26 Aprile 2024 - 00:51

Basilicata: parte la campagna contro il gioco d’azzardo

Ha preso ufficialmente il via anche in Basilicata “Mettiamoci in gioco”, la campagna nazionale contro i rischi del gioco d’azzardo. L’iniziativa, nata per sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni sulle

28 Aprile 2016

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Ha preso ufficialmente il via anche in Basilicata “Mettiamoci in gioco”, la campagna nazionale contro i rischi del gioco d’azzardo. L’iniziativa, nata per sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni sulle reali caratteristiche del gioco d’azzardo in Italia vuole catalizzare l’impegno dei tanti soggetti che, a livello locale e nazionale, si mobilitano per gli stessi fini.
A tenere a battesimo la partenza della campagna in regione, ieri 27 aprile a Potenza presso la sede di Legacoop Basilicata, il portavoce nazionale don Armando Zappolini, che ne ha illustrato l’articolazione e gli obiettivi.

“In Italia, in media, ogni cittadino dissipa quasi 1.600 euro all’anno nel gioco d’azzardo: il nostro Paese è il primo in Europa e il terzo al mondo”, ha sottolineato. “Occorre porre rimedio a una situazione così grave, che oltre ai giocatori patologici già vittime dirette coinvolge tutte e tre le fasce generazionali e le espone a un forte rischio di dipendenza”.
Mettiamoci in gioco, dal 2012, organizza continue iniziative di sensibilizzazione e azioni in tutta Italia e chiede, tra l’altro, di dare ai sindaci un reale potere di controllo sul fenomeno nel proprio territorio, di ridurre l’alta variabilità nella tassazione sui diversi giochi incrementando le entrate dello stato, di garantire le risorse necessarie al finanziamento delle azioni di prevenzione, assistenza, cura e ricerca del gioco patologico, di proibire la pubblicità che riguarda il gioco d’azzardo. “Un primo passo nella direzione giusta è stato fatto con la legge di Stabilità, che vieta dalle ore 7 alle 22 gli spot nelle tv e nelle radio generaliste – ha aggiunto don Armando – ma ancora tanto si può e si deve fare: occorre arrivare presto a una legge quadro per il settore, di cui già esiste una proposta approvata in Commissione affari sociali che però fatica a entrare in Parlamento”.

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