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Franco Mirabelli (PD): “Necessario ripartire dalle regole, lavoriamo per ridurre l’offerta e la domanda di gioco”

Astro. I comuni restringono gli orari delle slot, e “volano” le stime di crescita degli altri giochi In merito al riordino del settore giochi, l’onorevole del PD Franco Mirabelli, intervenuto

02 Novembre 2016

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Astro. I comuni restringono gli orari delle slot, e “volano” le stime di crescita degli altri giochi

In merito al riordino del settore giochi, l’onorevole del PD Franco Mirabelli, intervenuto alla presentazione del libro “Giocati dall’azzardo” ha dichiarato: “Sul gioco ci sono spesso discussioni troppo ideologiche che mirano più a suscitare bassi istinti piuttosto che a capire quali sono i bisogni e le cose da fare.
Dobbiamo ricordare che, in Italia, Tremonti fece la scelta di moltiplicare i punti di gioco, uscendo dagli spazi appositi e portando le macchinette nei locali pubblici come bar e tabaccherie, basandosi sul principio – rivelatosi sbagliato – di combattere l’illegalità in questo modo. Ovviamente, l’obiettivo di contrastare l’illegalità non si è verificato anche perché nel frattempo le mafie si sono infiltrate tra i gestori e si sono comunque dedicate al settore del gioco, utilizzando anche canali pubblici per riciclare il denaro.

 

