19 Aprile 2024 - 10:02

Enada Roma. Curcio (Sapar): “Governo ipocrita con il settore del gioco”

Si è aperta questa mattina a Roma la 46ima Enada Roma, che seppur con non poche difficoltà, continua a rappresentare un punto di incontro  imprescindibile per gli operatori, in una

16 Ottobre 2018

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Si è aperta questa mattina a Roma la 46ima Enada Roma, che seppur con non poche difficoltà, continua a rappresentare un punto di incontro  imprescindibile per gli operatori, in una fase nella quale il mercato continua a soffrire l’inasprimento fiscale, voluto in questa edizione dal Governo giallo verde che  ha raggiunto il record di aver in meno di quattro mesi di lavoro aumentato il preu delle slot  e delle videolotterie ben due volte.

Presenti al tavolo di presentazione organizzato da Sapar anche il settore dell’amusement, rappresentato dal Consorzio FEE e Sapar service. Mauro Zaccaria, presidente di Fee  ha dichiarato: “La nostra associazione nasce per unire i produttori del puro intrattenimento e che grazie a questa fiera siamo riusciti a raggiungere questo obiettivo: ovvero una netta separazione tra gioco pubblico e di puro intrattenimento. Spero che questa sia una delle tante iniziative che saranno rappresentate in nome del settore del puro intrattenimento”.

Presente anche Paolo Dalla Pria di Sapar Service che ha spiegato come con Fee si sia riusciti a  riunire le forze per dare spazio al settore dell’intrattenimento.

 

A prender la parola, Raffaele Curcio presidente di Sapar che dopo i saluti  ringraziamenti di rito ha inveito contro il Governo e il piano ormai perseguito da anni di intervenire sul comparto degli apparecchi da intrattenimento senza intervenire sugli altri.

“Il Governo – ha dichiarato – ha preso la strada della deriva rispetto agli obiettivi che qualsiasi governo precedente avrebbe perseguito sul settore.

La manovra otterrà degli effetti difficilmente ipotizzabili che non avranno alcun impatto nei confronti del gioco patologico. Si va contro una libertà fondamentale del cittadino.

Con la leva dell’aumento forzato del preu si sposta il giocatore verso altre offerte e quindi le proposte di tutela del giocatore sbandierate fino ad oggi non vengono realizzate. Il Governo non può pensare di martellare un unico settore favorendo gli altri . Non ci si rende conto che il settore è formato da piccole e medie imprese. Anche i media dovrebbero smettere di fare populismo. L’impatto di quest’ultima manovra sarà devastante anche perché questo intervento non nasce da confronti né con gli operatori né con chi tutela i giocatori.

Ancora non ci sono dati chiari sul problema del gioco e su come risolvere il problema del GAP, quindi questo è un comportamento di grande ipocrisia.

Gli interventi che si sono perseguiti sono scollegati da qualsiasi visione d’insieme o riordino programmato. Non si considera il settore del gioco come un settore economico al pari degli altri, un settore che per anni ha fornito tra i 9 e i 10 mld l’anno.

Le aziende si stanno attrezzando con offerte online e l’illegalità è sempre più frequente.

La domanda del giocatore non varia in base alla pressione fiscale del settore, ma la incanala dove trova l’offerta senza distinguere tra legale e illegale. Questo comportamento del Governo non solo non dà prospettive al settore ma costringe le aziende ad offrire un’offerta di minor qualità.

L’accordo Stato Regioni si arenava nei confronti dei rapporti con gli Enti locali. Tuttavia in alcuni aspetti è stato ripresa dall’attuale Esecutivo, rimane la volontà di eliminare le slot machine dagli esercizi pubblici, ed è stata rispolverata l’idea della tessera sanitaria.

Togliere le slot dai locali rappresenterà un autogol per il Governo, come se si tornasse indietro nel tempo, dopo anni che hanno permesso l’emersione dell’illegale di fronte ad un offerta poco controllabile”.

Guardando all’anello che invece sta incassando tutta la domanda di gioco, ovvero i concessionari, afferma Curcio: “Se da una parte le aziende di noleggio e gestione stanno diminuendo giorno dopo giorno causando la perdita di importanti introiti fiscali, va anche considerato che gli stessi concessionari che hanno la propria sede fiscale all’estero, non contribuiscono ad arricchire nemmeno lo stato italiano”.

 

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