25 Aprile 2024 - 23:19

Dubbi sulla possibilità di devolvere il jackpot del Superenalotto ai terremotati del Centro Italia

Anche se sono stati molti oggi i politici che sulla scia del populismo e di facile visibilità si sono lanciati nel condividere la proposta di devolvere i proventi del gioco

25 Agosto 2016

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Anche se sono stati molti oggi i politici che sulla scia del populismo e di facile visibilità si sono lanciati nel condividere la proposta di devolvere i proventi del gioco d’azzardo e, in particolare quelli del jackpot del SuperEnalotto, in sostegno delle vittime del terremoto del Centro Italia, non mancano dubbi sulla fattibilità di questa operazione.

 

Tra gli scettici spicca nella rete l’esternazione di Alessandro Ciro Campi ricercatore presso il Politecnico di Milano.

“Leggo – afferma Campi – molti che condividono spot in cui chiedono a Renzi di dare ai terremotati il jackpot del Superenalotto. Per fortuna di tutti noi il Governo non può prendere i soldi a suo piacimento, soprattutto non può prendere i soldi gestiti da privati così, con un decreto.

Da Wikipedia scopriamo che:

Delle giocate l’8% è trattenuto dal punto vendita, il 3,73% va al concessionario (attualmente la Sisal) e il 34,648% costituisce il montepremi.

Il montepremi viene ripartito tra le categorie di vincita in modo equilibrato, con l’obiettivo di far crescere il Jackpot e, nel contempo, garantire i premi delle categorie inferiori fra cui il “2” e le vincite immediate.

Il montepremi del SuperEnalotto, costituito dal 60% di quanto raccolto in un concorso, viene così ripartito tra le sei categorie di premi nelle seguenti proporzioni:

Ai 6 va il 17,4% del montepremi totale;
Ai 5+1 va il 13% del montepremi totale;
Ai 5 va il 4,2% del montepremi totale;
Ai 4 va il 4,2% del montepremi totale;
Ai 3 va il 12,8% del montepremi totale;
Ai 2 va il 40,0% del montepremi totale;
Al pagamento delle vincite immediate va l’8,4% del montepremi totale.

Se in un’estrazione non ci sono vincite di prima categoria (il “6”) il montepremi si somma a quello del concorso successivo: per questo, talvolta, il montepremi destinato ai 6 diventa molto alto.

Non si capisce in base a che poteri un Governo potrebbe prendere questi soldi così a suo piacimento (indipendentemente dalla bontà della causa).

Forse – conclude il ricercatore – non apprezziamo più a sufficienza la fortuna di vivere in un Paese in cui chi governa non ha i poteri assoluti e non può fare il bello e il cattivo tempo. Perché oggi lo si chiede per una buon causa, ma una volta che una cosa diventa lecita lo è senza vincoli”.

 

 

Dello stesso parere anche l’Economista Luigino Bruni insegnante di Economia Politica all’Università Bicocca di Milano e alla Lumsa di Roma.

Come dichiara Bruni a FamigliaCristiana.it, “l’Enalotto è una tassa dei poveri. Incrementata da un altro terremoto, quello dell’Aquila del 2009. La grande idea del Governo di allora fu quella di istituire il primo “gratta e vinci” per le popolazioni sfollate dell’Aquila. Da lì il gioco venne incentivato e si scatenò questa vera e propria epidemia di gratta e vinci. E’ di una gravità morale, di un cedimento etico impressionante. E’ come curare una disgrazia incentivando un’altra disgrazia. Dopo le tragedie, dopo il sangue dei figli, si risponde con le virtù, non speculando sulla povera gente. Ma il guaio è che la gente nemmeno si rende conto di cosa ci sia dietro a una proposta sciagurata del genere”.

 

In conclusione, a prescindere da qualsiasi proposta, dobbiamo ricordare che la Sisal è una società privata che gestisce il concorso su concessione statale. Al massimo si potrebbe lavorare sulla tassazione collegata (o spingere Sisal a una donazione indipendente come fatto in occasione del sisma de L’Aquila) ma certo è impossibile sottrarre quel montepremi maturato nel corso dei mesi in virtù delle puntate dei giocatori, che scommettendo firmano di fatto un contratto con la società in base al quale questa si impegna a redistribuirlo in caso di vittoria.

PressGiochi

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