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Le inchieste hanno poi dimostrato che l’ipotesi di Tremonti di combattere l’illegalità liberalizzando in quel modo il gioco, quindi, era errata e il documento che il Sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta porterà alla Conferenza Stato-Regioni parte da questa considerazione: non è vero che legalizzando tutto si può togliere di mezzo la criminalità.
La scelta di Tremonti, inoltre, rispondeva alla necessità economica di aumentare le entrate dello Stato, con uno strumento eticamente discutibile, in un momento complicato per le finanze italiane. Il risultato di questa scelta è che oggi abbiamo avuto una esplosione dell’offerta di gioco in luoghi accessibili a tutti. Inoltre, siamo di fronte ad un sistema incontrollato in cui non ci sono regole.
Lo Stato, infatti, concede la concessione dopodiché sono i gestori a scegliere dove mettere i punti gioco e come realizzarli.
In assenza di regole, in questi anni, i Comuni hanno svolto un ruolo di supplenza importante perché, insieme alle Regioni, hanno provato a costruire dei parametri per difendere la salute pubblica (con la questione delle distanze dai luoghi sensibili e gli orari limitati).
Il gioco, dal punto di vista industriale, ormai è un sistema che occupa molte persone.
È, quindi, necessario ripartire dalle regole e lavoriamo per ridurre l’offerta e la domanda di gioco: questo è il senso della proposta di legge che ho presentato e già la Legge di Stabilità dello scorso anno conteneva norme che andavano in questa direzione e che riprendevano alcuni punti della legge a mia firma (che attualmente è l’unica che riguarda il riordino complessivo del settore del gioco).
Noi oggi abbiamo bisogno di dare regole al settore, guardando a due principi: 1) diminuire l’offerta e la domanda di gioco; 2) combattere l’illegalità e la criminalità organizzata.
Va ricordato che l’illegalità non riguarda solo la criminalità organizzata, c’è anche chi non è autorizzato che gestisce punti di gioco ma lo fa ugualmente e una parte di essi è stata fatta emergere in questi anni con una sanatoria.
Con la scorsa Legge di Stabilità abbiamo detto che occorre ridurre le slot machines del 30% togliendole dai locali pubblici, che tutte le macchinette devono avere l’acceso da remoto (cioè devono essere collegate ad una centrale controllata dai Monopoli di Stato) in quanto le schede con cui funzionano attualmente sono facilmente falsificabili per creare uno svantaggio per i giocatori o per consentire il riciclaggio. L’idea è di ridurre a 1.000 le concessioni in tutta Italia nei locali pubblici.
Con la scorsa Legge di Stabilità, inoltre, si è vietata la pubblicità: si sta attendendo il decreto attuativo ma già oggi è proibita la pubblicità sulle reti televisive generaliste fino alle 22.00.
Purtroppo rimane il problema per tutte le reti specializzate e, in particolare, per quelle sportive che al momento svolgono un ruolo nel gioco d’azzardo incentivando di fatto le scommesse e credo che questo aspetto vada risolto con il decreto che si andrà a presentare.
È stata, inoltre, aumentata la tassazione, aumentando il P.R.E.U. e aumentando la tassazione per i guadagni da gioco.
Con questo lavoro, quindi, è stato avviato il percorso.
Ora occorre anche capire come conciliare una legge nazionale con il ruolo di Comuni e Regioni che, in questi anni, hanno svolto un ruolo di supplenza. Questo aspetto, unitamente al come modificare ulteriormente la normativa, era stato demandato alla Conferenza Stato-Regioni.
C’è un problema di fondo: non si può dare la concessione se poi non si è sicuri che chi la riceve possa utilizzarla in un determinato Comune perché magari le regole comunali prevedono altro. Vi è, quindi, la necessità di un quadro chiaro.
Le decisioni che verranno prese nella Conferenza Stato-Regioni saranno poi trasformate in un decreto attuativo che crei le condizioni per raggiungere anche quegli obiettivi.
Ci sono poi altre questioni da affrontare; in Commissione Antimafia, ad esempio, è stata approvata una relazione con indicazioni su quali iniziative intraprendere per prevenire le infiltrazioni criminali.
Rimanendo sull’attualità, con la Conferenza Stato-Regioni siamo in dirittura d’arrivo. La valutazione presentata dal Governo, su cui concordano anche molti altri soggetti, tra cui l’ANCI, è che si possa chiudere con un accordo per anticipare al 2017 la riduzione del 30% delle AWP da bar e tabacchi (e gli esercenti non sono contenti di questa iniziativa perché c’è un pezzo di economia che, nel frattempo, si è costruita sulle scelte di Tremonti che ora vanno smontate e, ovviamente, ci sono resistenze); intervenire ulteriormente sulla pubblicità; dare la possibilità ai Comuni di continuare a stabilire distanze e orari delle sale gioco come quelle attuali. Inoltre, ci sarà una distinzione tra le sale gioco come quelle attuali, prive di tutela, e sale gioco qualificate, cioè con personale formato, in grado di capire quando ci sono persone in difficoltà e di fornire loro assistenza, con tecnologie in grado di limitare i danni e di fermare un gioco eccessivo. Sale da gioco specializzate, dunque, denominate Sale di Tipo A.
L’obiettivo di fondo è sempre quello di togliere le macchinette dai locali pubblici come bar o tabaccherie. A mio avviso è una proposta seria, in grado di ridurre l’offerta e la domanda di gioco e di introdurre maggior controllo per cui, prima si riesce a metterla in campo, meglio è. Su tutto ciò, ormai da molte settimane, si verificano resistenze da parte di una sola Regione che è la Lombardia e questo continua a dilazionare i tempi dell’approvazione. A me pare che questo avvenga più per motivi politici che non di merito.
Ci saranno sicuramente alcuni dettagli da discutere e da mettere a punto ma la proposta complessiva è positiva. Uno dei punti di possibile discussione riguarda la possibilità o meno per i Comuni di intervenire sulle Sale di tipo A, perché nella proposta governativa questi spazi diventano delle specie di zone franche che rispondono ad altri regolamenti precisi già in grado di garantire controlli e interventi a protezione del giocatore.
A mio avviso, l’ipotesi di Sale A e Sale B è una buona idea e concilia anche con l’interesse prevalente della salute pubblica con altri interessi.
Bisogna, infatti, comprendere che non è possibile chiudere tutto, anche perché poi riaprirebbe tutto in modo sommerso e senza controlli né tutele. È vero che il gioco sommerso e illegale esiste ugualmente ma almeno gli si riduce un po’ la platea.
Se andasse in porto l’accordo Stato-Regioni, credo che verrebbe immediatamente recepito dalla Legge di Bilancio, in cui al momento non c’è scritto nulla in materia di gioco, a parte la messa a gara del Superenalotto.
Trovo, quindi, che il comportamento di Regione Lombardia sia irresponsabile perché da un lato si dice che la situazione è drammatica e c’è urgentemente bisogno di agire e poi si fa melina sull’approvazione delle norme utili a fare comunque dei passi avanti per risolvere i problemi.
Fermare ciò, a mio avviso è irresponsabile, continuando a fare leva su sentimenti di preoccupazione che comunque l’opinione pubblica ha.
Se riusciremo mai a fare una legge sul gioco, comunque, una delle cose che proporrò è che venga istituito un organismo terzo che dia i dati sul gioco e sui giocatori patologici. Oggi abbiamo i dati delle giocate e delle vincite ma non abbiamo i dati su quanti sono i soggetti che soffrono di patologie derivanti dal gioco. Le ricerche su questo presentano dati che variano dai 2 milioni di persone alle 15.000 persone, a seconda di chi ha commissionato la ricerca. A mio avviso, quindi, serve un osservatorio permanente su tutto il fenomeno per avere la possibilità di ragionare sui dati, perché sono cifre troppo discordanti tra loro quelle che vengono diffuse dai vari enti coinvolti o interessati”.

PressGiochi