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Livorno. La capitale delle slot machine, una ogni 135 abitanti

Nella nostra provincia le slot machine sono 1.980, e di queste 1189 sono a Livorno città. Significa una macchinetta ogni 135 abitanti. Sempre secondo questi dati, che l’associazione Libera ha

18 Maggio 2015

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Nella nostra provincia le slot machine sono 1.980, e di queste 1189 sono a Livorno città. Significa una macchinetta ogni 135 abitanti.

Sempre secondo questi dati, che l’associazione Libera ha raccolto grazie all’agenzia dei monopoli di stato e alla guardia di finanza, gli esercizi commerciali livornesi dotati di slot sono 293, con una media di 4 ogni negozio: ogni anno, nella nostra città, ci finiscono dentro tra i 21.699.250 e i 43.398.500 euro (l’80% di tutta la provincia), per una media di 202,77 euro a livornese. Dai 50 ai 100 euro, invece, quelli che finiscono quotidianamente in ognuna di esse, con picchi di 400/500 euro. Cifre da capogiro, soprattutto se pensiamo a tutto quello che resta fuori: gratta e vinci, schedine, scommesse sportive, superenalotto. Cioè quello che un tempo era l’unico mondo delle scommesse e che adesso ne rappresenta ancora una bella fetta del mercato.

Il gioco d’azzardo insomma non è più un vizio quasi di nicchia, suddiviso come un tempo tra corse coi cavalli, bische clandestine e scommesse sportive al nero, che vedevano protagonisti giocatori patologici – quasi sempre uomini, generalmente adulti – individui antisociali, spesso avvezzi all’abuso di alcool o sostanze, frequentatori di locali notturni, secondo il ritratto uscito dal convegno. Da qualche anno a questa parte le cose sono cambiate: la legalizzazione e lo sdoganamento del gioco d’azzardo nel nostro paese hanno visto crescere il numero dei giocatori e moltiplicarsi le occasioni di gioco, dalle decine e decine di Gratta e Vinci alle slot machine, dai centri scommessa che spuntano come funghi al gioco online. Reperire dati sul fenomeno è complicato, soprattutto perché le stesse società, da quando si sono rese conto che mostrarli era come farsi cattiva pubblicità, non li diffondono più.

«Gli effetti sociali di questo fenomeno sono enormi, ma restano sottotraccia – spiega il referente di Libera Enzo Chioini – quella del gioco è la terza azienda nazionale, dopo Enel ed Eni, e dà lavoro a 120mila persone, eppure è il settore meno tassato. Ci battiamo da anni per sensibilizzare i cittadini e renderli consapevoli del pericolo». Ma cosa si potrebbe concretamente fare? «Evitare che vengano installate a meno di 500 metri da scuole e luoghi pubblici e che questa norma valga per tutti, anche per chi le ha installate prima della sua entrata in vigore – spiega Chioini – controllare che non siano mai esposte in bella vista, limitare gli orari di accesso, detassare gli esercizi commerciali virtuosi».

PressGiochi