25 Aprile 2024 - 20:57

Gioco d’azzardo e minori: i risultati del progetto ‘Azzardo BUGIArdo’

A fine giugno si è concluso il Progetto Azzardo BUGIArdo – finanziato da Regione Lombardia, Ente Capofila il Comune di Casale Litta e responsabile scientifico l’Associazione AND Azzardo e Nuove

28 Luglio 2018

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A fine giugno si è concluso il Progetto Azzardo BUGIArdo – finanziato da Regione Lombardia, Ente Capofila il Comune di Casale Litta e responsabile scientifico l’Associazione AND Azzardo e Nuove Dipendenze. Tra le azioni svolte nei 12 mesi di progetto è stata condotta anche un’ampia ricerca sulle abitudini al gioco d’azzardo tra gli studenti di tre scuole superiori del territorio (ISIS Dalla Chiesa di Sesto Calende, ISIS Ponti di Gallarate-Sommae ENAIP di Varese) in collaborazione con il Dipartimento Neurofarba (Neuroscienze, psicologia, area del farmaco e salute del bambino) dell’Università di Firenze e il CHUV-CJE  (Centro Ospedaliero Universitario Vodese – Centro del Gioco Eccessivo) di Losanna, i cui risultati sono stati restituiti in un affollato seminario che si è svolto a Gazzada (Comune partner del progetto) l’8 giugno scorso. Si è trattato di due ricerche parallele ha hanno coinvolto complessivamente un centinaio di classi, quasi 2.000 studenti (tra i 14 e 19 anni).

Quali gli esiti? Tra il 66% e il 75% dei ragazzi ha praticato almeno un gioco d’azzardo nell’ultimo anno e, tra questi, 2 su 3 sono minorenni e 1 su 3 ha meno di 16 anni. Il grafico sottostante riporta i risultati di tutti gli studenti fatta eccezione delle terze classi (nelle quali è stato svolto un altro tipo di studio).

 

 

Per giocare d’azzardo i ragazzi usano i risparmi, ma non è raro che siano proprio i genitori a dare loro i soldi che poi finiscono nel gioco.

Sono molti a giocare nei bar e nei tabaccai, anche sotto i 16 anni. I minorenni acquistano Gratta e Vinci (29%), scommettono a soldi tra amici (28%), fanno scommesse sportive in punti vendita autorizzati (17%), praticano giochi di carte a soldi (10%). Ma anche giocano agli apparecchi (SLOT e VLT) in modo non trascurabile (7%) in considerazione della loro età: nei bar (4%) e nelle sale dedicate (3%).

Il tasso di gioco problematico è alto soprattutto tra i minorenni. Nel campione totale, a prescindere dalla frequenza di gioco, con domande su alcuni comportamenti civetta (che non hanno quindi un valore diagnostico ma solo indicativo) è stato rilevato un probabile disturbo da gioco d’azzardo almeno nell’1,2 % dei maschi e nel 0,76% delle femmine.

L’approfondimento svolto sui 446 studentifrequentanti la classe terza (età media circa 17 anni) ha dato quindi modo di osservare che tra coloro che avevano praticato almeno un gioco d’azzardo nell’ultimo anno il 23% è risultato giocare in modo regolare, cioè settimanalmente o quotidianamente. Attraverso l’utilizzodi uno specifico test diagnostico (GamblingBehavior Scale – For Adolescents – GBS-A; Primi, Donati, & Chiesi, 2015), è stato rilevato che il 10% degli studenti è da considerarsi giocatore a rischio, cioè esibisce alcuni segni di comportamento patologico, anche se in forma sporadica e per sintomi relativamente più lievi, e il 7% è classificabile come giocatore con disturbo, cioè ha una condotta di gioco connotata da frequenti sintomi tipici di un comportamento patologico.

“Le nostre rilevazioni hanno riconfermato quanto già emerso da altre recenti ricerche (es. uno studio di Caritas Roma): anche ragazzi giocano d’azzardo; persino i minorenni sono già molto implicati in questa attività a loro vietata: cominciano presto,  spesso con coetanei minorenni, ma non raramente anche con familiari adulti” segnala con preoccupazione la dr.ssa Capitanucci di AND; “questo è un segno evidente dell’effetto ‘normalizzazione’ al quale l’industria – e non solo – ha lavorato nell’ultimo quindicennio, determinando l’assimilazione di questo fenomeno come ‘normale’ e ‘accettato’  nella nostra cultura, al punto che sono gli stessi genitori o nonni a condividere attività di gioco d’azzardo con i loro figli e nipoti; un Gratta e Vinci o una scommessa in famiglia non si nega a nessuno: neppure ad un minorenne…nella scarsa consapevolezza dei rischi”.

 

 

PressGiochi