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Astro a La Sentinella: “Bussolengo non è un esempio da seguire”

Applaudire alle restrizioni orarie decretate dal Comune di Bussolengo, solo perché non si applicherebbero (il condizionale è d’obbligo) alle sale VLT, è un’operazione che fuoriesce dai contorni della seria riflessione

15 Febbraio 2016

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Applaudire alle restrizioni orarie decretate dal Comune di Bussolengo, solo perché non si applicherebbero (il condizionale è d’obbligo) alle sale VLT, è un’operazione che fuoriesce dai contorni della seria riflessione “anti-abolizionista”, per materializzare un mero endorsement a favore dei luoghi dedicati al gioco.

Pur avendo sempre seguito con interesse il pregevole impegno dell’associazione, che sino ad ora si appalesava in termini di “civico interesse” (svincolato dai business), non si può non intervenire per rilevare l’erroneità totale dei presupposti sulla base dei quali la medesima ha ritenuto positiva l’iniziativa del Comune di Bussolengo.

Il primo luogo, distinguere il locale generalista (bar), dal locale dedicato esclusivamente al gioco (sala VLT), sulla base della possibile affluenza di utenza minorile all’interno del primo, significa non cogliere il senso dell’ordinanza del Comune in questione, mirata al contrasto della ludopatia, e non finalizzata alla prevenzione del gioco minorile.

E’ quindi inverosimile che un’azione di “contrasto” ai presunti effetti sanitari derivanti dall’uso di una slot legale di un tabaccaio, funzionante a un euro (con jackpot a 100 euro), possa definirsi coerente con l’obiettivo sanitario perseguito dal Sindaco, laddove spegne il congegno a moneta deviando l’utente verso una ipotetica prospiciente sala dedicata, (dove la VLT accetta puntate sino a 10 euro al colpo, promettendo jackpot sino a 500mila euro).

Se di tutela minorile, poi, si vuol parlare, lo si faccia coi dati:

Dalle ultime due ricerche Nomisma emerge chiaramente come “la slot terrestre” sia l’ultimo dei prodotti di gioco a cui i giovani (anche ultra-diciottenni) ambiscono, preferendo di gran altre forme di sfida alla sorte.
Dalle evidenze emergenti, a seguito dei controlli eseguiti dalle forze dell’ordine, bar e sale dedicate hanno la medesima (bassissima) incidenza di violazione del divieto sui minori, a testimonianza della sostanziale “equivalenza” delle due location nell’ottemperanza ai rispettivi obblighi (che per il bar è il divieto di gioco ai minori, mentre per la sala dedicata è il divieto di ingresso dei minori).

AS.TRO annovera molti iscritti dediti alla tenuta di sale dedicate, ed è in prima fila proprio nell’allestimento della formazione professionale dei preposti alle sale dedicate, per le quali auspica una costante evoluzione qualitativa del servizio, e una progressiva trasformazione della “percezione” territoriale verso un orientamento meno condizionato dagli stereotipi e dalla disinformazione.

Non per questo, tuttavia, si può accettare di esaltare un “asset” a discapito di un altro, e soprattutto di “alterare” il percorso logico di difesa del gioco lecito, che in quanto tale si applica a tutto il gioco autorizzato, e che si sostanzia in due semplici principi:

il gioco legale serve ad uno Stato “evoluto” per mettere in sicurezza una tipologia di offerta di servizio al pubblico, che non può essere rimessa ad operatori “clandestini” o “criminali” , e che dovrebbe potersi trasformare in un’occasione di finanziamento del “territorio” in cui si pratica (beni artistici – ambiente – istruzione).
il gioco legale può provocare conseguenze sanitarie tranquillamente gestibili dalla tecnologia, attraverso la modifica dei criteri di esercizio dei congegni, e di distribuzione delle altre offerte.

Lungi da AS.TRO, pertanto, l’idea di demonizzare le sale dedicate, a favore dei locali generalisti, ma solo fermezza di principi: le sale necessitano ancora di formazione ed evoluzione, in quanto ospitano prodotti “altamente” sensibili, ed è auspicio di tutti che possano presto essere poste nelle condizioni di presentarsi ai territori come locali tanto “friendly” , quanto “solari.

Applaudire all’ordinanza di Bussolengo è quindi “sbagliato” per il semplice fatto che in tal modo si mina il primissimo principio su cui si fonda il gioco lecito, ovvero il contrasto al gioco illegale e il mantenimento della possibilità – per l’utenza – “di spendere anche un solo euro” ad un prodotto di gioco legale, senza per questo “dover scegliere” di essere un gambler “da sala”.

L’invito che si rivolge alla Sentinella è quindi quello di “riabbracciare” il senso del pensiero anti-abolizionista, che per definizione non può privilegiare degli “asset”, ma deve prodigarsi per far comprendere, e quindi tutelare, “le mission” del gioco lecito.

 

PressGiochi

 

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