28 Marzo 2024 - 20:10

Albano (Pd): “Sui giochi serve una normativa accurata che eviti l’infiltrazione delle mafie nel settore”

L’onorevole Donatella Albano, membro dell’intergruppo parlamentare contro il gioco d’azzardo, da tempo è in prima linea in questo ambito. I suoi interventi riguardano sia il problema della ludopatia, sia quello

02 Luglio 2015

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L’onorevole Donatella Albano, membro dell’intergruppo parlamentare contro il gioco d’azzardo, da tempo è in prima linea in questo ambito. I suoi interventi riguardano sia il problema della ludopatia, sia quello delle infiltrazioni criminali nel sistema.

 

“Il giudizio sull’intergruppo parlamentare e sul lavoro svolto è sicuramente positivo. L’intergruppo – ha dichiarato l’on. Albano a PressGiochi – nasce su iniziativa dell’On. Lorenzo Basso del PD, il deputato ligure che nel 2012, allora consigliere regionale, scrisse la Legge Regionale n.17 del 30 aprile 2012, la prima legge che prescriveva la distanza di 300 metri da luoghi considerati sensibili, come scuole, palestre, edifici di culto, ospedali etc., al fine di tutelare maggiormente le fasce più deboli. Una legge che poi fu adottata anche da molte altre Regioni italiane. L’adesione di più di 100 parlamentari, provenienti dalle diverse forze politiche, dimostra quanto il tema di una nuova ed equilibrata regolamentazione in materia di gioco d’azzardo sia ritenuto tra le priorità. Insieme al Governo, in particolare con il Ministero dell’Economia e delle Finanze, abbiamo lavorato per più di un anno alla Delega Giochi, avendo ben presente la necessità di dover coniugare da un lato la libertà d’impresa e la concorrenza del libero mercato, con la tutela sociale e sanitaria di chi rischia di cadere nella ludopatia, e il doveroso controllo dei flussi finanziari delle attività legate al gioco, in quanto è più che risaputo che le organizzazioni criminali trovano questo settore molto appetibile per le possibili attività di riciclaggio di denaro di provenienza illecita”.

 

Secondo Lei perché Renzi ha deciso in extremis di far saltare il provvedimento?

La Delega Giochi non è approdata in Consiglio dei Ministri perché non si è trovata una valida sintesi tra tutte le istanze. Continueremo a lavorare per chiedere alcune modifiche legislative, a nostro avviso molto importanti, tra cui l’introduzione della tracciabilità dei flussi finanziari anche delle vincite, non solo delle somme giocate, perché è proprio lì che potrebbe celarsi il riciclaggio di denaro di provenienza illecita. In questi giorni l’ANCI sta chiedendo ai Comuni italiani di sottoscrivere un appello affinché il Governo riconosca le istanze delle Amministrazioni locali, preoccupate del degrado sociale che una proliferazione dell’offerta di gioco potrebbe provocare, i cui costi ricadrebbero sulle spalle delle comunità. Serve molto lavoro e ascolto reciproco tra le parti, e quindi molto tempo, per arrivare a una mediazione soddisfacente ed equa tra chi si appella alla libertà di impresa e chi chiede tutele.

 

Più volte ha rilasciato dichiarazioni alla stampa riguardo la sua avversione ad alcuni punti dalla bozza del decreto delega sul gioco…

Come spiegavo prima, ritengo che sia necessario tracciare tutti i flussi finanziari, anche quelli riguardanti le vincite, e ritengo che sia possibile individuare una distanza minima per l’apertura dei nuovi punti gioco da quelli che sono stati considerati come luoghi sensibili, luoghi di culto, scuole, impianti sportivi, centri d’aggregazione. La definizione “luoghi sensibili” era completamente sparita dalla bozza della Delega Giochi. Eppure c’è una bella differenza tra il dire che nessun Comune può vietarne l’apertura anche tramite strumenti urbanistici e il dire che non è possibile avere dei punti gioco nelle immediate vicinanze di luoghi frequentati da minori o da persone che potrebbero cadere più facilmente di altre nella ludopatia.

 

Qual è il suo punto di vista sull’entità del fenomeno in Italia, sia per quanto riguarda la diffusione delle ludopatie sia rispetto alle infiltrazioni della criminalità organizzata?

Partiamo da alcuni dati economici: le entrate dalla raccolta giochi sono state rispettivamente di 61,4 mld di euro nel 2010, 79,9 mld nel 2011, 88,6 mld nel 2012, per poi raggiungere il dato piuttosto stabile di 84,7 nel 2013 e 84,4 nel 2014. Si può capire che il gioco d’azzardo costituisce uno dei primi settori economici in Italia, la quale è tra i primi Paesi al mondo per volume d’affari. Questo settore può quindi diventare molto appetibile per la criminalità organizzata anche ai fini del riciclaggio di denaro di provenienza illecita. Basta leggere le cronache, quante volte abbiamo notizia di infiltrazioni della criminalità organizzata nella gestione di sale giochi? E non si tratta di un problema che riguarda solo determinati territori, ma l’intero Paese. Per questo si deve arrivare a una normativa accurata, senza zone d’ombra, che eviti che le mafie possano mettere le mani su questo settore, altamente redditizio. Sul fronte del contrasto alla diffusione delle ludopatie, dopo il loro doveroso riconoscimento nei LEA, serve una capillare opera di informazione presso la popolazione, specialmente presso i più giovani, che possono essere attratti da messaggi errati come la facilità del vincere e il fare apparire il giocatore come un modello aspirazionale vincente, e in generale per evitare che si possa pensare di risolvere le proprie difficoltà economiche in modo rapido ricorrendo al gioco d’azzardo.

 

Simona Brambilla – PressGiochi