19 Marzo 2024 - 02:59

Piemonte: tra i quattro candidati alla Regione, solo Cirio (FI) cambierà la legge sul gioco

Il dibattito sulla legalità organizzato ieri da Libera con i quattro candidati governatore si chiude con una serie di domande secche, a cui risponde «Sì» oppure «No». La presidente piemontese,

21 Maggio 2019

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Il dibattito sulla legalità organizzato ieri da Libera con i quattro candidati governatore si chiude con una serie di domande secche, a cui risponde «Sì» oppure «No».

La presidente piemontese, Maria Josè Fava, chiede: «Volete mantenere l’attuale legge regionale per il contrasto del gioco d’azzardo patologico?».

Tutti, Giorgio Bertola (M5S), Valter Boero (Pdf), Sergio Chiamparino (centrosinistra), rispondono senza nemmeno pensarci: «Sì». Tutti tranne uno, Alberto Cirio, l’aspirante presidente del centrodestra, che replica: «No». Il candidato albese ha una idea in proposito: «L’ultima ricerca Eurispes ha dimostrato — dice — che questa legge sposta il problema sul gioco “nero”, a quello studio ha lavorato anche Caselli».

 

D’altronde, Come aveva spiegato il candidato Alberto Cirio di Forza Italia in una recente intervista alla nostra testata: “Questa legge ha una serie di criticità che abbiamo a suo tempo segnalato. Dopo sei mesi era previsto un primo monitoraggio, confido nel Consiglio Regionale, che ha la competenza su questo, per una verifica sull’impatto reale che la legge sta avendo sul territorio. Dobbiamo capire in concreto quali sono stati gli effetti in tema di contrasto alla ludopatia”.

 

Riproponiamo di seguito l’intervista rilasciata da Cirio a PressGiochi sul tema del gioco pubblico e sulla legge regionale:

 

“Credo che l’offerta di gioco pubblico vada regolamentata in modo omogeneo a livello nazionale e che sull’argomento vada superata una certa ipocrisia di fondo, perché mentre viene puntato il faro su casinò e sale da gioco, intanto lo Stato continua a incassare dalla vendita dei gratta e vinci e dei vari Lotto e Superenalotto. Senza contare il problema crescente del gioco sul web. A livello personale io sono per le libere scelte consapevoli, in un sistema che abbia delle regole ben precise ed inderogabili. Senza dimenticare però che la parola “gioco” dovrebbe sempre mantenere la leggerezza del suo significato. Se si trasforma in patologia non è più gioco”.

 

Lo afferma a PressGiochi il candidato presidente per la Regione Piemonte per il centrodestra Alberto Cirio.

 

 

Il Casinò di Campione d’Italia è stato chiuso a luglio. Da allora gli ingressi e gli incassi del Casinò di Lugano sono raddoppiati. Crede che il diffuso proibizionismo riesca realmente a frenare la domanda di gioco degli italiani? Cosa ne pensa a livello generale?

 

“Il  proibizionismo ha già dimostrato di fallire, vedi in passato con l’alcol. Però non si può pensare di sostituire il proibizionismo con l’assenza di regole ed il tutto permesso. Le regole ci vogliono e, vista la delicatezza del tema, devono essere precise e rigorose, ma ispirate ad un equilibrio di fondo. Innanzitutto devono essere uguali per tutti, almeno nel territorio nazionale. Nel caso di Campione d’Italia ci si sposta a Lugano, ma lo stesso rischia di avvenire tra le diverse regioni italiane. Pensiamo al nostro Piemonte: oggi una persona che vive a Saliceto andrà a giocare a Cengio in Liguria, chi sta a Trecate si sposterà a Magenta in Lombardia e uno di Tortona andrà a Rivanazzano Terme, a 20 minuti di distanza nell’Oltrepò Pavese. In più lasciare ai singoli sindaci la scelta degli orari è assurdo: chi vorrà continuare a giocare dovrà solo spostarsi dopo una certa ora nel comune accanto”.

 

La Regione Piemonte ha approvato una normativa volta a fermare il fenomeno del gioco patologico andando a vietare tout court la diffusione dell’offerta di gioco e provocando la progressiva chiusura delle attività a questo dedicate con un importante problema occupazionale che sta emergendo. Non solo, il fronte illegale sembra beneficiare dei divieti introdotti. Come giudica la normativa adottata?

 

 

“Questa legge ha una serie di criticità che abbiamo a suo tempo segnalato. Dopo sei mesi era previsto un primo monitoraggio, confido nel Consiglio Regionale, che ha la competenza su questo, per una verifica sull’impatto reale che la legge sta avendo sul territorio. Dobbiamo capire in concreto quali sono stati gli effetti in tema di contrasto alla ludopatia”.

 

La legge regionale prevedeva anche importanti interventi sul fronte prevenzione, educazione, sensibilizzazione. Le sembra che siano stati realizzati?

 

“Le posso dire cosa ho fatto io negli anni in cui ero assessore regionale all’Istruzione. Sono stato il primo a sostenere un progetto per portare il tema delle ludopatie nelle scuole e farne comprendere i meccanismi psicologici. Un progetto che ha coinvolto migliaia di giovani su tutto il territorio e che è un peccato che la Regione Piemonte non abbia continuato a promuovere in questi anni. Perché io credo che serva educare, non proibire”.

 

 

Nel caso i piemontesi decidessero di scegliere Lei alla giuda della Regione per i prossimi anni, gli imprenditori del settore gioco pubblico cosa devono aspettarsi?

 

“Una analisi oggettiva e senza pregiudizi ideologici sulla portata della legge regionale per capire i reali effetti che ha avuto in termini di lotta alla ludopatia, occupazione e prevenzione. Questo in attesa, però, che lo Stato intervenga con una legge nazionale che detti regole valide per tutti i Comuni e tutte le Regioni. Una legge figlia non del proibizionismo, ma ispirata a criteri di regolamentazione, educazione e prevenzione al pari di tanti altri Stati europei che hanno avuto risultati eccellenti in questo delicato settore”.

 

PressGiochi

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