28 Marzo 2024 - 13:04

Awp-R e distanziometri. Kessler (Ex-ADM): “Il settore giochi necessita di un intervento governativo, servono regole uguali in tutta Italia”

“Oggi il settore dei giochi necessita di un intervento governativo, politico e probabilmente anche legislativo, perché ci sono sovrapposizioni o zone grigie che non sono state ancora risolte, quindi va

13 Novembre 2018

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“Oggi il settore dei giochi necessita di un intervento governativo, politico e probabilmente anche legislativo, perché ci sono sovrapposizioni o zone grigie che non sono state ancora risolte, quindi va riformato”.

Ad affermarlo è l’ex Direttore dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli, Giovanni Kessler, durante l’audizione che si è tenuta lo scorso 11 luglio in Commissione finanze della Camera sulle tematiche relative all’operatività dell’Agenzia. Sfogliando i documenti del Parlamento siamo incappati in questa audizione che oggi è possibile visionare in maniera integrale e che vogliamo riproporre ai nostri lettori, visto la centralità delle tematiche affrontate nell’incontro: AWP-R, distanziometri e illegalità.

Ricordiamo che l’audizione si è tenuta a distanza di poche settimane dalla decisione del Consiglio dei Ministri di sostituire Giovanni Kessler  con Benedetto Mineo.

 

Sulle Awp-R e su un eventuale decreto che sarebbe dovuto essere emanato, Kessler spiega: “Noi il decreto per il passaggio alle Awp-R l’avevamo proposto al Ministro due anni fa. Abbiamo mandato al Ministero delle idee e delle proposte, perché la legge prevedeva l’emanazione di un decreto del Ministro. Su questo processo è intervenuta la Conferenza unificata, cioè l’accordo tra Governo ed enti locali che avrebbe dovuto portare ad un riordino della materia e che prevedeva espressamente la sostituzione per rottamazione delle AWP rimanenti con le AWPR, quindi il tema è confluito nella Conferenza unificata che si è conclusa per motivi diversi il 7 settembre 2017”.

 

Rispondendo alla domanda relativa all’introduzione delle distanze dai luoghi sensibili attuata dagli enti locali, all’eventuale diminuzione dei giochi e di entrate e aumento dell’illegalità, l’ex direttore delle dogane e dei monopoli ha risposto: “Gli effetti di legislazioni regionali e ultimamente anche di regolamentazioni comunali che sono intervenute sulla distribuzione o sulla localizzazione delle sale gioco e delle sale Bingo non possono ancora essere statisticamente rilevati, perché si tratta di legislazioni del 2017. Parliamo del Piemonte e adesso anche dell’Emilia-Romagna, dove la normativa non è ancora entrata in vigore, per cui non posso avere dati sugli effetti.
Lei però me l’ha chiesto, quindi vi dico il mio pensiero che ho espresso anche in pubblico, dopodiché l’indirizzo politico lo decide il Governo e, se necessario, legislativamente, il Parlamento. Ci vuole ovviamente una politica sul gioco e ci vuole una scelta politica che devono fare Governo e Parlamento perché, come ho detto prima rispondendo parzialmente ad altro deputato, la situazione è complessa ed è anche un settore nuovo, giovane. La legislazione si è limitata, come spesso accade, a «inseguire» il fenomeno, e certamente è insoddisfacente. A questo si è aggiunto il fatto che lo Stato dà le concessioni e sono concessioni onerose per i concessionari delle sale Bingo o le AWP, che pagano centinaia di milioni all’Erario (non ai Monopoli).
In corso di concessione però la situazione viene cambiata, e in alcuni casi anche in maniera radicale, non dal concedente Stato, che per fare la concessione la deve mettere a bilancio (lo Stato ha un onere di bilancio e dunque deve avere le coperture, se mette a bilancio 800 milioni per una concessione non è una cosa da poco, ha conseguenze sulla contabilità), ma dalle regioni, che non hanno nessuna competenza sulla contabilità dello Stato e che dicono che non si possono più fare sale giochi a 500 metri da chiese, ospedali, cimiteri, luoghi di aggregazione giovanile, bar, parrocchie, campi da calcio, scuole e caserme, che, detto con altre parole, sarebbe «nella mia città tu non fai sale giochi».
È una cosa buona? È una cosa sbagliata? Non lo so, non spetta a me giudicare, però dico che le regole su dove e quanto si può giocare le fa lo Stato e devono essere uguali in tutta Italia e anche compatibili con il bilancio, perché altrimenti non è un modo di procedere coerente e porta a problemi legali gravi, perché chi ha avuto la concessione ti dice: «Io ti ho pagato 800 milioni, Stato, per quella concessione, quindi non mi cambi radicalmente le regole a livello locale!». E poi non è possibile che in Emilia si possa fare una cosa e in Lombardia no, o viceversa.
Siamo in questa situazione e purtroppo non funziona. Se vogliamo ridurre il gioco, è una scelta politica e si può benissimo fare, anzi noi siamo pronti, abbiamo proposte anche sul gioco illegale, ma deve essere lo Stato che lo fa e le regole devono essere chiare e uguali in tutta Italia, per rispetto sia dei giocatori, sia degli interessi dello Stato”.

 

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