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I giochi e l’eredità del 2014. Di Stefano Sbordoni

Che il 2014 sia stato un anno importante per il settore dei giochi, di quelli che gli addetti ai lavori ricorderanno è chiaro a tutti. E’ l’anno in cui sono state poste le fondamenta di una sorta di rivoluzione copernicana, almeno su carta. E il 2015 sarà ancora più interessante perché dovranno prendere corpo e forma tutte quelle novità, più o meno condivisibili,

07 Gennaio 2015

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Che il 2014 sia stato un anno importante per il settore dei giochi, di quelli che gli addetti ai lavori ricorderanno è chiaro a tutti. E’ l’anno in cui sono state poste le fondamenta di una sorta di rivoluzione copernicana, almeno su carta. E il 2015 sarà ancora più interessante perché dovranno prendere corpo e forma tutte quelle novità, più o meno condivisibili.

Andiamo con ordine.  Come scrive l’avvocato Stefano Sbordoni, tra i maggiori esperti di gaming in Italia – La legge 11 marzo 2014, n. 23 (c.d. “Delega fiscale”) ha conferito, come è noto,  una delega al Governo per la realizzazione di un sistema fiscale più equo, trasparente e orientato alla crescita, da attuare entro dodici mesi (26 marzo 2015, ma già si parla di un rinvio preannuciato da più fonti).

Con la delega fiscale il Legislatore ha finalmente compreso la necessità di effettuare una  raccolta sistematica dell’intera disciplina (una sorta di TESTO UNICO) dei Giochi/ Codice, compreso un riordino del prelievo erariale sulle tipologie di gioco ad oggi regolamentate, sul modello del LIBRO BIANCO inglese.  Gli interventi secondo il testo di delega, dovranno mirare a:

a) tutelare i minori dalla pubblicità dei giochi ed a recuperare i fenomeni di ludopatia. E qui sara’ necessario ridimensionare il fenomeno anche alla luce dei dati forniti dal Ministero della Salute nella Relazione sullo Stato Sanitario del Paese 2012-2013. Sostiene il Ministero che i giocatori problematici assistiti “nel corso del 2012 dai Servizi per le Dipendenze ammontano a circa 5.138, con una netta prevalenza del sesso maschile (83%). Lombardia e Piemonte sono le Regioni con il maggiore numero di soggetti trattati”. Questo dunque è il quadro ufficiale;

b) vietare la pubblicità nelle trasmissioni radiofoniche e televisive nel rispetto dei principi sanciti in sede europea relativi alla tutela dei minori per i giochi con vincita in denaro che introducono comportamenti compulsivi;

c) definire le fonti di regolazione dei diversi aspetti legati all’imposizione, nonché alla disciplina dei singoli giochi, per i quali si dispone una riserva di legge esplicita alla legge ordinaria;

e) riordinare la disciplina dei controlli e dell’accertamento dei tributi gravanti sui giochi, nonché il sistema sanzionatorio.

Sembrerebbe poi che nell’ambito della delega sia prevista anche la revisione del modello organizzativo della rete fisica di raccolta, dove relativamente alla commercializzazione del gioco on line sarebbe vietata la messa a disposizione mediante la tecnologia palmare, di tablet smartphone o equivalenti che non siano di proprietà dei giocatori presso i punti vendita.

Se il testo della delega fiscale dovesse essere approvato con queste modifiche, si deve ritenere che non inficerebbe la promozione del gioco pubblico on line nell’ambito di altre attività terrestri, in quanto oggetto del divieto sarebbero le tecnologie palmari (tablet, smartphone ecc. ecc.) che l’esercente potrebbe mettere a disposizione dei propri avventori per utilizzare anche i servizi connessi alla commercializzazione del gioco on line.

L’articolo 14 della Delega prevede quindi la riorganizzazione del comparto giochi. Oltre alla raccolta sistematica della disciplina in un Codice unico, ed al riordino del prelievo erariale, la delega incarica il Governo di armonizzare aggi e compensi spettanti ai concessionari, riordinare la disciplina dei controlli e dell’accertamento dei tributi, riorganizzare il sistema sanzionatorio. Ma la Delega è soprattutto lo strumento per risolvere i problemi che si sono evidenziati nel corso di questi anni, a iniziare dal confronto con gli enti locali per stabilire regole uniformi riguardo alla distribuzione sul territorio dell’offerta di gioco. E se per la tutela dei giocatori problematici (fermo quanto sopra evidenziato in termini di numeri) prevede la creazione di un apposito fondo, finanziato anche attraverso interventi mirati sui giochi pubblici, volti a incrementare il gettito,  il provvedimento chiede anche  una revisione delle norme in materia di pubblicità dei giochi. Infine, viene previsto il rilancio del settore ippico anche attraverso l’istituzione della Lega Ippica Italiana, che avrà il compito – tra le altre cose – di organizzazione gli eventi ippici, controllare la regolarità delle corse, amministrare il fondo per lo sviluppo e la promozione del settore ippico.

La Delega attende ancora i decreti attuativi per essere messa in moto, provvedimenti che sarebbero tuttavia in dirittura di arrivo, come ha confermato alcuni giorni fa il sottosegretario al MEF Pier Paolo Baretta, intervenendo alla Camera: “Subito dopo la pausa natalizia presenteremo il testo del decreto legislativo per applicare l’articolo 14 della delega fiscale”. Salta però agli occhi degli operatori del settore come in questa delicatissima – anzi vitale – fase della loro esistenza, il Governo non presti loro ascolto, forse interloquendo con qualche sporadico (e furbo) soggetto che non rappresenta certo l’intera categoria. Ed il segnale dato dall’anticipo della delega inserito brutalmente nella legge di stabilità ne è la prova. Se ci si prende la briga di dedicare una parte rilevante della delega fiscale ai giochi, vuol dire che se ne tiene debito conto. E che si riconosce l’esistenza di un settore e di tutti – e ribadiamo tutti – i componenti della filiera. Che quindi dovranno aver voce in capitolo sul proprio destino, in ogni ipotizzabile progetto che li riguardi, vuoi un bene vuoi in male. Ecco perché non potrà esserci riforma seria e fondante senza aver ascoltato le categorie, anche perché dalle avvisaglie sembra proprio che i decantati lavori “a fari spenti” – nella notte dell’ignoranza – per ora facciano solo capire (con le parole di Lucio Battisti) come non “sia tanto difficile morire”.