa. Il rapporto va riequilibrato, ci vuole maggior condivisione e reciprocità tra questi due attori della filiera. Concessionari e gestori dovrebbero camminare insieme con un rapporto paritario che li vede entrambi in primo piano nell’affrontare gli ostacoli che il nostro settore presenta”.

 

Tornando alla questione della legge delega, “La prima bozza – ha ricordato il presidente Astro – prevedeva l’eliminazione tout court delle slot nei bar e nei tabacchi eliminando la categoria che rappresento. Sono due anni che come associazione Astro insistiamo dicendo che l’offerta del gioco è troppo elevata e non nego che le disposizioni che verranno adottate nei decreti delega relativi al gioco ci preoccupano. Nonostante ciò, ritengo che non si possa cancellare con un tratto di penna due settori come il nostro – quello del mondo di gestione – che ha messo in piedi la rete più grande del mondo è rimane un presidio di legalità perché sappiamo bene chi entra al posto nostro, ovvero l’illegalità.

Incontrando le istituzioni abbiamo fornito i numeri del nostro settore, i dati occupazionali spiegando il prodotto che trattiamo e che nei bar viene proposto sempre un prodotto light, abbiamo cercato di spiegare il caos che si verrebbe a generare cancellando completamente due categorie fondamentali del comparto (costruttori e gestori). Se il governo vuole arrivare ad una regolamentazione del settore rispettando i principi della salvaguardia occupazionale, erariale e della legalità probabilmente non può prescindere dalla nostra attività.

E’ ovvio che se dovesse capitare che la categoria del gestore venisse cancellata dal decreto delega ovviamente non potremo rispondere del pagamento dei 500 milioni richiesto dalla Stabilità. Se il governo vuole fare una vera riforma del settore del gioco, non può prescindere dalla figura del gestore e dal suo ruolo diretto e professionale sull’offerta legale.

Parlo da sempre della necessità di una riduzione dell’offerta. Ritengo che dovremmo tornare ad una fase anteriore all’ultimo contingentamento per evitare che i nostri bar vengano trasformati in minicasinò, e non avvenga più quanto accaduto con il decreto Abruzzo che chiedono soldi al settore introducendo 50mila nuovi diritti di macchine molto pesanti senza poi capire le conseguenze anche sul piano sociale che questo comporta. L’offerta è troppo alta, va ridimensionata e da questo ridimensionamento ne avrebbe beneficio tutto il settore del gioco, e la categoria del gestore in primis.

Credo che un ridimensionamento dell’offerta del gioco faccia bene a tutti e non ritengo che per quanto riguarda il comparto degli apparecchi da intrattenimento questo possa ridurre i problemi del gioco patologico. Una riduzione dell’offerta di gioco è una questione di civiltà, non mi è mai piaciuto vedere una slot in una parafarmacia così come vederle nelle spiagge e negli stabilimenti balneari. Sono convinto che la maggior parte dei giocatori ludopatici accedono anche a un’offerta illegale priva di controlli e senza le prerogative che invece ha l’offerta legale. Questo è un dato di fatto. I numeri relativi alla regione Liguria ce lo dimostra in maniera lampante. Nella regione dove abbiamo avuto più inibizioni, i malati di gioco sono triplicati. In Liguria si prevede l’eliminazione dell’offerta degli apparecchi dal 2017 con una politica miope concentrata solo contro il gioco legale, dal 2012 abbiamo dei distanziometri rispetto ai luoghi sensibili. Caso vuole che dal 2011 al 2013 il numero di malati di gioco sono triplicati e la spesa di gioco legale si è diminuita lasciando chiaramente aperta la strada al gioco illegale.

Sulla questione degli interventi degli enti locali sulla regolamentazione del gioco, spiega Pucci: “La delega deve assolutamente risolvere la questione dei territori altrimenti rimarrà un atto vuoto e inutile”.

Cristina Doganini – PressGiochi