24 Aprile 2024 - 13:35

Mantero (M5S): Contro il gioco d’azzardo, dal Pd di Savona tante parole ma pochi fatti

“Il Pd savonese è lo specchio di quello nazionale: contro il gioco d’azzardo patologico a parole ma non con i fatti”. È Matteo Mantero, parlamentare loanese del Movimento 5 Stelle,

23 Marzo 2015

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“Il Pd savonese è lo specchio di quello nazionale: contro il gioco d’azzardo patologico a parole ma non con i fatti”. È Matteo Mantero, parlamentare loanese del Movimento 5 Stelle, a lanciare per primo tale critica nei confronti del partito di maggioranza in Consiglio comunale insieme ad altri esponenti politici grillini.

“Dopo aver aderito al ‘Manifesto nazionale contro il gioco d’azzardo’, Berruti si fece bello annunciando iniziative a sostegno dei commercianti che avessero intrapreso la scelta virtuosa e coraggiosa di non ospitare nei loro locali macchinette per il gioco d’azzardo. Ma quando c’è di mezzo il Pd, in particolare a Savona, finite le passerelle e arrivato il momento di fare qualcosa di concreto, la risposta è sempre la stessa: non ci sono soldi”, accusa ancora Mantero.

Il consigliere comunale Andrea Delfino aggiunge preoccupato che “così i commercianti sono lasciati soli a combattere questa piaga: se vorranno rinunciare alle macchinette, che in media garantiscono incassi superiori ai 500 euro mensili ciascuna, lo dovranno fare senza il minimo aiuto da parte del Comune, neppure una riduzione quasi simbolica dei tributi comunali, come promesso dalla giunta. E chi avesse già intrapreso questa strada, fidandosi della promessa, si arrangia, in tempi già così difficoltosi per il commercio”

“Nella provincia di Savona si giocano 1700 euro pro capite all’anno – dichiara il consigliere Milena Debenedetti – Siamo al quinto posto in Italia e questo si traduce in tempo rubato al lavoro, alle famiglie, allo studio, in soldi sottratti al commercio e al circuito dell’economia virtuosa, in famiglie ridotte alla miseria e di conseguenza in un aggravio di costi per i servizi sociali del Comune. È un buon affare negare una piccola detassazione a spese di altri costi, economici e sociali, ben più pesanti?”.

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