25 Aprile 2024 - 21:55

Liguria. Discussa in consiglio la proroga della legge sul gioco, si voterà sabato mattina

Liguria. Toti: “Non vogliamo sottovalutare le ludopatie, né creare disoccupazione”   Nel consiglio regionale della Liguria, in un clima estremamente “caldo” (tra il pubblico sono presenti sia rappresentati dei gestori

29 Marzo 2017

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Liguria. Toti: “Non vogliamo sottovalutare le ludopatie, né creare disoccupazione”

 

Nel consiglio regionale della Liguria, in un clima estremamente “caldo” (tra il pubblico sono presenti sia rappresentati dei gestori che dei comitati no-slot), ha avviato questa mattina la discussione all’interno del  Disegno di legge 127: Soppressione del Comitato Tecnico Regionale per il Territorio e disposizioni normative di adeguamento, dell’emendamento per la proroga degli “effetti” della legge 17 del 2012 relativamente all’applicazione delle distanze dai luoghi sensibili per le sale giochi.

 

Dopo un breve accenno sul tema il consigliere Luigi De Vincenzi (PD) ha dichiarato “Non ho capito come questa norma sul gioco, nonostante la mia esperienza tecnica, possa rientrare in questo discorso sull’urbanistica”, è intervenuto, per una lunga relazione, il consigliere Andrea Melis (M5S).

 

 

“La giunta ha impropriamente inserito in questo disegno di legge (Soppressione del Comitato Tecnico Regionale per il Territorio) la proroga alla legge che disciplina le sale da gioco attraverso le distanze dai luoghi sensibili- ha dichiarato Melis – la norma regionale nasceva quando la norma nazionale si muoveva in questa direzione con il decreto Balduzzi che prevedeva delle distanze per tutelare la salute. Le regioni poi si sono mosse con alcune differenze  e la Liguria è intervenuta con una legge che non era perfetta, ma prevedeva alcune azioni. Anche la Commissione Europea si è mossa con azioni e norme per tutelare i consumatori del gioco. La legge poneva cinque anni di tempo per posizionare in maniera congrua gli strumenti del gioco lecito. Alla luce della giurisprudenza comunitaria e nazionale, appare evidente che c’è un ordinamento chiaro che dice che servono distanze dei punti gioco da alcuni luoghi”.

 

 

“Stiamo tornando alla contrapposizione tra salute e lavoro- ha proseguito Melis-. In quanto la giunta ha espresso l’esigenza di questa proroga c’è il rischio della perdita di posti di lavoro. L’azzardo è nei Lea quindi è certificato che il GAP è una malattia. Lo stato quindi dice che bisogna curare il GAP.  E’ una patologia che ha in comune con la dipendenza da sostanze, problemi nei rapporti sociali. E’ una patologia in espansione anche se dati precisi non ci sono, perché non esiste ad oggi una rilevazione sistematica dei pazienti.  Sono stimate 800 mila persone con un aspetto problematico. Facendo una stima media sulla popolazione ligure ci sono 25 mila malati in Liguria, ma quelli che si rivolgono ai sert sono una fetta molto minore”.

 

“Ci sono tante ragioni per questo- ha proseguito Melis- è doveroso prevenire, secondo il nostro avviso. La giunta ha parlato del punto di vista occupazionale in maniera responsabile, perché ci sono molte persone impiegate in questo settore quindi il ragionamento è serio. Se poniamo l’aspetto economico la regione Liguria ha raccolto secondo i dati di ADM 1,88 mld di euro.  Se anche solo un 50% di questi fosse liberato si riverserebbe nell’economia reale molti soldi. Pane, vestiti i beni normali di cui tutti noi abbiamo necessità. Questo emendamento è scorrettamente arrivato in consiglio senza arrivare in commissione, senza possibilità di fare proposte e confrontarsi con i soggetti interessati per trovare una soluzione migliore di una proroga. Si poteva pensare di aiutare e agevolare fiscalmente chi accettava di ridurre o togliere gli apparecchi per il gioco lecito. Dal 2012 questo si è perso, o non si è fatto. Quindi è comprensibile il disappunto di chi ha un problema da risolvere. Il percorso doveva nascere nel 2012, cinque anni di tempo. Ora c’è un tema sul quale ci sono opinioni differenti sulle quali temo l’opposizione salute/lavoro. Ora però vogliamo parlare dell’aspetto economico, noi pensiamo di voler liberare queste risorse oltre 90 mld di euro per altre cose. Siamo contro questa proroga, arrivata in maniera scorretta e che impedisce di trovare una sintesi che si doveva trovare prima. Con questo provvedimento non si trova la soluzione, si sposta in attesa della norma nazionale che potrebbe essere peggiore dal punto di vista occupazionale e della salute. Il provvedimento lascerà morti comunque, dal punto di vista del lavoro e della salute. La strada non è il gioco d’azzardo, la normalità dovrebbe essere ridurre, contenerlo. Siamo contrari anche se questa nostra scelta non troverà d’accordo alcune parti. Bisognava intervenire prima. Quindi la politica ha fallito. Questo è  un non-intervento”.

Il consiglio comunale è stato rinviato a sabato mattina alle ore 10.

“Ormai è chiaro- ha commentato Fabio Tosi, portavoce del MoVimento 5 Stelle Liguria-per Toti il regolamento è un elastico che si può tirare avanti e indietro a seconda delle convenienze o, come in questo caso, dei propri capricci. Capita così che, per approvare in tempo la moratoria sul gioco d’azzardo, già peraltro inserita illegittimamente in un disegno di legge sull’urbanistica che nulla ha a che vedere con le slot, convochi in fretta e furia un Consiglio regionale al sabato mattina, con una spesa stimata di 8mila euro. Ovviamente coi soldi dei cittadini liguri, che Toti è ormai abituato ad usare come bancomat personale. Sembra un pessimo scherzo del 1° aprile, ma purtroppo è tutto vero!”

“Una sconfitta per tutti, un anno di deroga non risolve il problema”  ha aggiunto il capogruppo di Rete a Sinistra Gianni Pastorino.

 

Mentre la capogruppo dei democratici Raffaella Paita ha sottolineato che “la Giunta Toti, per difendere a spada tratta l’inserimento di un emendamento sul gioco d’azzardo in un ddl urbanistico che con l’azzardo non c’entra nulla, ha deciso di convocare il Consiglio regionale sabato mattina, con una spesa aggiuntiva per la macchina regionale. E’ pazzesco il comportamento della maggioranza. Le regole non possono essere forzate in questo modo”.

 

 

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