19 Marzo 2024 - 12:43

Gioco d’azzardo. Binetti (UDC): “Anche a Di Maio pecunia non olet”

“Due norme chiave approdano oggi alla Camera: il decreto sulla Sicurezza, e’ gia’ stato approvato in Senato, dove tornera’ blindato per l’inevitabile terza lettura. L’altro riguarda la legge di bilancio

26 Novembre 2018

Print Friendly, PDF & Email

“Due norme chiave approdano oggi alla Camera: il decreto sulla Sicurezza, e’ gia’ stato approvato in Senato, dove tornera’ blindato per l’inevitabile terza lettura. L’altro riguarda la legge di bilancio ed e’ al centro di polemiche infinite, che la stampa rilancia di giorno in giorno.

Tra questi due ddl chiave il gioco e’ sotteso come un filo rosso che pone quesiti rilevanti per entrambi”.

 

Come afferma l’on. Paola Binetti dell’UDC, “Giocare, nelle diverse forme che l’azzardo prevede, e’ certamente un problema di sicurezza, ma e’ anche una irrinunciabile risorsa per le casse dello Stato. Ed e’ questa la sua ambiguita’ e il suo fascino per i nostri esponenti di governo. Quel che e’ certo e’ che il gioco non e’ piu’ un gioco, ma un affare di proporzioni gigantesche in cui le piccole aziende, come ad esempio il bar sotto casa o la tabaccheria dell’angolo, hanno smesso di contare davvero. I mega-concessionari stanno fagocitando tutta la torta, con la inevitabile complicita’ del governo. Di Maio aveva esordito con un primo decreto che cercava di porre uno stop al dilagare del gioco, ma il nuovo MEF ha imparato molto presto a servirsene per i suoi stretti interessi. Sembra proprio che contro le lobby dell’azzardo nessuno puo’ muoversi, neppure questo governo che della lotta contro il gioco d’azzardo aveva fatto una sua arma vincente. D’altra parte l’antico aforisma: pecunia non olet, sembra proprio il grande alleato di chiunque stia al governo. E dunque ben venga una opposizione vigilante e sempre critica, purche’ il suo interesse principale sia e resti quello del cittadino.”

 

“Le difficolta’ economiche di questo governo sembrano maggiori di quelle dei governi precedenti, proprio perche’ l’Europa non gliene lascia passare nessuna; ma sul gioco l’Europa spinge per moltiplicarne gli investimenti e mascherarne le responsabilita’, soprattutto a livello di multinazionali, come sono nei fatti i grandi concessionari. Il fatto e’ che il pur consistente gettito fiscale che i governi ricavano dal gioco, riesce comunque a mimetizzarsi, in una sorta di gioco di scatole cinesi, in cui ad ogni passaggio sparisce una fetta del gettito e si disperde in vie parallele. I mega-concessionari sono i veri esperti di gioco, quelli che sanno giocare sul serio e passare all’incasso sempre e comunque.

Loro vincono sempre, con buona pace del bar sotto casa e della tabacchiera dell’angolo, su cui pende la minaccia di chiusure, di limitazioni, di contro-indicazioni. E che comunque hanno la loro buona parte di responsabilita’.

Basta entrare in uno di questi esercizi commerciali e l’offerta di gioco diventa invasiva ed invadente, con una pubblicita’ accattivante, piena di offerte speciali e di vincite miracolose. E’ facile in questo modo far leva sul piccolo giocatore, sul ragazzino che ha pochi euro in tasca, sulla pensionata che spera nella occasione buona, sul disoccupato che non piu’ che pesci prendere. Ed e’ una guerra tra poveri.

Il barista dice che senza la macchinetta per giocare il suo reddito sarebbe insufficiente a garantire l’autonomia economica; il giocatore, che torna li’ ogni pomeriggio o ogni sera ad aspettare l’occasione fortunata, ne esce sempre piu’ povero e deluso. Ma il grande concessionario vince sempre e il governo cerca di batterlo sul filo del rasoio per portare a casa ogni volta qualcosa di piu’, ma anche lui esce ogni volta battuto e il governo continua a rischiare restando sul filo del rasoio”.

 

PressGiochi

×