29 Marzo 2024 - 06:47

As.Tro. Quando sono i medici “a fare i conti”

“Partiamo dai dati di base, come se fossimo davanti ad un bambino delle elementari: se papà esce di casa con 10 euro, e torna a casa con 5 euro quanti euro, ha

27 Febbraio 2017

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“Partiamo dai dati di base, come se fossimo davanti ad un bambino delle elementari: se papà esce di casa con 10 euro, e torna a casa con 5 euro quanti euro, ha speso al gioco? Cinque risponde il bambino, 60 risponde il medico che vuole politicamente demonizzare sia la scelta di spesa, che il tempo dedicato a giocare, nonché scalare ideologicamente le classifiche di visibilità del fronte nazionale dei movimenti anti-gioco” scrive in una nota l’avvocato Isabella Rusciano del centro studi As.Tro.

“Quanto è ingenuo il bambino, a non capire che quello che papà ha speso non è la differenza tra quanto aveva nel portafoglio e quanto gli è restato, ma in realtà l’intero volume di gioco che i suoi 10 euro hanno alimentato,attivando un meccanismo di intrattenimento che “non potendo” allungare i tempi di gioco coi secondi, ma solo con denari (tassati) destinati al ri-gioco (combinazioni, biglietti vincenti, ecc. ) genera un “giocato” che non ha rilevanza patrimoniale per l’utente, ma solo erariale (visto che è su quello che si applica il prelievo).

E qual è il rapporto tra la spesa effettiva e il giocato ? 18,5 MRD la spesa, e 95 MRD il giocato.

La prova del nove di questa operazione si chiama “cassetto”, che devolviamo allo stesso contesto elementare con il quale si è iniziato: se nella slot sono entrati 100mila euro, per attivazione di partite, e ne sono usciti 70.000, quanti ce ne sono nel cassetto della slot ? e chi ha “preso” i 70.000 usciti, visto che nel cassetto non ci sono ?

Nel cassetto ci sono 30.000 euro, e i 70.000 usciti li avrà presi qualche giocatore (potremmo anche dire quanti giocatori in “media”, ma non è questa la sede per illustrare freddi algoritmi a chi crede nel fuoco sacro dell’ideologia).

Il bambino dell’epoca contemporanea, “a questo punto” si rivolge al medico e lo rimprovera di avergli propinato un “fake”, e lo invita a devolvere più energie alla cura dei pazienti, sperando che le dosi dei farmaci somministrati corrispondano a logiche matematiche meno aleatorie.

L’incipit della presente nota “non è serioso”, ma solo “serio”, e almeno risponde a verità, correttezza amministrativa-contabile – giuridica, senza alcuna pretesa di difendere la “moralità” del gioco di sorte con premio in denaro, attività che dalla notte dei tempi i saggi sconsigliano, e invitano a non praticare, dimostrandone la lontananza dalle virtù che servono nella vita, senza per questo sentire il bisogno di inventarsi teorie matematiche “fake”.

Al bambino noi diremmo di invitare il suo papà a giocare a pallone con lui, al parco, di mettere da parte 5 euro per i suoi studi, beneficiando del duplice godimento di stare vicino alla sua creatura e di tutelarne il futuro attraverso un virtuoso sacrificio dedicato agli studi superiori. Sarebbe compreso questo invito?

Dipende.

Il contesto in cui ragionamenti di questo tipo attecchiscono si chiamano “culturali”, e in detti contesti, la differenza tra una scelta di spesa per sfidare la sorte col miraggio di una vincita, e quella per il finanziamento degli studi si chiama “responsabilità” (categoria non etica ma civica, in virtù della quale anche importanti psichiatri invitano a improntare l’attività di recupero dei giocatori, ammonendoli sulle “responsabilità” che loro competono)”.

PressGiochi